Cinque arresti della Squadra Mobile per la cosca Lo Giudice

Reggio Calabria. Nelle prime ore di oggi la Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip preso il Tribunale di Reggio Calabria, Carlo Sabatini, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, a carico di 5 persone:

  1. Luciano Lo Giudice, 36 anni, nato a Reggio Calabria, attualmente detenuto presso la Casa circondariale Rebibbia, ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 12 quinquies L. 356/92 (Trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori), art. 7 L. 203/91 e detenzione illegale di armi con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed in particolare la cosca Lo Giudice;
  2. Paolo Gatto, 42 anni, nato a Reggio Calabria e residente in via XXV Luglio, cognato di Luciano Lo Giudice, ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 12 quinquies L. 356/92 (Trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori), art. 7 L. 203/91;
  3. Consolato Romolo, 52 anni, nato a Reggio Calabria, residente in via Vecchia Pentimele, ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 416 bis (associazione per delinquere di stampo mafioso);
  4. Antonio Giordano, 74 anni, nato a Reggio Calabria, residente in via Polistena, suocero di Luciano Lo Giudice, ritenuto responsabile di detenzione illegale di armi con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed in particolare la cosca Lo Giudice;
  5. Florinda Giordano 34 anni, nata a Reggio Calabria, residente in via Missori, moglie di Luciano Lo Giudice, ritenuta responsabile del reato di cui all’art. 12 quinquies L. 356/92 (Trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori), art. 7 L 203/91.

Luciano Lo Giudice

L’esecuzione della misura custodiale scaturisce dall’attività d’indagine avviata dalla 5ª sezione reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione della Squadra Mobile, diretta dal vice questore aggiunto Franco Oliveri con il coordinamento del primo dirigente Renato Cortese, nei confronti della cosca Lo Giudice, con l’utilizzo di presidi tecnologici, intercettazioni ambientali e telefoniche, puntualmente riscontrate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha richiesto al Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria l’applicazione del provvedimento coercitivo nei confronti dei cinque indagati.
L’attività investigativa ha permesso di accertare la fittizia intestazione di alcuni immobili da parte di Luciano Lo Giudice, ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 12 quinquies L. 356/92, art. 7 L. 203/91, in quanto con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, e al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, aveva attribuito fittiziamente a Paolo Gatto la proprietà di una villa sita in località Pellaro di Reggio Calabria, e a Florinda Giordano quella di un immobile sito a Reggio Calabria in via Polistena n. 22.
Si è altresì riscontrato che Consolato Romolo, responsabile di aver preso parte con Antonino Lo Giudice (51 anni), Luciano Lo Giudice (36 anni), Antonio Cortese (48 anni), Consolato Villani (34 anni) ed altri, all’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale ed estero, costituita da decine di locali, articolati in tre mandamenti e con organo di vertice denominato Provincia, ed in particolare nell’ambito della cosca Lo Giudice, anche nella sua qualità di titolare dell’armeria “Top Gun” aveva compiti di custodia e manutenzione delle armi appartenenti alla consorteria mafiosa, mettendo a disposizione, in maniera continuativa, ad elementi di vertice del sodalizio criminale, la sede della propria attività commerciale come luogo dove custodire le armi della consorteria.
In data 15/10/2010 le armi cui si fa riferimento sono state sequestrate, in riscontro alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice. In data 22/10/2010 nel corso dell’ulteriore accesso da parte della Postato presso l’armeria, sono state sequestrate altre armi, nel numero di quindici.
Grazie al meccanismo evidenziato, avvalendosi dell’interposizione fittizia e di altri luoghi, usati come “schermo”, Luciano Lo Giudice otteneva la disponibilità di un autentico arsenale di armi, non a lui destinate come singolo, ma quale espressione della compagine mafiosa che alla sua famiglia fa riferimento.
Antonio Cortese, al centro del meccanismo di acquisizione e gestione delle armi della cosca Lo Giudice, è stato tratto in arresto in data 19/10/2010 al valico di Fernetti Trieste dalla 5ª sezione della Squadra Mobile, in esecuzione di provvedimento di fermo che lo indicava come sodale della consorteria mafiosa.
In esecuzione del medesimo provvedimento sono stati sottoposti a sequestro la villa ubicata in contrada Loggia Pellaro e l’immobile sito in via Polistena, 22.
È stato altresì sottoposto a sequestro, in esecuzione a provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria Sezione misure di prevenzione, un girocollo con diamanti del valore commerciale di 145 mila euro, di proprietà di Luciano Lo Giudice, rinvenuto nella disponibilità di Paolo Gatto.

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