‘Ndrangheta. Operazione Cent’anni di storia: in sei di nuovo in manette

Polizia Squadra Mobile

Polizia Squadra Mobile

Reggio Calabria. Alle prime ore di questa mattina, personale della Squadra Mobile, coadiuvato dal Servizio centrale operativo, dalla Squadra Mobile di Roma e dai Commissariati di Gioia Tauro e Palmi, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere (nr. 6268/06 RGNR DDA e nr. 1529/09 RG Trib), per i reati di cui all’art. 416 bis (associazione per delinquere di stampo mafioso) ed altro, hanno tratto in arresto:

Elenco nomi arrestati rimosso per legge oblio

Il ripristino dei provvedimenti restrittivi è stato disposto con ordinanza del Tribunale di Palmi (presidente Fulvio Accurso) emessa il 21/12/2010, dal momento che i sei soggetti sono già stati condannati in primo grado, il 28/10/2010, con pene comprese fra 5 e 12 anni di reclusione, nell’ambito del medesimo procedimento penale, denominato “Cent’anni di storia”.

L’attività d’indagine “Cent’anni di storia”, condotta dalla Squadra Mobile, dal Servizio centrale operativo e dal Commissariato di Gioia Tauro, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dal procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e dal sostituto procuratore Roberto Placido Di Palma della locale Direzione distrettuale antimafia, aveva documentato l’interessamento delle cosche mafiose per la gestione di alcune società operanti all’interno del porto di Gioia Tauro, che risulta essere il bacino portuale leader delle attività di movimentazione di container nel mare Mediterraneo e, come tale, è divenuto negli anni catalizzatore di ingenti investimenti e contributi da parte dello Stato italiano e dell’Unione Europea.

Il quadro tracciato dagli organi inquirenti aveva consentito di appurare che gli interessi gravitanti attorno al porto di Gioia Tauro, avevano causato appetiti e frizioni tali, da contribuire alla frattura insanabile di un patto mafioso, durato oltre cent’anni e cementato alla base da vincoli di sangue, tra due delle più note consorterie criminali egemoni in quel territorio.

In quest’ottica, sono state analizzate le dinamiche criminali che hanno visto protagonisti i clan Piromalli e Molè i quali, originariamente legati in un unico sodalizio criminale, hanno progressivamente cominciato ad operare autonomamente, sebbene in un clima di accordo e di spartizione, almeno fino al momento dell’omicidio di Rocco Molè, classe 1965, “reggente” dell’omonimo clan e deceduto sotto i colpi dei sicari il primo febbraio del 2008.

La progressiva separazione delle componenti principali del cartello Piromalli e Molè, strumentale ad un nuovo patto federativo stipulato dai Piromalli con la potente famiglia mafiosa degli Alvaro, è stata analizzata e vagliata, dalla Squadra Mobile diretta da Renato Cortese, proprio in relazione all’affare All Services, dal nome della società cooperativa di movimentazione merci e fornitura di servizi operante all’interno del porto di Gioia Tauro e posta, già da tempo, in regime di liquidazione coatta amministrativa.

L’attività d’indagine documentava come la società All Services avesse suscitato gli appetiti criminali della potente cosca mafiosa degli Alvaro di San Procopio e Sinopoli e del gruppo imprenditoriale, ad essi associato, facente capo all’agguerrito e spregiudicato imprenditore romano P.D.A. i quali, grazie anche agli appoggi del clan Piromalli, si erano insinuati nella gestione della società, dapprima corrompendone un commissario incaricato della liquidazione coatta amministrativa per poi appropriarsene a costi bassissimi e con la sicura previsione di lauti guadagni.

In particolare, il gruppo imprenditoriale guidato dall’imprenditore romano P.D.A., con il sostegno del sodalizio criminale dei Casamonica, si assicurava la buona riuscita dell’affare All Services, grazie alla partecipazione nell’operazione commerciale di esponenti del clan Alvaro di San Procopio e di Sinopoli, i quali avevano il compito, assieme ai Piromalli, di offrire al gruppo capitolino le necessarie “coperture mafiose” sul territorio.
Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati messi a disposizione dell’autorità giudiziaria ed associati alle case circondariali di Roma, Palmi (RC) e Reggio Calabria.

Foto arrestati rimosse per legge oblio

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