Radici ebraiche dell’Europa: messianismo sabbatiano, spinozismo, riflessioni sulla Shoah

Si è svolto a Roma presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università “La Sapienza” il convegno Radici ebraiche dell’Europa: messianismo sabbatiano, spinozismo, riflessioni sulla Shoah. Obbiettivo dell’incontro era focalizzare lo sguardo su tre momenti del pensiero ebraico che hanno segnato la storia europea. Ne parliamo con la professoressa Paola Ricci Sindoni – docente di Filosofia Morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Messina – componente del comitato scientifico del convegno, legato al Progetto di ricerca di interesse nazionale “Pensiero ebraico e cultura europea” e coordinatrice dell’unità locale di Messina.

Cos’è il progetto “Pensiero ebraico e cultura europea”?

Con scadenza annuale il Ministero della ricerca e dell’Università propone a tutti i docenti la possibilità di elaborare un Progetto di Rilevanza Nazionale(PRIN),che preveda la collaborazione di illustri studiosi italiani e stranieri al fine di elaborare e di sviluppare una tematica specifica. Le domande di finanziamento sono molte, i progetti finanziati molto pochi: nel 2007 il progetto “Pensiero ebraico e cultura europea” è stato selezionato. Quattro sono le università interessate: Roma con la capofila e coordinatrice nazionale prof.ssa Irene Kajon, Napoli (prof.ssa Emilia D’Antuono), Piemonte Orientale (prof. Paolo Bernardini), Messina (prof.ssa Paola Ricci Sindoni). I singoli gruppi di lavoro hanno operato con studi e ricerche di gruppo, convegni e pubblicazioni. Il bando prevede che alla fine tutte le unità locali si ritrovino in un convegno allargato (come quello di dicembre a Roma) per condividere le singole ricerche e individuare obiettivi comuni.

Radici: un termine che si usa con frequenza. Non c’è il rischio che siano usate solo per escludere?

Il termine simbolico “radice” non allude soltanto alla parte nascosta della pianta, quella che dà nutrimento e vita alle parti visibili ( tronco, rami, foglie e frutti), ma al radicamento di un terreno che può ospitare altre piante. Questo il senso, che non è certo escludente: il terreno è comune, l’Europa insomma è patria di molti, mentre le singole radici (l’identità di ciascuna fonte originaria) sono distinte. Non separate: ma distinte.

E’ corretto il concetto giudaico-cristiano?

Non mi pare corretto, perché non esiste né una concettualizzazione di quella diade, né una reale commistione delle due fonti. Si parla invece di ”dialogo ebraico-cristiano”, quando alcuni rappresentanti delle due religioni provano ad individuare prospettive comuni, ma anche errori, pregiudizi, indifferenza, distanza, così da individuare un terreno su cui discutere e dialogare, nel rispetto delle reciproche differenze, soprattutto per arginare la crescente secolarizzazione.

Qual è il rapporto tra ebraismo e cultura classica?

Il rapporto, ma più spesso il conflitto tra Atene e Gerusalemme è una dinamica culturale che attraversa molte tappe del pensiero occidentale, prevalentemente rivolto a sottolineare il primato della saggezza greca sulla sapienza ebraica (come direbbe Levinas). Nella nostra condizione di cittadini del mondo, immersi nell’interculturalità e nella globalizzazione culturale, occorre ritrovare le motivazioni profonde di un incontro che non generi confusione, ma conoscenza e rispetto delle due differenti radici.

Come definirebbe le radici d’Europa?

Penso che l’Europa odierna è figlia di diverse radici profonde: la scienza greca, il diritto romano, il messianismo giudaico e l’escatologia cristiana. Non va certo dimenticata la lezione dell’Illuminismo, con l’esaltazione della “Ragione” quale strumento principe della ricerca scientifica e umanistica.

Può spiegare gli aspetti essenziali dei tre momenti del pensiero ebraico presi in esame?

Il messianismo di Shabbetay Zevi ha avuto una notevole influenza sull’emancipazione politica e sociale della Francia del 700, come nel Romanticismo tedesco. L’enorme influenza di Spinoza è invece individuabile soprattutto nella cultura politica del sionismo novecentesco, ma è presente nella cultura filosofica e storica di molti importanti centri di studio nell’Europa del primo Novecento, influenzando il pensiero di molti illustri filosofi, come Cohen e Rosenzweig. La grande frattura storica, determinata dalla follia nazista nei campi di sterminio, dove morirono 6 milioni di ebrei, rappresenta un drammatico ma necessario luogo di riflessione del pensiero novecentesco in merito a questioni morali, politiche, religiose e antropologiche. Da qui l’urgenza di elaborare nuovi modelli culturali che tengano conto della densità di queste radici nascoste, ancora vitali e feconde per l’umanesimo europeo.

Tonino Nocera

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