Locri (Reggio Calabria). “Mario La Cava è uno scrittore che ha lasciato il segno nella letteratura nazionale, che ha sputo raccontare la gente di Calabria così come era, ed era uguale agli altri, certo con le sue complicazioni che il narratore ha saputo evidenziare nelle sue opere, difendendo le radici di un popolo”. Con queste parole Walter Pedullà, scrittore e critico letterario, ha concluso il suo intervento nella serata culturale dedicata a Mario La Cava che ritorna a vivere nel libro inedito “Corrispondenze dal Sud Italia”, dove il figlio Rocco ed il compianto professore Gaetano Briguglio hanno centellinato una raccolta di scritti giornalistici che ricoprono l’arco di tempo dal 1953 al 1956, nel vivo della questione meridionale.
Gli scritti e le opere di La Cava rappresentano, per Walter Pedullà, un punto fermo per la cultura letteraria contemporanea, per il carattere dell’autore nel rappresentare il mondo calabrese in tutta la sua particolarità che la forza narrativa dello scrittore ha saputo trasferire in un linguaggio chiaro nelle pagine di “frammenti” che superano la quotidianità per raggiungere l’alta vetta della narrativa italiana che, tra le oscillazioni del gusto, ha l’opportunità di ritornare a leggere e studiare l’avvocato bovalinese che ha scelto di rimanere nella sua terra, riuscendo a superare gli steccati del regionalismo.
In apertura il sindaco della città di Locri, Francesco Macrì, ha ricordato la grande figura di La Cava, quale esempio da seguire per ritrovare le radici vere della Locride e della Calabria, perché la memoria del passato, sublimemente narrata dal “maestro”, rappresenta la base per costruire il presente e guardare al futuro. Il professore Francesco Commisso, assessore alla cultura della città di Locri, dopo aver ricordato gli avvenimenti contemporanei della raccolta “Corrispondenze” ha sottolineato la necessità di comprendere gli scritti di La Cava e, soprattutto, di farli studiare nelle scuole.
La professoressa Cristina Briguglio ha riportato i momenti salienti della genesi del libro, curato dal padre fino agli ultimi momenti della sua operosa vita, rivolti proprio a far conoscere Mario La Cava attraverso i suoi scritti, soprattutto quelli inediti, che rappresentano un tesoro culturale della Calabria.
Antonella Cuzzocrea, moglie di Franco Arcidiaco, editore “Città del Sole”, e responsabile marketing della casa editrice reggina, ha rivelato il progetto di pubblicare quei libri, quali le opere di La Cava, che “Meglio restituiscono la memoria e le radici della nostra Terra”.
Nell’interessante intervento Bruno Chinè, già dirigente scolastico ed autore di numerosi scritti, ha ripercorso i momenti salienti del suo rapporto con La Cava, rivelandone l’indole di narratore che ha scelto per vocazione la sua strada, percorrendola con la saggezza di tramandare la cultura, nella semplicità ma con lunghi ed approfonditi studi e sperimentazioni che lo hanno fatto divenire un modello per molti suoi contemporanei, quali Leonardo Sciascia che ne prediligeva gli scritti.
E’ toccato al critico letterario Giuseppe Italiano tracciare l’animo del libro, di quelle corrispondenze che sono rappresentative di un’epoca, documentandola ed interpretandola. La Cava, secondo il critico, offre al lettore immagini letterarie che rappresentano devi veri e propri reportage ricchi di notizie, di personaggi, di caratteri che consegnano alla letteratura l’idea culturale della Calabria.
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