Reggio Calabria. Trent’anni di reclusione: questo è quanto ha chiesto il pubblico ministero, Mario Andrigo, durante la requisitoria, per Francesco Barbaro, 83 anni, Antonio Papalia, 56 anni, Giuseppe Barbaro 62 anni, tutti originari di Platì e tutti accusati, a vario titolo, dell’omicidio del Brigadiere dei Carabinieri Antonio Marino, avvenuto il 12 settembre del 1990 a Bovalino Superiore. Per Giuseppe Barbaro, 55 anni,originario di Platì, anch’egli indagato in questo processo, il pm Andrigo ha chiesto invece l’assoluzione.
Il processo si sta svolgendo innanzi al giudice dell’udienza preliminare Tommasina Cotroneo, con la formula del rito abbreviato. I tre Barbaro e Papalia sono stati chiamati in causa dal collaboratore di giustizia Antonino Cuzzola, originario di Reggio Calabria, che nel corso della sua collaborazione con il sostituto procuratore antimafia Mario Andrigo, ha accusato i quattro dell’omicidio sostenendo che il delitto è stato perpetrato a causa dell’attività lavorativa del Brigadiere Marino che, al momento del fatto, pur prestando servizio presso la stazione carabinieri di San Ferdinando, per più di 3 anni aveva comandato la stazione di Platì e quindi aveva svolto indagini relative alle organizzazioni criminali del piccolo centro aspromontano. Il carabiniere Marino fu ucciso con 10 colpi di pistola mentre era seduto nei pressi dell’ingresso del negozio di proprietà dei suoceri. Era una giornata di festa perché a Bovalino Superiore erano in corso i festeggiamenti del santo patrono. Marino fu brutalmente assassinato davanti agli occhi della moglie Rosetta Vittoria Dama, che allora era al terzo mese di gravidanza, e a quelli del figlio di due anni. All’interno di questo processo si stava discutendo anche di un’altra imputazione addebitata solo al collaboratore Antonino Cuzzola, che era accusato del reato di favoreggiamento per quanto riguarda l’omicidio di Carmelo Spanò, perpetrato a Bocale nell’agosto del 1987. Per il pm Andrigo, il collaboratore di giustizia Cuzzola non è più imputabile in quanto il reato è caduto in prescrizione.
Angela Panzera