Reggio Calabria. Un ponte galleggiante per lo Stretto. Lo studio è stato proposto nel corso dell’incontro svoltosi questa sera alla facoltà di ingegneria dall’architetto di origini israeliane Mor Temor, laureato al Politecnico di Milano e dottorando presso l’istituto israeliano di tecnologia; ricerca seguita da Michael Burt e Yehiel Rosenfeld. Una struttura avveniristica che poggia le proprie fondamenta sull’acqua, dotata di 6 edifici abitabili, autostrade a 6 corsie, rete ferroviaria ad alta velocità e un piccolo porto. Il progetto muove da uno studio fatto sulle strutture galleggianti del passato, del presente e del futuro. Il primo ponte galleggiante è stato costruito a Washington nel 1940, ma esempi di ponti che utilizzano l’acqua come fondamenta ce ne sono altri, come quello costruito in Norvegia nel 1992, in calcestruzzo armato, oppure il ponte galleggiante pedonale di Londra, lungo 90 metri. Il primo ponte galleggiante ad arco è stato costruito in Giappone, mentre a Istanbul, in Turchia, hanno proposto il progetto di ponte galleggiante più lungo del mondo. Altro presupposto da non sottovalutare è che le costruzioni in acqua che superano i 20 metri di profondità sono molto costose, in ogni caso tra i tanti punti di forza di queste strutture è da considerare che non essendo ancorate alla terra sono estranee ai terremoti. Mor Temor nella sua tesi ha analizzato anche i ponti abitabili, come Londra, Parigi, Firenze, e quello ancora in fase di progettazione di Amburgo.
Altro punto considerato dall’analisi dell’architetto è la collisione nave-ponte, per cui dal 1960 al 1991 nel mondo sono morte più di 100 persone. Per evitare il rischio collisione basta calcolare l’altezza e la larghezza delle navi più grandi, «rispettivamente di 55 metri di altezza e 350 di larghezza» come ha sottolineato il ricercatore. L’analisi di Mor Temor si è poi incentrata sulle caratteristiche dello Stretto, dove si conta una profondità di 80 metri, la roccia stabile si trova a 250 metri, il vento soffia a 144 km orari, e i terremoti toccano il settimo grado della scala Richter. Le proposte per un’idea di ponte che collegasse le due sponde risalgono al 1950, si pensi al ponte sospeso di David Shainman o la proposta di Sergio Musmeci del 1968.
L’architetto si è poi soffermato sulle caratteristiche del progetto proposto dalla società Stretto di Messina spa, aggiungendo che il ponte sarà costruito a 15 km dal centro di Messina e lontano anche dal centro di Reggio, ciò comporterà la realizzazione di 25,7 km di gallerie stradali e ferroviarie, indispensabili per collegare il ponte alla città.
A tal proposito Domenico Gattuso, docente dell’Università Mediterranea, ha sottolineato che «da Reggio per raggiungere il centro di Messina ci vorrebbero 45 o 50 minuti, e in più si dovrebbe pagare il pedaggio» motivo per cui si continuerà a raggiungere le due sponde con l’aliscafo, a patto di trovare una corsa Metromare, che ultimamente sta creando tantissimo malumore tra i pendolari.
L’impatto ambientale del ponte galleggiante abitato è inferiore rispetto a quello degli altri progetti proposti, in più sarebbe in grado di produrre energia tramite delle turbine affisse alla struttura, che non ha bisogno di essere collegata tra i punti più vicini delle due sponde, ma può essere realizzata vicino ai centri delle due città.
Per ciò che concerne i costi il progetto si autofinanzierebbe con le vendite delle unità abitative, a patto di trovare in questo caso qualcuno che voglia abitare su un ponte galleggiante. Il progetto è stato inviato al Ministero delle Infrastrutture il 15 novembre scorso e finora non ha ricevuto risposte. Forse il progetto è troppo avveniristico per l’Italia abituata sempre ad arrivare dopo. Il progetto sta “galleggiando” su qualche scrivania romana.
Maria Giordano