Da qualche mese La Stampa ha digitalizzato e reso disponibile online tutto quanto pubblicato dal 1867, quando nacque come Gazzetta Piemontese, sino a oggi. Munito di pazienza certosina – di gran lunga inferiore a chi materialmente ha realizzato l’operazione – ho compiuto una ricerca cercando tracce di Reggio Calabria e della sua provincia. Scoprendo fatti interessanti, che senza la digitalizzazione sarebbero rimasti sepolti per sempre nei fascicoli polverosi, mentre adesso sono a portata di chiunque, e ovunque, abbia un computer. Nel gennaio del 1950 la Commissione di Montecitorio, incaricata di individuare i capoluoghi di regione, indicò Catanzaro per la Calabria. Immediata la protesta dei reggini con una manifestazione a Piazza Duomo. I sindaci dei comuni della provincia minacciarono di dimettersi: probabilmente rimase solo una minaccia. Messina solidarizzò con Reggio condividendo lo spirito della protesta. Tra l’altro, i componenti della commissione parlamentare avevano visitato la Calabria. La visita a Reggio si svolse con un sole splendente, mentre Beniamino Gigli era in tournè nella città della Fata Morgana. A Catanzaro i parlamentari trovarono una pioggia torrenziale. Un giornale reggino titolò: “Mentre Gigli canta a Reggio, a Catanzaro il vento di ieri e di sempre”. Era solo un anticipo di quello che sarebbe accaduto vent’anni dopo. Ma troviamo notizie leggere come la partecipazione del gruppo folk Gli Agatini di Cataforio al V Raduno Internazionale di Galliate, Novara, nel 1995.
Nel 1886 un gruppo di contadini del borgo di Mosorrofa, allora comune di Cataforio, mentre erano in montagna a lavorare furono colpiti da una violenta tormenta. Alcuni decisero di rifugiarsi in un capanno, altri tentarono di raggiungere Mosorrofa. Non tutti raggiunsero il paese, perché diversi furono dati per dispersi. Nel maggio del 1954 una terribile tragedia si verificò sulla spiaggia di Catona. Un ordigno bellico, una bomba d’aereo, esplose accanto ad alcuni bimbi della colonia della Croce Rossa: due morirono e tre rimasero gravemente feriti. Erano tutti della provincia: Gerace, Taurianova, Fiumara di Muro, San Pietro di Caridà. A San Pietro di Caridà nell’aprile del 1935 una ragazza di quindici anni che aveva perso la parola da sei mesi, la riacquistò improvvisamente e in maniera prodigiosa. Narrò in seguito che le era apparsa la Vergine della Montagna. Sempre a San Pietro di Caridà nel 1971 un gruppo di studenti di Dinami nottetempo murò la porta del Municipio. Nel maggio del 1958 la Calabria conquista uno straordinario primato: l’uomo più vecchio d’Italia, Marco Stelitano di 108 anni che vive a Roghudi. Non ha mai visto un treno e un’automobile ma ricorda il ferimento di Garibaldi in Aspromonte. Anche un suo coetaneo lo ricorda, Giovanni Romeo che vive a Santo Stefano in Aspromonte ma è più giovane: 105 anni. Sempre a Santo Stefano, nel 1949, Isa Miranda gira Patto col Diavolo assieme a Jacques Francois, regia di Luigi Chiarini, soggetto di Corrado Alvaro. Nel maggio del 1932 i Principi di Piemonte visitarono Santo Stefano in Aspromonte, in quell’occasione si recarono anche a Mulini di Calanna, Sant’Alessio in Aspromonte e Laganadi. E che dire del Barone Antonio Trombetti di Montebello Jonico morto nel settecento. In vita, il Barone Trombetti aveva creato un fondo ecclesiastico intitolato a Sant’Antonio Abate. Nel 1867 i benefici ecclesiastici furono aboliti e i beni trasferiti allo Stato. Gli eredi del barone intrapresero un’azione legale per rientrare in possesso dell’eredità. La vicenda si ingarbugliò perché l’elenco degli aspiranti eredi crebbe a dismisura. Infine, si giunse a individuarne ben settantadue che vivevano in varie regioni d’Italia. Ma il patrimonio era ormai passato al Demanio, pertanto il Ministero delle Finanze offrì a tutti gli eredi un miliardo e trecento milioni di lire, in cambio di una formale rinuncia a ogni azione legale e al versamento di una somma, pari al 5%, da devolvere in beneficenza. Pertanto, ciascun erede incassò la somma netta di diciassette milioni e duecentonovantamila lire che per il 1932 era notevole. Non poteva mancare infine lo sport con la classicissima del sud: il Giro della Provincia che nel 1987 si concluse a Gambarie d’Aspromonte a 1.330 metri di quota. Gli ultimi otto chilometri erano sotto la neve, forse per questo vinse lo svizzero Tony Rominger mentre al secondo posto si piazzò lo svedese Stefan Brykt.
Tonino Nocera