Pizzo Calabro (Vibo Valentia). Sette arresti e 43 denunce, tutti per i reati di truffa aggravata e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, con l’aggravante della continuazione del reato. L’operazione, denominata “In-Dipendenti Comunali”, è stata portata a termine dagli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia coordinati dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, dopo 2 mesi di intensissime indagini. Tutto è cominciato nello scorso mese di settembre quando i militari dell’Arma hanno notato come, dei 95 dipendenti del Comune di Pizzo, ben pochi erano presenti al loro posto durante la giornata. Infatti gli angusti uffici, che con un tale numero di dipendenti avrebbero dovuto essere, a dir poco, sovraffollati, erano sempre vuoti e le decine di cittadini che si recavano presso la casa comunale dovevano fare ore di fila per poter essere ascoltati da qualcuno dei pochi impiegati rimasti. Una situazione che ha incuriosito i militari dell’Arma che hanno deciso di vederci chiaro e di approfondire la vicenda, anche in considerazione del fatto che per circa 7 mila abitanti del Comune, quasi 100 dipendenti sembravano veramente un pò troppi, vista la mole di lavoro che avrebbe dovuto essere svolta giornalmente. Gli uomini della Benemerita hanno quindi piazzato in vari punti strategici intorno alla sede del Comune ed addirittura sopra la macchina marca-tempo in cui venivano fatti passare i badge di presenza dei dipendenti, una serie di telecamere per monitorare in tempo reale i movimenti della moltitudine di lavoratori pubblici che giornalmente avrebbero dovuto affollare i locali. Non ci sono voluti che una manciata di giorni ai Carabinieri per capire che la sensazione di abbandono degli uffici non era dovuta ad un puro caso, ma era la diretta conseguenza di una vera e propria migrazione di persone che, giornalmente, facevano di tutto fuorché presentarsi a lavoro, o meglio rimanervi. I Carabinieri, grazie anche ad una serie di mirati servizi di pedinamento, hanno infatti scoperto come dei 95 dipendenti ufficialmente in forza al Comune, ben 50, di fatto, si assentavano regolarmente dal posto di lavoro, alle volte anche per l’intera giornata. Si partiva già dal momento dell’apertura degli uffici quando, a turno, alcuni dipendenti provvedevano a smarcare elettronicamente l’ingresso proprio e di decine di loro colleghi che così potevano arrivare a lavoro in tutta calma o, addirittura, non presentarsi proprio. Durante la giornata poi le uscite non autorizzate, né tanto meno segnate, non si contavano e più che una casa comunale sembrava di trovarsi in una stazione ferroviaria, dove in ogni momento c’erano persone che entravano ed uscivano. I militari dell’Arma nel corso dell’attività hanno assistito ad un continuo vai e vieni di dipendenti dal Comune, persone che si allontanavano anche per ore per le più disparate destinazioni, dal parrucchiere al macellaio, dal supermercato fino ad arrivare addirittura ad impiegati che tornavano tranquillamente nelle rispettive abitazioni per l’intera giornata, ore di rientro pomeridiano comprese. Una situazione ai limiti dell’incredibile e che raggiungeva il proprio apice nei giorni del mercato settimanale quando erano i dipendenti che si potevano vedere nell’atto di fare la spesa per le strade erano superiori rispetto a quelli che rimanevano all’interno dei loro uffici. Il sistema era così consolidato che ormai non ci faceva più caso nessuno, tanto che gli impiegati comunali, come se fosse la cosa più normale del mondo, tranquillamente tornavano in ufficio portando con loro le borse della spesa. Infine, al momento della chiusura degli uffici comunali, si ripetevano le scene della mattina con pochi dipendenti che timbravano i badge per tutti o impiegati che tornavano, magari in tuta perché si trovavano in palestra, timbravano l’uscita e correvano a godersi un pò di “meritato” riposo. Dai video i Carabinieri hanno anche potuto notare come la pratica fosse tanto generalizzata ed il malcostume consolidato che molti dipendenti nemmeno portavano più con loro i badge, limitandosi a lasciarli nei pressi della macchinetta segnatempo dove, qualcuno di loro, a turno, avrebbe provveduto a vidimarli il giorno successivo. Magari, come spesse volte capitato, facendo la fila con gli altri impiegati che dovevano timbrare 3 o 4 badge oltre al proprio. Come se non bastasse, molti dipendenti, forse non contenti di quanto ricevevano in busta paga, arrivavano addirittura a segnarsi decine di ore al mese di straordinario. Ore che, neanche a dirlo, non erano mai state fatte ovvero erano state svolte per fronteggiare tutte quelle passate a fare compere nel corso della giornata. Gli uomini dell’Arma, con un lavoro meticoloso e discreto, per settimane, hanno seguito le decine di dipendenti annotando puntualmente ora dell’allontanamento illecito e luogo in cui si recavano e filmando, con discrezione, gli acquisti che questi infaticabili lavoratori giornalmente facevano per le strade di Pizzo. Un lavoro che è terminato questa mattina quando gli uomini della Benemerita sono passati all’azione ammanettando: Antonella Averta, originaria di Vibo Valentia e residente a Pizzo, 38 anni; Rosa Maria Galeano, di Pizzo, 59enne; Antonio Maglio, di Pizzo, 57 anni; Marcella Lo Schiavo, 41enne, di Pizzo; Bartolomeo Francesco Pascale, 62 anni, di Pizzo; Sebastiano Belsito, 30 anni, di Pizzo; Giuseppe Pizzonia, 55enne di Pizzo. Colti in flagranza mentre, invece di essere a lavoro, erano tranquillamente a passeggio o a fare la spesa per le strade della cittadina costiera e denunciando in stato di libertà altri 43 dipendenti comunali che, nei giorni scorsi, non avevano lesinato uscite non autorizzate e shopping sfrenato. Ora tutti dovranno rispondere delle accuse mosse loro davanti al Tribunale di Vibo Valentia in attesa che vengano adottati ulteriori provvedimenti anche dall’Amministrazione comunale e dalla magistratura contabile.
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