Il Procuratore generale Di Landro: “Di fronte agli attentati parte della borghesia reggina ha continuato a giocare a burraco”

Reggio Calabria. Era l’alba del 3 gennaio dello scorso anno quando fu inaugurata la stagione delle pesanti intimidazioni ai danni della magistratura reggina da parte dei clan della ‘ndrangheta. Un ordigno esplose davanti all’ingresso della Procura generale distruggendone il portone. A 365 giorni di distanza, sono state programmate diverse manifestazioni con l’obiettivo di tenere desta l’attenzione sulla lotta alle cosche che in questi 12 mesi non ha avuto tregua, grazie all’impegno profuso dall’intero apparato giudiziario-investigativo. In mattinata si svolgerà un incontro focalizzato sul protocollo d’intesa siglato tra la stessa Procura generale di Reggio Calabria e l’Azienda Calabria Lavoro, avente ad oggetto i temi della legalità e della sicurezza. All’appuntamento sarà presente il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti. Oggi pomeriggio, invece, presso il Palazzo della Provincia, è in programma un convegno promosso dal Movimento “Reggio non tace” cui seguirà una corteo il cui approdo finale sarà la sede della Procura generale. L’edizione odierna della ”Gazzetta del  Sud”, intanto, ha pubblicato un’intervista a Salvatore Di Landro, Procuratore generale di Reggio Calabria, in cui l’alto magistrato commenta la striscia di attentati che si sono succeduti per tutto il 2010. Una di queste violente intimidazioni lo ha riguardato direttamente. Nella notte del 26 agosto scorso, il palazzo in cui abita e l’intera area circostante furono scossi dalla potentissima deflagrazione di una boma collocata davanti all’ingresso. A distanza di oltre quattro mesi, il giudice Di Landro commenta l’episodio con parole intrise di amarezza, sottolineando che “Sono stato colmato di solidarietà dai colleghi. Solidarietà mi è stata espressa anche da buona parte della politica, dai rappresentanti delle istituzioni, dal Governatore Scopelliti e da migliaia e migliaia di cittadini. Sono rimasto deluso, però, da una parte della borghesia reggina, che si è limitata alla solidarietà formale continuando a giocare a burraco. E lo stesso discorso vale per i club service. Di fronte a eventi storici, la reazione doveva essere di altro spessore”.

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