Reggio Calabria. Duecento milioni di euro: questo è il valore dei beni sottoposti a sequestro preventivo da parte del Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di Prevenzione, su richiesta del Questore reggino, Carmelo Casabona. I beni, secondo le indagini compiute dagli agenti della Divisione Anticrimine, diretta dal Primo dirigente Benedetto Sanna, sono riconducibili a 7 soggetti appartenenti presumibilmente alla cosca Commisso di Siderno. L’odierna operazione della Polizia di Stato ha visto impegnato, inoltre, il personale del Commissariato di Siderno diretto dal vice questore aggiunto Stefano Dodaro. I dettagli del maxi sequestro sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa, che si è tenuta presso la sala “Nicola Calipari” della Questura, alla quale hanno partecipato il Questore Carmelo Casabona, Renato Cortese, capo della Squadra Mobile, Benedetto Sanna, dirigente della Divisione Anticrimine, Luigi Silipo, vice dirigente dalla Squadra Mobile e il dirigente del Commissariato di Siderno, Stefano Dodaro.
«Questa di oggi è un’imponente operazione antimafia in quanto “sottrae” molti beni ad una delle ‘ndrine più importanti, e più pericolose, della provincia reggina». Così il Questore Casabona il quale ha sottolineato inoltre che «ad essere stato colpito maggiormente è Giuseppe Commisso, 63 anni, capo indiscusso dell’omonima consorteria criminale, egemone non solo a Siderno ma anche reggente del locale ‘ndranghetista australiano e canadese. Dopo il suo arresto, avvenuto nell’ambito dell’imponente operazione antimafia del luglio scorso, denominata “Il Crimine”, le nostre indagini sono continuate e abbiamo appurato che tutto questo patrimonio è frutto di ben 20 anni di illeciti compiuti sul territorio sidernese. Il suo è, infatti, un impero “attivo”, oltre che numerosi appartamenti e immobili vari, ci sono delle aziende che, dal punto di vista economico, sono proficue e quasi mai in perdita, nonostante l’era di crisi che caratterizza la situazione del nostro Paese. Con questa operazione gli abbiamo fatto, e parecchio, del “male”».
A prendere la parola subito dopo è stato il vice questore aggiunto Luigi Silipo che, pur essendo adesso il vice capo della Mobile, nel periodo delle indagini era dirigente proprio del Commissariato di Siderno e quindi conosce, in modo preciso e professionale, la situazione dell’area sidernese. «Queste investigazioni contano due profili importanti, rispetto al riscontro probatorio – ha dichiarato Silipo – da un lato c’è un’innumerevole serie di intercettazioni ambientali e telefoniche che ci ha fatto capire che questi beni sono riconducibili alla cosca Commisso e dall’altro lato abbiamo acquisito elementi, di carattere puramente tecnico-economico, che hanno evidenziato la grande sproporzione fra i redditi dichiarati dai soggetti interessati dall’odierno provvedimento e il loro reale possedimento di beni e stili di vita adottati. Ci sono infatti uomini che dichiaravano meno di 10mila euro, ma in realtà erano a capo di società finanziare economicamente “forti” e vivevano in case più che abbienti; c’era anche chi addirittura non dichiarava nulla. Entrambi gli aspetti “inchiodano” questi soggetti alla loro responsabilità. La strategia investigativa, posso dire con grande soddisfazione, è stata vincente. Questo è un passo storico per tutta l’Italia, e la nostra regione, ma ancora di più per Siderno perché questa terra, da oggi, respira; e respira anche la sua gente, quella onesta che ha tutto il diritto di vivere in un terra scevra di condizionamenti mafiosi».
«Solida, posso definirla così la nostra attività investigativa – ha concluso infine Benedetto Sanna – attraverso le tante intercettazioni abbiamo individuato la serie dei prestanome che operavano per conto dei Commisso. Dopo il duro colpo inflitto dall’operazione “Il Crimine” non abbiamo abbassato la guardia, anzi abbiamo aumentato l’attenzione nei confronti di questa cosca. Un grazie è doveroso a tutti coloro i quali hanno permesso di ottenere questo importante risultato».
Angela Panzera