Quattro no, sei si. In sintesi sembrerebbe questo il punto d’incontro possibile in ottica 2013, stagione nella quale la FIA ha imposto il cambiamento epocale per la massima Formula. Se a Parigi hanno previsto l’abbandono degli attuali V8 da 2400cc, in favore di più eco-sostenibili quattro cilindri turbo da 1.6 litri, a Maranello non sono sembrati del tutto d’accordo, per usare un eufemismo. E Montezemolo non è il solo ad aver avversato la scelta della Federazione. Dopo le chiare dichiarazioni di poche settimane fa, dove il presidente della Ferrari senza mezzi termini spiegava come “la Ferrari non farà mai vetture stradali con motori quattro cilindri. Quello che la FIA vuol fare è ridurre i costi, ma tutto quello che ottiene è un incremento, se le regole cambiano ogni cinque minuti. Questa è la Formula 1, che dovrebbe essere la punta di diamante dello sviluppo tecnologico”. E’ di oggi la notizia che un compromesso potrebbe trovarsi intorno a propulsori con architettura sei cilindri a V. Tra gli alleati della Ferrari potrebbe esserci la Mercedes, anch’essa contraria all’introduzione di motori quattro cilindri. Tra le ragioni reali di questo ostracismo verso la scelta della FIA, più che ragioni di ordine tecnologico – si pensi allo sviluppo e ricerca che impegnerebbe i motoristi nello sviluppo di nuove architetture dalle quali spremere 700 cv – sembrerebbero esserci soprattutto motivi commerciali. Il ritorno d’immagine della Formula 1 è enorme, un’eventuale adozione di propulsori 4 cilindri, vedrebbe penalizzati quei costruttori che non hanno tra i loro prodotti motori in grado di evocare nel cliente il diretto travaso tecnologico tra F1 e serie. Per motoristi che si oppongono alle nuove scelte della Federazione, si sono già registrate voci positive da parte di Honda e Audi-Volkswagen, interessati allo stravolgimento tecnologico e che beneficerebbero più di ogni altro del ritorno d’immagine che un travaso tecnologico tra F1 e produzione di serie darebbe.
Fabiano Polimeni