I palmenti della Locride in evidenza al Salone dell’Arte del Restauro di Firenze

Brancaleone (Reggio Calabria). I palmenti della Locride, ancora una volta, sono stati evidenziati al Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze che si è svolto nei giorni scorsi  presso la Stazione Leopolda di Firenze la cui ideatrice e organizzatrice è Elena Amodei, figlia di genitori calabresi trapiantati al nord Italia. E’ stato un evento ad alto livello  sia dal punto di vista di pubblico che di critica dove hanno partecipato, oltre alle numerose realtà italiane che operano nel settore, moltissime delegazioni  straniere desiderose di studiare le tecnologie italiane. Nel corso della manifestazione si sono svolti numerosi convegni, seminari e gruppi di lavoro i cui partecipanti hanno condiviso esperienze e know-how(letteralmente “sapere come”) con l’obiettivo di collaborare al consolidamento di un sistema ancora vivo nel mondo che mira alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Sui palmenti della Locride ha relazionato Orlando Sculli, di Brancaleone, il quale ha messo in evidenza l’aspetto piu’ importante di essi, ossia la loro funzione di veicolo di ricchezza della Locride stessa che risale al periodo magno-greco e tardo antico. Infatti,questi,erano al centro di una produzione di vini raffinati, prevalentemente passiti, esportati in tutto il bacino del Mediterraneo. Secondo Sculli “la riprova di queste affermazioni scaturisce dal ritrovamento sulle coste del Mediterraneo di urne vinarie del territorio con cui veniva esportato il vino: le MGS locresi per il periodo magno-greco, le Dressel per il periodo romano ed infine le Keay LII per il tardo antico”. Sculli, noto esperto in materia, professore di materie letterarie in pensione da qualche anno con l’hobby della ricerca delle nostre tradizioni popolari è autore di alcuni testi che la dicono lunga sulla sua esperienza in materia. E’ autore dei volumi “I palmenti della Locride”, “I palmenti di Ferruzzano”, “I vitigni autoctoni della Locride”. Per quanto riguarda la storia delle tradizioni popolari ha pubblicato “I cunti di Ferruzzano”, “Fiabe della Locride”,”Antichi giochi, giocattoli e strumenti musicali della Locride” Ma il suo impegno  nello scavo delle nostre radici non si esaurisce qui. In un estenuante lavoro di ricerca, dopo anni di intenso lavoro, ha pubblicato il volume “Fonti Latine sulla Calabria”, un’esplorazione storica dove vengono evidenziate “ le vicende dell’intera regione durante l’amministrazione romana, un periodo di grande forza, ma anche di relativa decadenza rispetto al momento magico, rappresentato dalla civiltà magno-greca”. Infine, per i palmenti dell’Isola di Giglio ha relazionato l’ing. Cesare Scarfò che ha proposto la costituzione di un campo di conservazione di vitigni gigliesi e della Locride nell’isola stessa, con il patrocinio della provincia di Grosseto. Per i palmenti di Pietragalla in Lucania ha relazionato Giuseppe D’Angelo, mentre per quelli della Toscana in generale, assieme a due tecnici della conservazione, ha evidenziato le problematiche connesse la dottoressa Nadia Panicucci della Sovrintendenza dei Beni Archeologici della Toscana. Al rientro in sede, Sculli, visibilmente soddisfatto ha detto:”E’ stata un’esperienza proficua e meravigliosa sotto tutti i punti di vista in quanto i palmenti della locride sono stati al centro dell’attenzione dei numerosi esperti i quali mi hanno posto una serie di domande tutte molto significative. Il mio rammarico – osserva Sculli – è quello che in questa nostra terra di Calabria le istituzioni sono assenti completamente verso tali problematiche e non si intravedono all’orizzonte spiragli di luce per cambiare la rotta”.

Agostino Belcastro

Exit mobile version