Reggio Calabria. Opportunismo. Bieco egoismo di parte. Trasversalismo interessato. Consociativismo quale abito mentale. Ambiguità paludate, nel dire e nel fare. Auto-referenzialità. Sconnessione dalla società e dalle persone in carne ed ossa. Politica come cittadella separata e inaccessibile. Ansie di mera auto-conservazione e auto-riproduzione. Logiche di casta, senza nemmeno esserlo. Grigio burocratismo. Tattiche su tattiche. Assenza di prospettiva, di progetto, di sogno. Impegno politico quale mero impegno per la gestione di risorse e di potere. Meccanismi perversi di clientela. Paura di attitudini, politiche e personalità che brillano di luce propria, che vivono l’impegno pubblico nell’autonomia di giudizio e d’azione. Mancanza di coraggio. Diffidenza verso la partecipazione, l’inclusione, l’apertura. Timore di far irrompere i contenuti di merito a soverchiare i vecchi “giochini di palazzo”. Presuntuosa auto-esaltazione del proprio ruolo. Ansia di prestazione, quasi perdere bene (per sé stessi) fosse meglio che provare a vincere (per tutti). Questa, che amarezza, la cifra di tanta parte della classe politica del centrosinistra reggino (e non solo). E’ lecito per un giovane dirigente politico, per una volta e in maniera irrituale, parlare fuori dai diplomatismi di sorta, offrendo libero sfogo alla sincerità del proprio libero ragionare? E’ lecito, almeno per un giorno, rigettare le opacità e le dietrologie di una discussione pubblica sui destini e sulle speranze delle nostre comunità? “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”: recita il messaggio evangelico. Perché mai il centrosinistra reggino, in molte delle sue espressioni, nega platealmente l’intelligenza del suo popolo, camuffando ai suoi occhi ogni scelta e ogni progettualità? Perché mai tanta parte del centrosinistra reggino rinuncia alla bellezza, alla forza, al messaggio di liberazione della Politica? Eguaglianza e solidarietà. Libertà dai padroni e dalla paura. Lavoro e conoscenza. Partecipazione, democrazia, trasparenza. Cambiamento verso il futuro. Perché il centrosinistra reggino mastica e rimastica le parole e i valori della storia dalla quale proviene, per poi sputarle insultando gli uomini e le donne che grande hanno fatto quella storia? La scelta di un candidato Sindaco o Presidente di Provincia è una scelta di verità, una scelta di progetto. Dietro ogni scelta simile, vi è un vissuto e vi è una prospettiva, da mettere a valore. Non servono forzature oligarchiche che non hanno legame alcuno con i vissuti e le prospettive di un territorio. Non servono proconsoli da Roma inviati a civilizzare le province della periferia. Non servono conferenze e annunci pubblici da consumati manovratori dello scacchiere politico. Torniamo alla semplicità, quella di dire le cose che si pensano e di fare le cose che servono. Torniamo ai nostri valori, alle nostre parole, alle nostre pratiche. Il centrosinistra reggino, quale universo politico e culturale, riscopre sé stesso soltanto se smette di essere quello che è stato negli ultimi anni. E perdonate, davvero perdonate ancora se queste righe parlano più col cuore del cittadino consapevole che con la ragione del dirigente politico.
Antonio Larosa
Segr. Prov. Rifondazione Comunista
Federazione Reggio Calabria