Lunedì sera su Rai Tre Saviano ha parlato di Unità nazionale. La riflessione è nata spontanea. Non è possibile che questa nazione sia unita solo in momenti di particolare divertimento, come la vittoria dei mondiali, o di particolare tragedia, come la morte dei nostri soldati in guerra. Non è pensabile una nazione accomunata solo, da Torino a Catania, da mal governo e corruzione. E’ probabile però che questa condizione sia diventata ormai un’abitudine per cui nessuno ci fa più caso o, peggio, tutti si limitano a lamentarsi per gli errori, l’incompetenza o il mal costume degli altri. Nessuno si sofferma a pensare che è da ognuno di noi che dipende tutto ciò. E’ ogni singolo individuo, ogni singolo cittadino che, a seconda del proprio ruolo e del proprio spazio, può, magari non cambiare, ma migliorare le cose. Ernest Renan definisce la nazione come l’anima e il principio spirituale di un popolo che gode di una ricca eredità di ricordi e del consenso attuale. Ne consegua che la nazione esiste finché trova posto nella mente e nel cuore delle persone che la compongono (vedi wikipedia alla voce nazione). Dovremmo allora fare uno sforzo collettivo per affermarci ancora una volta come popolo perché, al nord come al sud, ci si possa sentire parte di un’Italia unita nel nome dell’ingegno e della cultura che questa terra da secoli produce. Così forse ogni italiano potrà sperare che la sua nazione torni a splendere nel segno di un’unica bandiera a testimonianza del sangue versato per renderci, tutti insieme, Italia.
Angelica Bonoli