Brancaleone. Presentato il libro di Giuseppe Fava sulla figura dell’onorevole Fortugno

Brancaleone (Reggio Calabria). Il libro dello scrittore e giornalista di Brancaleone, Giuseppe Fava, “Riflessione sulla morte, sulla vita e sul pensiero dell’onorevole Franco Fortugno” è più che mai attuale in occasione del 5° anniversario della morte del politico brancaleonese. Come si ricorderà, Franco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, è stato barbaramente assassinato a Locri nell’androne di Palazzo Nieddu. Fortugno, pur vivendo a Locri dopo le nozze e per motivi di lavoro, era originario di Brancaleone dove ha trascorso la sua giovinezza. Qui ha lasciato tanti amici e la gente lo ricorda sempre con affetto nonostante siano passati cinque anni dalla sua tragica morte. “Franco”, come familiarmente era chiamato dalla gente di Brancaleone, era un uomo che si faceva benvolere da tutti per il suo carattere docile e affabile. Intelligente e preparato, ha fatto dell’umiltà la sua ragione di vita, dote questa che lo faceva risplendere di luce propria. Franco non ha mai tagliato il cordone ombelicale con il suo paese di origine. Anzi, quando era libero dagli impegni di lavoro vi ritornava spesso, perché sapeva di incontrare amici che gli volevano   bene. Tra loro, appunto, Giuseppe Fava l’autore del libro a lui dedicato che con questo lavoro ha inteso far rivivere i momenti salienti della vita e l’evoluzione del pensiero dello sfortunato amico. La prefazione del testo è stata curata dal professor Martino Michele Battaglia, cultore di filosofia teoretica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Messina. Scrive, a tal proposito, Martino Michele Battaglia: “Ciò che emerge, senza ombra di dubbio, dalla disamina attenta e oculata dell’autore di questo prezioso spaccato di vita del vice presidente della Regione Calabria, ha, a prima vista, molta attinenza con i valori di cui si è fatta promotrice la filosofia greca e Socrate in particolare, quei valori che ancora oggi fanno sì che nei momenti difficili della vita, ogni uomo ripieghi su se stesso per riflettere sul senso della propria esistenza. La formazione umana e la ricerca del bene si inquadrano, come indica Santo Lo Giudice nel volume Introduzione al lessico di Nietzsche, in un orizzonte ‘storiologico’ e non storiografico, poiché non è la storia ad essere considerata come maestra di vita, ma la vita ad essere maestra della storia, proprio come anche Fava vuol far intendere con il suo lavoro dedicato all’amico scomparso tragicamente”. Scrive, ancora, Battaglia: “Di fronte al bene collettivo non c’è spazio per la paura o per grettezza alcuna, sembra ammonire coraggiosamente Fava, perciò capire il senso della propria missione nella vita è di fondamentale importanza per comprendere che l’umiltà, l’amicizia, la solidarietà e l’amore verso i deboli e gli indifesi, hanno sempre caratterizzato l’azione umana e pubblica di chi, come Fortugno, ha cercato di traghettare verso lidi più felici le maglie di una politica complessa e statica, regolata da codici perversi e senza obiettivi concreti da realizzare nell’interesse di tutti i calabresi”. Concludendo la sua presentazione del volume, Battaglia ha osservato: “E’ stato ucciso il corpo di Franco Fortugno, non certamente l’anima che vive nel ricordo di quanti lo hanno amato e considerato il suo pensiero come espressione alta della politica calabrese”. Infine, registriamo il pensiero di Giuseppe Fava, autore del volume: “Franco- ha detto Fava – era un uomo di grande virtù. Credeva fermamente nei valori della famiglia, della Patria, dell’umanità, della solidarietà e della democrazia”.

Agostino Belcastro

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