“A Testa Alta” allo scontro con il PD: una raccolta di firme per annullare il commissariamento

Reggio Calabria. “Che fine ha fatto il PD?”. Che a chiederselo siano in tanti, fa parte della natura autolesionista di una certa (o gran) parte della sinistra italiana. Se però se lo chiede anche chi fino a poco tempo fa era la faccia e la voce del PD reggino e calabrese, allora significa che il partito democratico di Bersani sta messo molto peggio di quello che pensavamo. Del resto in Calabria, dopo il commissariamento e soprattutto dopo l’espulsione dal partito di Giuseppe Bova e Nicola Adamo, le cose si sono messe peggio che altrove. A certificare lo stato di agonia la manifestazione di domani, presentata questa mattina nella sede di “A Testa Alta per la Calabria”, la corrente che si rifà a Giuseppe Bova. Che qualcosa sia cambiato nel Pd, ad esempio, lo si capisce già dalla targa apposta accanto al portone d’ingresso della sede del movimento, in via Annunziata. La stessa che prima ospitava la targa della federazione provinciale del Pd, il cui simbolo oggi invece trova spazio solo in un piccolo angolo dello stemma di “A Testa Alta”.
L’ex segretario provinciale, Giuseppe Strangio, e il presidente dell’assemblea regionale Pino Caminiti, hanno annunciato la manifestazione di domani, che si terrà presso l’è Hotel. Un segnale mandato direttamente a Roma, direttamente al segretario nazionale Bersani, il quale non sarebbe stato eletto segretario, fa osservare Strangio, senza i voti del Pd calabrese, bypassando i vertici intermedi, e soprattutto il commissario.
In gioco, spiegano Strangio e Caminiti, c’è la verifica della tenuta democratica di questo partito. Dalla sua nascita, nel 2007, elemento costitutivo del Pd furono le primarie, come strumento di scelta non solo dei candidati, ma anche degli organismi interni. Scelta poi disattesa più volte, e tuttora in vista delle prossime elezioni politiche si profila una scelta calata dall’alto. E loro, che il partito lo hanno fondato e non vogliono andarsene, non senza almeno aver sbattuto la porta, ci provano a dare uno scossone, con la raccolta di firme, ma solo tra chi è in regola con il tesseramento. Una cosa ufficiale, insomma, per contarsi e far pesare la legge dei numeri nelle stanze romane. Due le richieste: annullare il commissariamento nelle cinque federazioni provinciali calabresi, e utilizzare lo strumento delle primarie per la compilazione delle prossime liste per Camera e Senato. E se Roma dovesse essere sorda all’appello? Ufficialmente ancora nessuno di loro vuole ipotizzare uno scenario di questo tipo. La sede c’è già, i simpatizzanti e il consenso elettorale pure, resterà da scegliere il nome e il simbolo, e anche per questo ce n’è già uno bello e pronto: “A testa alta per la Calabria”.

Fabio Papalia

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