Petilia Policastro. Sequestro lampo sventato dai Carabinieri

Petilia Policastro (Crotone). Pestato da due malviventi e trascinato all’interno di una macchina, dove un terzo complice aspettava con il motore acceso. Dopodiché la fuga, l’allarme lanciato ai Carabinieri e la caccia all’uomo, conclusasi ad un posto di blocco dei Carabinieri all’altezza di Castelsilano (KR). Tutto si è svolto in pochi minuti, all’interno del «Bar Jolly» di S. Giovanni in Fiore. Saverio Anassagora, questo il nome della vittima, operaio edile, cinquantaquattrenne, di Castelsilano, noto alle forze dell’ordine, era insieme al genero, intento a prendere un caffè vicino alle macchinette dei videopoker, quando due soggetti, F.L. di 32 anni, e A.B. di 54 anni, fatta irruzione nel locale e giunti alle sue spalle, lo colpiscono, improvvisamente, con un diretto al volto accompagnato dalla frase “dammi il tempo di prendere un caffè e ti faccio vedere io se tocchi qualcosa”. Poi, preso effettivamente un caffè e dato il tempo al malcapitato di rialzarsi, lo fanno salire su un’automobile Audi A3 nera, dove alla guida vi è A.L., di 22 anni, di Santa Severina, anch’egli già noto alle forze dell’ordine.
Il peggio è stato scongiurato solo dalla presenza di spirito di alcuni testimoni che hanno chiamato immediatamente il 112: cosa che ha reso possibile ai Carabinieri di Caccuri e Petilia Policastro di attivare una rete di posti di blocco, nel corso dei quali, fortunatamente, una pattuglia ha avvistato l’auto, con i quattro a bordo, fermandola dopo un breve inseguimento ed all’interno della quale sono stai sequestrati pure due bastoni. I tre sono stati arrestati per lesioni e sequestro di persona.
Ma la vicenda ha anche un lato grottesco e cioè che la vittima – che non ha nemmeno sporto denuncia – prima picchiata e, poi fatta a salire in auto, ai Carabinieri che avevano appena bloccato l’auto dei malviventi ha dichiarato candidamente di non avere subito alcuna violenza e di essere andato “volontariamente” con quelli che definiva suoi amici. Però le riprese del circuito di videosorveglianza del Bar e le dichiarazioni testimoniali assunte smentiscono una vittima probabilmente impaurita. E meno male che i Carabinieri hanno fatto il loro lavoro, altrimenti – forse – non sarebbe stato questo l’epilogo della storia.
Ma quale sarebbe dovuto essere il movente di tale azione è ancora tutto da stabilire. Certo è che alla reazione del genero dell’Anassagora che aveva tentato una timida difesa del suocero, quello che aveva tirato il pugno facendo poi riferimento a cose che l’Anassagora – con precedenti per furto – non doveva toccare, lo ha redarguito minacciandolo che se non si fosse fatto “i fatti suoi” avrebbero preso anche lui. Le indagini della Compagnia di Petilia Policastro proseguono.

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