Le indagini “Recupero” e “Bene Comune” nelle parole degli investigatori

Reggio Calabria. “Recupero” e “Bene Comune”. Due imponenti operazioni targate rispettivamente Carabinieri e Polizia con un unico obiettivo: la ‘ndrina Commisso. Per anni gli investigatori, coordinati dai vertici della Procura della Repubblica reggina, hanno indagato su una delle cosche più potenti non solo di Siderno, ma addirittura di Calabria, Italia, Canada e Australia. I dettagli del duro colpo ai Commisso, sono stati illustrati in conferenza stampa, che si è tenuta presso il Cedir, sede degli uffici giudiziari, dal Procuratore Capo Giuseppe Pignatone, dal Procuratore aggiunto Nicola Gratteri, dal Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il colonnello Pasquale Angelosanto, e dal Capo della Squadra Mobile della Questura reggina, Renato Cortese.
Presenti all’incontro con i giornalisti anche il tenente colonnello Valerio Giardina, il tenente colonnello Carlo Pieroni, rispettivamente il comandante del Gruppo Locri e il comandante del Reparto operativo del comando provinciale dei Carabinieri, Luigi Silipo e Stefano Dodaro, vice dirigente della Squadra mobile e dirigente del Commissariato di Siderno. “L’operazione di oggi – ha detto Pignatone – ha messo in luce l’unitarietà della ‘ndrangheta e le sue ramificazioni in Canada ed Australia. I Commisso e la galassia di ‘famiglie” a loro collegate, inoltre, avevano stretti rapporti strategici con gli Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, altra ‘famiglia’ molto nota negli ambienti criminali”.
Per il procuratore aggiunto, Nicola Gratteri, che ha fornito tra l’altro un excursus storico dell’ascesa al potere dei Commisso, le indagini che hanno portato al successo odierno “hanno consegnato uno spaccato della criminalità sidernese, la cui caratura criminale è molto elevata sia nei grandi traffici di sostanze stupefacenti internazionali, sia per le capacità di infiltrare e condizionare le istituzioni locali. Le indagini, inoltre – ha detto Gratteri – hanno confermato le dinamiche per il controllo mafioso di Siderno, i contrasti tra i Commisso ed i ‘secessionisti’, tra i quali i fratelli Salvatore e Agostino Salerno, assassinati perché schieratisi con i Costa nella faida che i Commisso avevano ingaggiato con quel gruppo criminale emergente. I Commisso in questa guerra – ci ha detto un pentito molti anni fa – erano come gli elefanti che lottavano contro delle mosche”. Una similitudine che fa capire facilmente la caratura criminale dei soggetti coinvolti. Successivamente è stata analizzata la figura di Alessandro Figliomeni, ex sindaco di Siderno, colpito da un decreto di fermo. L’ex primo cittadino sidernese è stato fermato “perché dalle intercettazioni telefoniche era emerso il pericolo di una sua fuga all’estero – ha dichiarato Pignatone – a lui era stata attribuita la ‘Santa’, uno dei gradi di massimo livello della ‘ndrangheta”. Un grado, ha aggiunto, “riservato a pochissimi elementi di elevato rango criminale autorizzati, secondo i riti, ad intrattenere rapporti con entità esterne all’organizzazione”. Pignatone, inoltre, ha detto che “i rapporti tra Giuseppe Commisso e Figliomeni erano deteriorati per questioni di rancore personale, tanto che Commisso aveva negato all’ex sindaco di Siderno il proprio appoggio personale ai fini elettorali”.

a.p.

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