Lercara (Palermo). Riaperte le indagini dei Carabinieri per risalire agli eventuali esecutori materiali degli omicidi di Salvatore Levatino, pastore di Vicari, ucciso a colpi d’arma da fuoco nel maggio del 2002 all’interno del fondo di proprietà della famiglia, sito in Contrada Rotticelo, e del macellaio di Lercara Friddi, Rosolino Pecoraro, rinvenuto carbonizzato all’interno della propria Fiat Uno data alle fiamme nelle campagne di Contrada Pettineo nell’oramai lontano 14 giugno del 1996.
Due cruenti delitti sui quali le nuove indagini dei Carabinieri tentano di fare luce esaminando, in primo luogo, eventuali “piste” trascurate e testimoni ignorati.
Se per il decesso di Salvatore Levatino, nel 2002, le indagini si trovarono subito a un punto morto e per queste si parlò, praticamente da subito di suicidio, diversa è la situazione per il povero Rosolino Pecoraro.
All’epoca dei fatti, Girolamo Lo Cascio, uomo della famiglia mafiosa di Lercara Friddi, rivelò agli inquirenti di aver incaricato due “picciotti” di eliminare il Pecoraro perché ritenuto autore, o comunque responsabile, della morte dei propri figli Leonardo e Vincenzo, anch’essi appartenenti a “Cosa Nostra”. Tale convinzione nacque nella mente del Lo Cascio qualche anno dopo l’uccisione dei figli Vincenzo e Leonardo, e fu determinata dal comportamento del Rosolino Pecoraro che, dopo i fatti di sangue e nonostante intercorresse tra loro un antico rapporto di amicizia, aveva tolto il saluto al reggente della famiglia mafiosa di Lercara Friddi non recandosi nemmeno alla camera ardente per le consuete condoglianze.
Il vecchio Girolamo Lo Cascio non rivelò mai i nomi degli assassini di Rosolino Pecoraro, lasciando un vuoto che non ha mai pienamente convinto gli inquirenti. Oggi, sulla base delle nuove prove raccolte, rafforzate dalle ultime dichiarazioni rese agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Giuffrè, la Procura della Repubblica di Termini Imerese ha deciso di riaprire le indagini in una direzione differente da quella imboccata al tempo, con la speranza che i nuovi elementi raccolti siano decisivi e portino a conclusioni differenti da quelle raggiunte all’epoca dei fatti.