di Angela Panzera
Reggio Calabria. Operazione Cent’anni di storia 2. G.C., 51 anni originario di Catanzaro ma residente a Roma, non è più al regime degli arresti domiciliari. Lo ha deciso ieri il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria. G.C. è stato coinvolto lo scorso 20 gennaio nell’ambito dell’operazione della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria, in collaborazione con il Sistema Centrale Operativo di Roma e dei commissariati di Gioia Tauro e Palmi insieme ad altre 5 persone, accusaste di associazione per delinquere di stampo mafiosa e altro, ossia Giuseppe Alvaro, 80 anni, di Sinopoli, Antonio Alvaro, 36 anni originario di Taurianova ma residente a Reggio Calabria; Natale Alvaro, 51 anni, di San Procopio e residente a Reggio Calabria, P.D.A., 47 anni, imprenditore romano e G.M., 47 anni di Catanzaro.
Nei loro confronti, il 21 dicembre dello scorso anno, il Tribunale di Palmi aveva disposto il ripristino della carcerazione dopo la condanna in primo grado, a pene tra i 5 e i 12 anni, avvenuta nell’ambito del processo penale denominato “Cent’anni di storia”. Processo scaturito dall’omonima indagine della Squadra mobile della questura di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro, coordinata dalla DDA diretta dal procuratore Giuseppe Pignatone, che aveva documentato l’interessamento delle cosche della ‘ndrangheta per la gestione di alcune società operanti nel porto di Gioia Tauro.
Il quadro tracciato dagli organi inquirenti aveva consentito di appurare che gli interessi gravitanti attorno al porto gioiese, avevano causato appetiti e frizioni tali, da contribuire alla frattura insanabile di un patto mafioso, durato oltre cent’anni e cementato alla base da vincoli di sangue, tra due delle più note consorterie criminali egemoni in quel territorio. In quest’ottica, sono state analizzate le dinamiche criminali che hanno visto protagonisti i clan Piromalli e Molè i quali, originariamente legati in un unico sodalizio criminale, hanno progressivamente cominciato ad operare autonomamente, sebbene in un clima di accordo e di spartizione, almeno fino al momento dell’omicidio di Rocco Molè cl. ‘65, “reggente” dell’omonimo clan e deceduto sotto i colpi dei sicari il primo febbraio del 2008. La progressiva separazione delle componenti principali del cartello Piromalli e Molè, strumentale ad un nuovo patto federativo stipulato dai Piromalli con la potente famiglia mafiosa degli Alvaro, è stata analizzata e vagliata, dalla Squadra mobile reggina, proprio in relazione all’affaire “All Service”, dal nome della società cooperativa di movimentazione merci e fornitura di servizi operante all’interno del porto di Gioia Tauro e posta, già da tempo, in regime di liquidazione coatta amministrativa.
L’attività d’indagine ha documentato come la società “All Service” avesse suscitato gli appetiti criminali della potente cosca mafiosa degli Alvaro di San Procopio e Sinopoli e del gruppo imprenditoriale, ad essi associato, facente capo all’agguerrito e spregiudicato imprenditore romano P.D.A. i quali, grazie anche agli appoggi del clan Piromalli, si erano insinuati nella gestione della società, dapprima corrompendone un commissario incaricato della liquidazione coatta amministrativa per poi appropriarsene a costi bassissimi e con la sicura previsione di lauti guadagni. In particolare, il gruppo imprenditoriale guidato dall’imprenditore romano P.D.A., con il sostegno del sodalizio criminale dei Casamonica, si assicurava la buona riuscita dell’affare All Services, grazie alla partecipazione nell’operazione commerciale di esponenti del clan Alvaro di San Procopio e di Sinopoli, i quali avevano il compito, assieme ai Piromalli, di offrire al gruppo capitolino le necessarie “coperture mafiose” sul territorio.