“Artificiere” cosca Lo Giudice catturato al confine con la Slovenia

Reggio Calabria. Si chiama Antonio Cortese, di 48 anni, l’uomo ritenuto “artificiere” della cosca Lo Giudice arrestato questa mattina dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese, e dagli uomini del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. L’uomo è stato catturato a Trieste, in una zona al confine con la Slovenia. Antonio Cortese, esperto nel maneggio e nel confezionamento di esplosivi, è ritenuto appartenente alla cosca Lo Giudice. I dettagli della sua cattura saranno resi noti questo pomeriggio nel corso di una conferenza stampa indetta presso la sala “Nicola Calipari” della Questura. Solo oggi pomeriggio dunque si saprà se all’uomo venga in qualche modo contestato, come è ragionevole ipotizzare al momento, in ragione della sua maestria con gli esplosivi, un ruolo negli attentati dinamitardi ai danni della magistratura reggina, ossia la bomba costituita da una bombola di gas con innesto di tritolo fatta esplodere il 3 gennaio scorso davanti alla Procura Generale e l’ordigno artigianale confezionato con esplosivo ad alto potenziale fatto brillare la notte del 26 agosto davanti al portone di casa del procuratore generale Salvatore Di Landro. Di quegli attentati, come pure del lanciarazzi fatto ritrovare davanti al Cedir, si è assunto la paternità il boss Antonino Lo Giudice, arrestato il 6 ottobre scorso dalla Squadra Mobile, il quale ha deciso di collaborare con la Giustizia. Dopo avere fatto ritrovare 11 armi, che avrebbero rappresentato la “Santa Barbara” della cosca, custodite in un’armeria, è altamente probabile che sia stato proprio il boss pentito Lo Giudice ad avere indicato agli inquirenti il nome di chi, all’interno della cosca, fungeva da “artificiere”.

Fabio Papalia

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