Locri (Reggio Calabria). Il Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, ha commentato stamattina la decisione del boss Antonino Lo Giudice di collaborare con la giustizia. “Siamo alle prime battute e ci vuole pazienza”, ha sottolineato il magistrato prima di entrare a Palazzo Nieddu del Rio, a Locri dove è in programma la cerimonia di commemorazione di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale assassinato proprio all’ingresso di quel palazzo il 16 ottobre del 2005, mentre si svolgevano le Primarie del centrosinistra. Lo Giudice ha avviato questa nuova fase della sua vita dando un immediato impulso ad alcune delle delicatissime inchieste che riguardano, a tutti i livelli, la ‘ndrangheta, ammettendo di essere stato il responsabile degli attentati compiuti ai danni della sede della Procura generale, il 3 gennaio scorso e della residenza privata del giudice Di Landro, la notte del 26 agosto. Il ruolo del boss, peraltro, si è già rivelato fondamentale per il ritrovamento degli undici kalashnikov sequestrati ieri in un’armeria ed ha ammesso le proprie responsabilità in relazione alla sistemazione del bazooka rinvenuto nei pressi del Cedir grazie ad una telefonata anonima in cui sono state pronunciate frasi minacciose all’indirizzo del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. Il giudice Di Landro ha spiegato che “Sul ruolo dei pentiti ci vuole pazienza, è ancora troppo presto per trarre conclusioni, ma bisogna sottolineare che le Procure di Reggio e Catanzaro stanno lavorando bene e quindi, tra un mesetto, si potranno tirare le prime somme”.
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