Filandari (Vibo Valentia). E’ la testimonianza fornita da Ioan Sorin Gherman, il bracciante agricolo di nazionalità rumena che lavorava per la famiglia Fontana la prova di maggior spessore di cui dispongono gli inquirenti che stanno completando il puzzle relativo all’eccidio consumatosi lunedì pomeriggio in una masseria nella frazione Scaliti a Filandari. Una strage in cui sono stati uccisi Domenico Fontana ed i suoi quattro figli e per la quale sono state sottoposte a provvedimento di fermo quattro persone, Ercole, Francesco e Pietro Vangeli oltre a Gianni Mazzitello. Sulla scorta di quanto si legge nell’atto firmato dal titolare dell’inchiesta, sostituto procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, al collaboratore della famiglia Fontana “si deve riconoscere piena attendibilità sotto il profilo soggettivo in quanto persona non legata da particolari vincoli con alcuna delle persone in conflitto e del tutto estranea alle ragioni del medesimo”. Nello stesso provvedimento di fermo si sottolinea poi che Gherman è stato considerato pienamente credibile in virtù “dell’ intrinseca coerenza del suo racconto, particolarmente analitico e dettagliato”. Il quadro indiziario è poi integrato dalla confessione resa dallo stesso Ercole Vangeli, il quale ”pur cercando di occultare le responsabilità degli altri compartecipi, ha ammesso pienamente le sue responsabilità, riferendo sia dei contrasti sempre più intensi avuti con il gruppo dei Fontana, sia della dinamica dell’episodio”. L’udienza di convalida del fermo è in programma nella giornata di domani.
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