Porto di Gioia Tauro. Pronestì (SUL): “Miope la strategia imprenditoriale di MCT”

Rosarno (Reggio Calabria). “Non era nei nostri intenti scatenare l’ira dei colleghi sindacalisti – dichiara Antonio Pronestì della segreteria nazionale del SUL -, ma solo il tentativo di mettere in guardia i lavoratori ed i cittadini del fatto che al porto di Gioia Tauro stava per succedere qualcosa di grosso e non si capiva perché regnasse un silenzio assordante. A distanza di pochi giorni dal nostro allarme, in assemblea e sui media, chiude il porto per 30 ore senza alcuna spiegazione da parte di MCT, ma almeno apprendiamo con soddisfazione dai giornali che il detto: “chi tace acconsente” non interessa i sindacati presenti nel porto e che il silente lavoro è solo frutto di una strategia che presto, nelle stanze che contano, darà i suoi frutti. Quelle stesse stanze che si vogliono negare a chi non fa parte del sistema di governance istituzionalizzato. Se poi ci si macchia del peccato mortale di fare un accordo con l’azienda per l’applicazione dell’art. 5 del contratto nazionale che prevede il diritto alla pausa di 15 minuti ed il riconoscimento dei tempi di vestizione nell’ orario di lavoro, allora sembra che si sia sorpassato ogni limite. Questi lavoratori prestati al sindacato, che fanno parte del Coordinamento portuali SUL, ogni giorno dimostrano la loro inesperienza, non hanno strategie e rompono tutti gli equilibri che si sono creati in questi 15 anni di attività nel porto. Non capiscono che nel fare sindacato non bisogna fare sempre gli interessi dei lavoratori, ma quello del lavoro. Purtroppo, – continua Pronestì – sono lavoratori e non sindacalisti, sono persone che hanno deciso di non delegare e, pur lavorando H24 ogni giorno insieme ai loro colleghi, tentano di essere sindacalisti di loro stessi, sono quelli che pensano che un futuro migliore ci possa essere e vogliono costruirlo anche per i loro figli. Potrebbe sembrare un botta e risposta, ma non lo è. Questa è solo l’occasione per lanciare un appello a non dividere le forze che tutelano i lavoratori. “Dividi et impera” è la locuzione latina che ispira la filosofia delle aziende e in questi anni il sindacato a Gioia Tauro ha fatto il gioco di MCT ed i media in questi giorni lo stanno certificando. Dobbiamo superare le incomprensioni e pretendere, come sta facendo giustamente la Fiom alla Fiat, che la rappresentanza del sindacato legittimato dai lavoratori, secondo i dettami della Costituzione, sia un patrimonio da tutelare che merita il rispetto dell’azienda e delle altre organizzazioni sindacali. Sulla base di queste ultime considerazioni non possiamo fare a meno di mettere da parte le incomprensioni e fare fronte comune contro i pericoli che stanno mettendo a repentaglio l’occupazione a Gioia Tauro. Non possiamo, per il bene dei lavoratori e delle loro famiglie, restare fermi e silenti davanti all’ennesimo tentativo di MCT che, per nascondere le proprie lacune organizzative e la sua miope strategia imprenditoriale, cerca di addossare le colpe di questa crisi profonda dello scalo ai lavoratori. Non possiamo accettare che qualcuno possa pensare che i portuali siano diventati vagabondi ed abbiano perso la professionalità che ha reso grande il porto gioiese. Non vogliamo che i portuali vengano schiavizzati per far fronte alle lacune legislative di questo Governo che non ha saputo creare le condizioni di competitività con i porti stranieri. Non vogliamo che ci possano essere, per la situazione precaria dello scalo, delle speculazioni imprenditoriali e ci auguriamo che il buon senso prevalga. La situazione che si sta vivendo impone a tutti i protagonisti la necessità di costruire il rilancio dell’area portuale con la realizzazione delle infrastrutture e la diversificazione delle attività, noi vogliamo essere protagonisti del nostro futuro e nulla ci potrà fermare.

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