Rosarno (Reggio Calabria). Sulla questione dei migranti della Piana di Gioia Tauro dobbiamo ancora una volta registrare solo risposte inutili e miopi che palesano un colpevole vuoto della politica e delle istituzioni. Mentre agli inizi di dicembre non vi è ancora traccia di un piano di accoglienza che garantisca dignitose condizioni alloggiative ai lavoratori stagionali arrivati in zona nella speranza di un ingaggio, continua ad allungarsi, infatti, la conta dei cittadini stranieri espulsi ed arrestati dalle forze dell’ordine. La gestione della questione Rosarno si conferma, dunque, puramente emergenziale, affidata ad operazioni di “pulizia” utili solo a ricacciare i lavoratori migranti in un’invisibilità sempre più drammatica. Resta completamente disattesa, invece, la necessità di una strategia complessiva che ponga l’attenzione sui diritti di cittadinanza di questi lavoratori, centinaia di rifugiati e richiedenti asilo costretti a nascondersi in pericolanti e malsani casolari di campagna e impiegati nei campi in condizioni di sfruttamento che smentiscono, nei fatti, lo scenario di rispetto delle regole garantito, a parole, dalle organizzazioni datoriali. Nell’attività di monitoraggio condotta nella Piana di Gioia Tauro la Rete Radici ha preso in carico circa 160 di questi cittadini, relativamente alla posizione sul territorio e alla condizione lavorativa, nei confronti dei quali, oltre alle tutele immediate già attivate, abbiamo sollecitato doverose garanzie nel corso di un incontro con il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta: si tratta, infatti, di soggetti estremamente vulnerabili, richiedenti la protezione internazionale, tutelati da precise norme internazionali. Nella stessa circostanza abbiamo sottolineato l’esigenza ormai improrogabile di coinvolgere al tavolo tecnico istituito su Rosarno anche gli enti locali e le associazioni operanti sul territorio per attivare un percorso di accoglienza che coinvolga i Comuni e la Provincia. L’ordine del giorno approvato di recente dal Consiglio provinciale di Reggio Calabria, impegnando, tra le altre cose, il Presidente della Provincia a creare tavoli di confronto con i sindaci della Piana al fine di individuare il patrimonio abitativo dismesso e/o confiscato da destinare all’emergenza alloggiativa dei lavoratori stagionali, con il contributo delle associazioni datoriali agricole, indica la via giusta. Ora, però, si tratta di far seguire alle parole i fatti, soprattutto da parte degli amministratori locali del comprensorio. Si può e si deve far presto, colmando un inaccettabile vuoto di risposte e programmazione da parte della politica e delle istituzioni. Senza invocare o attendere finanziamenti milionari, infatti, esistono e sono immediatamente realizzabili esempi di buone pratiche alla portata anche dei poveri bilanci dei Comuni della Piana. Azioni semplici, rapide e a costo zero come quelle che a Drosi, nella frazione del Comune di Rizziconi, grazie alla mediazione della Caritas e della locale parrocchia, hanno permesso a decine di immigrati di prendere in affitto appartamenti nel piccolo centro. Su questi modelli di buone prassi è possibile mettersi immediatamente all’opera – Provincia, sindaci, organizzazioni datoriali e associazioni – per fornire risposte capaci di tutelare i diritti di cittadinanza dei lavoratori stagionali.
Rete Radici