Reggio Calabria. La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal colonnello Francesco Falbo, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti di Vincenzo Verterano, 46enne, nativo di Torino da famiglia di origine calabrese, per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro.
Il provvedimento è stato emesso a seguito di una lunga e complessa serie di accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, compendiati in una esaustiva proposta di misura di prevenzione, a firma del direttore della Dia, Generale dei Carabinieri Antonio Girone, nella quale è stato ricostruito in modo certosino il complesso dei beni mobili ed immobili e delle aziende riconducibile al Verterano.
In particolare sono stati sottoposti a sequestro: due aziende (di cui una società di capitali ed una ditta individuale) operanti nel settore “autodemolizione” con sede in Torino, 10 unità immobiliari, tra cui appartamenti, autorimesse e fabbricati a destinazione commerciale ed abitativo ubicati a Torino, Borgaro Torinese (TO), Villadeati (AL) e Marina di Gioiosa Jonica (RC) nonché rapporti bancari ed assicurativi, per un valore quantificabile complessivamente in 8 milioni di euro.
Il Verterano – che può vantare un curriculum criminale risalente ai primi anni ‘80, con precedenti per tentato omicidio, porto e detenzione di arma da fuoco e traffico di stupefacenti – è stato coinvolto nelle indagini sfociate nel 2003 nell’ambito dell’operazione “Murcia II”, messa a segno dal Ros Carabinieri di Brescia nei confronti di un ramificata e potente organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti nonché, da ultimo, è risultato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria nel giugno del 2005, nell’ambito dell’operazione “Nostromo”, condotta dal Ros Carabinieri di Reggio Calabria.
Nel corso dell’attività investigativa in argomento è emerso che il Verterano fungeva, dal settembre 2002, da referente, per il traffico di sostanze stupefacenti in Piemonte, della potente cosca Aquino, attiva nella fascia jonica calabrese, con a capo i fratelli Giuseppe e Salvatore Coluccio. E’ risultato, altresì, che abbia curato la latitanza di Salvatore Coluccio.
Per tali fatti delittuosi Vincenzo Verterano è stato condannato nel 2006 dal Gup presso il Tribunale di Reggio Calabria alla pena di 10 anni di reclusione per associazione mafiosa ed associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, oltre che per detenzione di armi con sentenza confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel gennaio 2010.
Per quanto riguarda la gestione delle due aziende sequestrate operanti nel settore dell’autodemolizione, gli accertamenti della Dia hanno evidenziato che Vincenzo Verterano si era in un primo tempo insinuato nella compagine sociale di un’altra società, gestita da terzi soggetti, approfittando della grave situazione debitoria in cui questa azienda versava, per poi obbligare i soci originari a cedere le loro quote a favore del proprio nucleo familiare. Infine lo stesso aveva provveduto a svuotare l’impresa in crisi (conducendola al fallimento) e a dirottarne il patrimonio aziendale in due nuove società intestate ai propri fratelli, ma di cui era l’effettivo “dominus”.
L’odierno provvedimento del Tribunale sottolinea come “l’impresa si manifesta quale strumento nelle mani del Verterano sia per l’esercizio del potere di intimidazione mafiosa, che per il perseguimento dei fini illeciti del sodalizio”.
Gli accertamenti patrimoniali, esperiti anche avvalendosi delle recenti innovazioni legislative in tema di misure di prevenzione, di carattere patrimoniale, hanno consentito altresì di acclarare una manifesta sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati dal Verterano e i numerosi beni immobili a lui riconducibili, in parte intestati fittiziamente ai propri familiari.
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