Reggio Calabria. Alle cosche non interessa se uno sport è di serie A o di serie B, se una disciplina sportiva come il pattinaggio sul ghiaccio sia considerata “minore”; basta che essa faccia guadagnare del denaro e allora si investe. E la cosca Borghetto-Zindato-Caridi, infatti, secondo i magistrati si sarebbero preoccupati di creare un impianto ad hoc per lo sport di Carolina Kostner. Non importa se siamo a Reggio Calabria, città non nota di certo per la temperatura polare e non importa neanche se occorre investire nella manutenzione dell’impianto e soprattutto nella diffusione di uno sport quasi “insolito” per questa città. Nell’aprile del 2008 fu realizzata nel rione di Ciccarello la struttura nota con il nome di “Palaghiaccio”. I pm della DDA sostengono che esso “pur non essendo formalmente riconducibile ai fratelli Francesco e Gaetano Andrea Zindato, sia stato dagli stessi progettato, realizzato e gestito, grazie alla compiacenza di accomodanti prestanome e all’ausilio degli esponenti dell’associazione”.
L’ausilio sarebbe stato dato, secondo gli inquirenti, da Giuseppe Modafferi, Eugenio Borghetto, Matteo Perla e Natale Iannì. C’era chi si preoccupava di reperire il denaro per investire nell’iniziativa, ossia 25mila euro, chi andava a comprare la moquette da posizionare all’interno della struttura, chi doveva distribuire i volanti in cui si informava la popolazione dell’inaugurazione della struttura e chi doveva trovare l’acqua da far “diventare” ghiaccio. Per questa trasformazione fisica, non occorre un grande sforzo. Basta solo creare un impianto elettrico abbastanza forte e allora la magia è fatta.
È stato accertato dagli investigatori che l’energia elettrica necessaria per il funzionamento della struttura era stata assicurata stipulando contratti di fornitura straordinaria di durata mensile, dalla società denominata “Pro Loco Sport Organization”, il cui legale rappresentante è Umberto Sconti, 84 anni, che ieri è stato posto al regime degli arresti domiciliari, e dal figlio Massimo Orazio che invece è finito dietro le sbarre. Gli accertamenti investigativi hanno portato a far ritenere ai pm che i fratelli Zindato nel febbraio 2008, immediatamente prima di realizzare il Palaghiaccio, avevano fatto costituire a Umberto Sconti, la società sportiva cui avevano fittiziamente intestato quella struttura sportiva con il fine – è scritto nelle carte dell’inchiesta – di eludere la normativa di riferimento in materia di misure di prevenzione patrimoniale, illecita attività avviata anche grazie al concorso di Massimo Orazio Sconti che aveva curato la stipula dei contratti di energia elettrica ed i successivi contatti con l’ente apposito all’erogazione di tale servizio. Ciò si evince in particolare da una conversazione intercettata nel maggio del 2008 nel corso della quale si era appreso di un inconveniente tecnico all’impianto elettrico che aveva causato lo scioglimento del ghiaccio, con in conseguente intervento sul posto dei tecnici dell’Enel.
In questa telefonata Francesco Zindato informava una donna dell’accaduto. Francesco Zindato: “Vedi che ci sono quelli dell’Enel là e sono fuori”; la donna risponde: ”eh sta scendendo Massimo…” . Risolto il problema del ghiaccio, resta da occuparsi delle procedure riguardanti la cerimonia di inaugurazione. Il possibile coinvolgimento dei fratelli Zindato nella gestione del palaghiaccio emerge anche dal fatto che il sei aprile del 2008, giorno della tanto attesa inaugurazione, la madre dei fratelli Zindato si premura di invitare un’amica alla cerimonia di inaugurazione. La donna, intercettata, disse all’amica: “c’è un macello, ha detto Francesco che.. sono usciti pazzi con questa pista, alle sei fanno l’inaugurazione, scusa se te lo dico all’ultimo minuto”, “Ora glielo dici se volete venire alle sei c’è il Sindaco che taglia il nastro…. “.
Una volta inaugurato, però, l’impianto va anche gestito e curato in ogni particolare. Nei giorni successivi all’inaugurazione Gaetano Andrea Zindato si preoccupava di affidare tra gli altri, a Natale Iannì, arrestato sempre eri, la gestione della distribuzione dei volantini pubblicitari in cui si comunicava l’avventa apertura del palaghiaccio. A questa conclusione i magistrati ci sono arrivati anche grazie ad una telefonata intercettata in cui Iannì dice a Gateano Andrea Zindato: “ma Andrea ascoltami, io me ne devo andare, seguimi a me, che vuoi questi volantini di pubblicità?.. Me li sono presi, me li sono presi dai, li lascio io questi volantini dai”.
Angela Panzera