Raggiunta una certa età si comincia a stilare un bilancio della propria vita: narrando gli eventi più importanti. E Joseph Blumenthal ha tanto da raccontare. Dall’infanzia d’immigrato ebreo polacco a Parigi; trascorsa con il fratello e i genitori in un’unica stanza, senz’acqua e senza elettricità. Alla scuola dove il maestro – invalido della Grande Guerra – educava i suoi allievi all’amor di patria e ai valori fondanti della Repubblica. Dalla Guerra di Spagna, cui partecipò ad appena diciassette anni, alla Resistenza. Questo e altro contiene Addio al tempo delle ciliegie di Sylviane Roche edito da Giuntina www.giuntina.it (pp.144, € 14,00). Il libro comincia quando Joseph compie settantacinque anni e commenta “Non è che sia questo gran divertimento, ma così è la vita a quanto pare”. Al che la figlia Nina replica: “E’ sempre più divertente che non averli affatto”. Il suo racconto è frammentato, sono ricordi sparsi non un vero e proprio diario. Una lunga serie di impressioni che affiorano qua e là. C’è anche spazio per la vita privata. Dal matrimonio con Anna all’amore per Solange, moglie di un dirigente del Partito Comunista. Amore che gli costò l’ostracismo di tutti i compagni. Perché allora la vita privata era un concetto borghese. Il peso sconquassò la copia che non durò molto. Ma emerge anche il nonno gioioso che ama stare accanto ai nipotini. Blumentahl, nella propria vita, ha spesso dovuto ricominciare. La prima volta quando tornò in Francia sopravvissuto a Buchenwald. In seguito dopo la fine del matrimonio o delle altre storie d’amore. Ma si è sempre rimesso in cammino: senza esitazione. Come quando è colpito da un infarto. Intanto, gli anni passano: i divieti alimentari e le prescrizioni mediche aumentano perché: “la macchina si sta sfasciando da tutte le parti”. Ma lui non demorde e conclude: “Non bisogna mai perdere la speranza”.
Tonino Nocera