Dal rapporto Legambiente sul “combustibile killer” il no alla centrale a carbone a Saline

Reggio Calabria. «Nessuno di noi, all’inizio degli anni ’90, quando la storia della centrale a carbone di Gioia Tauro, miseramente, andò a scontrarsi con un’inchiesta della magistratura che fece emergere l’intreccio politico-mafioso per cui la centrale era stata costruita, avrebbe potuto pensare che, a distanza di vent’anni, dovessimo fare ancora una lotta per dire “no” al carbone. E’ una cosa che crea amarezza». Esordisce così, Nuccio Barillà, del direttivo nazionale di Legambiente, alla conferenza nazionale del nuovo Rapporto sul “combustibile killer del pianeta Terra”, tenutasi questa mattina nella sala del Palazzo della Provincia di Reggio Calabria.
Nel sabato freddo reggino dell’11 Dicembre, data che coincide con l’anniversario della scomparsa di Italo Falcomatà, Barillà ricorda anche il memorabile sindaco, “straordinaria persona, intellettuale e politico a cui noi tutti siamo legati e che aveva intravisto anche in un ambientalismo positivo una via di sviluppo per la città di Reggio Calabria”.
Presenti alla conferenza, tra gli altri, i sindaci di Bagaladi, San Lorenzo e Montebello Jonico, insieme ai vari comitati. Tutti per affermare, ribadire e rafforzare, attraverso le proprie conoscenze e testimonianze, il “No alla centrale a carbone”. Dure sono state le parole dell’esponente nazionale di Legambiente, il quale ha parlato dell’ombra di una lobby potentissima dietro “l’affare carbone”, e dell’esistenza di “interessi che si sono cementati attorno ad esso”.
Non sono da meno, forti e decise, le parole di Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, il quale spiega come l’Italia si stia drasticamente allontanando dagli accordi del protocollo di Kyoto del 1997 che, tra le altre cose, prevede la riduzione del 20% dei consumi energetici entro il 2020. Una politica nazionale, quella dell’Italia, che rischia di gravare sulle tasche dei cittadini, oltre che sulla salute del pianeta. Altri progetti simili, difatti, sono stati approvati a Vado Ligure, Civitavecchia e, rimanendo nel suolo calabrese, anche a Rossano Calabro. Dichiara “intollerabile” e “imbarazzante” il gioco della mistificazione della verità che porta alla disinformazione, al racconto di un “paese delle meraviglie”. Si riferisce alla S.E.I. spa, società che ha presentato il progetto per la centrale a carbone di Saline.
«Sulla home page del sito della S.E.I si legge che “la centrale deve essere costruita per far fronte al crescente fabbisogno energetico del Paese, per garantire una possibilità di rinascita economica, per avviare un grande progetto di sviluppo stabile di lavoro, per investire sulle nuove generazioni”. Messo così è un progetto assolutamente invidiabile. Come dire di no? Ma tutto ciò non corrisponde alla verità. E’ propaganda, come la pubblicità sui manifesti che voleva dimostrare che l’anidride carbonica è una sostanza non tossica, ma fondamentale per la vita del pianeta. Raccontare così le emissioni di CO2 è imbarazzante».
Un altro prezioso e importante contributo è stato offerto dall’esperto Massimo Scalia, docente dell’Università “La Sapienza” di Roma, padre dell’ambientalismo scientifico italiano e fondatore dell’allora “Lega per l’ambiente”. Scalia, nel suo lungo intervento, ha snocciolato numeri e statistiche tese a “sbugiardare” alcune affermazioni non del tutto affidabili sulla produzione energetica in Italia ed, oltre ad apportare alla discussione le sue conoscenze scientifiche, ha lancia un invito affinché si “recuperi” l’educazione e la conoscenza al tema ambientale nelle scuole, oggi più che mai “importante”, se non fondamentale. Gli altri due interventi hanno visto protagonisti il segretario provinciale della UIL, Pino Zito, e la segretaria provinciale di CGIL, Mimma Pacifici. Quest’ultima ha espresso la necessità di contrapporre alle “scelleratezze” anche il solo “faro del buon senso”, capace di illuminare il buio delle scelte sbagliate e immorali. Ha affermato, inoltre, che per “la CGIL la questione ambientale è una questione sociale prioritaria” da cui non si può prescindere. Ha voluto ribadire il suo “no” anche uno dei sindaci di uno dei paesi dell’area grecanica, considerando non solo il danno ambientale, ma anche la preoccupazione reale degli imprenditori turistici. Il sindaco in questione, nonostante la contrarietà al progetto, ha “riconosciuto” comunque una certa volontà della S.E.I. nel voler investire su un territorio in cui nessuno voleva più investire. Ergo, ha invitato tutti a cercare di costruire un’alternativa seria e concreta alla centrale a carbone di Saline.
Il “No” alla centrale a carbone rappresenta un’occasione per rilanciare concretamente un progetto di sviluppo nazionale nel rispetto della salute dell’uomo e del pianeta.

Walter Alberio

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