Reggio Calabria. Il 14 gennaio 2011, Renato Schifani, Presidente del Senato della Repubblica Italiana, nell’ambito di una breve permanenza a Reggio Calabria, tra gli altri impegni prefissati, ha scelto di far visita ad un gruppo di giovani – quelli dell’Associazione Attendiamoci ONLUS – in un bene confiscato alla ‘ndrangheta – il Villaggio dei Giovani. Da qualsiasi punto la si voglia leggere, questa notizia fa storia. Quella di Reggio Calabria, se vogliamo, che ha ospitato il passaggio della seconda carica più alta del nostro Stato e che attraverso vari canali istituzionali, ha potuto restituire all’Italia una fotografia dello stato attuale. E poi, indubbiamente, la storia dell’Associazione Attendiamoci, i cui giovani hanno avuto l’onore di vivere una mattinata davvero speciale nella splendida cornice del Villaggio dei Giovani. Una visita come questa non tanto cambia la storia in relazione a quello che viene detto o fatto, ma proprio perché si concretizza, si fa. Sono eventi che lasciano il segno, che fanno crescere, che responsabilizzano. Sono queste le parole chiave dalle quali partire per una lettura a freddo di questo evento: segno, crescita, responsabilità. Il segno: è lo Stato che ci ha fatto visita per testimoniarci, come in questi anni ha già fatto, la sua presenza e il suo apprezzamento per un’opera che, più grande di noi, ci vede -silenziosi e infaticabili- al servizio di quanti sperano in una società migliore. E si adoperano infaticabilmente per realizzarla. La crescita: il tuonante “Ribellatevi”, ampiamente riportato dalle testate giornalistiche, non può che essere stimolo di crescita. Non volevamo sentirci dire che questo, già motivo dominante dell’azione che da anni ci spinge a lottare quotidianamente per il bene di questa città e per la crescita dei nostri giovani. La responsabilità: già l’essere scelti è di per se, una responsabilità. La presenza durante la visita al Villaggio dei Giovani, del prefetto Luigi Varratta e del Prefetto Mario Morcone, sono il segno tangibile che le Istituzioni ci sono e ci sono vicine. L’essere accompagnati dalle Istituzioni comporta necessariamente la responsabilità di un servizio sempre più attento, professionale, lungimirante. E poi le parole del Presidente, quando dice che “I giovani non sono il simbolo, ma la strategia migliore per contrastare le mafie”, non possono non essere responsabilizzanti. E’ stato emozionante poter raccontare al Presidente del Senato, la storia di un’Associazione reggina che si impegna da anni al servizio dei giovani e che con la collaborazione dei soci, dei tanti volontari, degli adulti, delle imprese amiche, dei benefattori può continuare a fare del bene. Dirgli ciò che pensiamo, cioè che le marce, i raduni, i comizi e le assemblee di popolo sono eventi puntuali e sporadici, ma dietro ci vuole un lavoro capillare, fatto sui piccoli numeri, che metta al centro la persona; un lavoro faticoso che, se non fosse alimentato dalla forza inesauribile della nostra fede, non riusciremmo a portare avanti. Chissà il Presidente come sarà tornato a casa, quale immagine porterà con se, quale ricordo. Di certo possiamo dire di aver contribuito a fornire, nel nostro piccolo, un’immagine positiva di Reggio, fatta di giovani che ancora sognano e realizzano, fatta di fatti concreti, di cui uno di questi è il Villaggio dei Giovani, una realtà attivata in pochissimo tempo e messa subito a servizio del territorio, un luogo dove si decideva la morte, ma che adesso “Attendiamoci” ha potuto trasformare in luogo dove si sceglie la vita. A noi, caro Presidente, ha lasciato una gran voglia di continuare su questa strada, la giusta carica per proseguire nella nostra sfida quotidiana: accompagnare i giovani lungo una vera e propria esperienza di Amicizia, per vincere le difficoltà relazionali proprie di questa generazione sempre più abituata a contatti fugaci piuttosto che a rapporti significativi. Sfida che accettiamo coinvolgendo sempre più le istituzioni, le associazioni, le amministrazioni (così come è stato per la recente Fiera giovani, fiera reggini) e anche perché, Lei stesso ce l’ha detto e confermato, non siamo soli.
Gianni Mazza
Di seguito si riporta il testo integrale dell’intervento che Maria Rosaria Araniti ha pronunciato alla presenza del Presidente del Senato
Per noi la sua presenza qui costituisce stimolo per continuare la nostra opera. Parlerò brevemente della mia esperienza all’interno dell’associazione Attendiamoci. Per me Attendiamoci è stato ed è un luogo in cui mettersi in gioco, ma è soprattutto la possibilità di mettersi al servizio degli altri, donarsi agli altri incondizionatamente senza aspettarsi nulla in cambio. Anche se poi in realtà ricevi molto, da tutti: ricevi il tempo, che viene dedicato ai giovani; ricevi la possibilità di poter condividere delle idee e dei progetti. Faccio parte dell’associazione da quasi cinque anni, ho preso parte a numerose esperienze e attività che sono state proposte, ed ho avuto la fortuna di poter vivere i diversi luoghi che hanno visto l’evoluzione di questa nostra storia. Ricordo le nostre prime riunioni, in una sala non molto grande, forse troppo piccola per contenere la nostra voglia di stare insieme e di progettare. Poi è arrivata la Casa dei Giovani, una struttura di cui prendersi cura con il pensiero rivolto a quelle persone che in quel luogo trascorreranno qualche ora per chiacchierare, per studiare o per giocare. E adesso questo Villaggio, che, proprio per la sua storia, ha un significato molto importante, perché è da qui, da un luogo che ha visto soltanto il male, che noi vorremo progettare il bene per noi giovani e per questa città. Il mio impegno continua con quello di tutti i ragazzi che con me fanno parte di quest’associazione, perché è bello saper donare agli non soltanto ciò che sai, ma soprattutto ciò che sei. Noi siamo qui pronti ad accogliere chiunque sarà capace di entusiasmasi in questa nostra esperienza e vorrà continuare a scrivere insieme a noi quel mistero di Attendiamoci che ormail è la nostra storia.
Queste, invece, le parole pronunciate nell’occasione da Demetrio Maltese
Onorevole Presidente, Eccellenze,
è un onore, per me, porgere i saluti dell’intera associazione Attendiamoci a voi che oggi, qui, portate con la vostra presenza la luce delle Istituzioni della Repubblica. Oggi, qui, date un ulteriore senso al nostro spenderci, quotidianamente, nel servizio ai giovani. La nostra realtà è una forma di volontariato strana: in pochi la capiscono. Aiutare giovani apparentemente “normali”, quelli di cui nessuno si preoccupa proprio perché ritenuti parte sana della nostra società, non è qualcosa che gratifica. Siamo nondimeno convinti che solo lo sviluppo integrale della persona, secondo criteri di vera umanizzazione, possa risollevare la nostra terra dalla situazione di indigenza morale e materiale in cui versa. Il procuratore Gratteri e il giornalista Nicaso, nel loro “Fratelli di Sangue”, parlano di un necessario rapporto di consanguineità tra mafiosi perché, quella che -nella loro ultima fatica libraria- definiscono la “mala pianta” possa trovare linfa vitale e nutrimento. Noi pensiamo, allo stesso modo, che debba esistere un rapporto fraterno tra i giovani: solo i vincoli forti hanno attrattiva; ma questa parentela tutta speciale, la intendiamo nel senso evangelico di farsi prossimi agli altri, di andare loro incontro e di farlo non perché questo ci gratifica; non perché alcuni possano invidiare ciò che facciamo, ciò che abbiamo ovvero i successi che quotidianamente otteniamo. Lo facciamo perché è imperativo morale categorico del Cristiano quello di crescere col fratello che ti è prossimo; è un’esigenza imprescindibile quella di costruire una famiglia nella quale l’ultimo arrivato possa sentirsi da subito come se da sempre fosse stato qui con noi. Tutto questo perché solo un nutrimento di tal genere può consentire alla pianta della nostra società di crescere sana, di essere un fiorente albero della vita i cui frutti, abbondanti e rigogliosi, possano maturare al sole delle Legalità. Perché -è questo ciò che pensiamo- a poco servono le marce, i raduni, i comizi e le assemblee di popolo (pericolosissimi strumenti di manipolazione) se dietro non vi è un lavoro capillare, fatto sui piccoli numeri, che metta al centro la persona; un lavoro faticoso, sfibrante che, se non fosse alimentato dalla forza inesauribile della nostra fede cristiana, non riusciremmo a portare avanti. E allora, assieme al mio modesto saluto, non posso che renderLe i miei più sentiti e sinceri ringraziamenti. Perché, oggi, non è l’On. Schifani che visita il Villaggio dei Giovani dell’Associazione Attendiamoci, bensì il Presidente del Senato della Repubblica Italiana. È lo Stato che oggi ci fa visita per confermarci, come in questi anni ha già fatto, la sua presenza e il suo apprezzamento per un’opera che, più grande di noi, ci vede -silenziosi e infaticabili- al servizio di quanti sperano in una società migliore. E si adoperano con tutto il cuore per realizzarla. Grazie.