Reggio Calabria. È di nuovo dietro le sbarre, Paolo Caponera, reggino di 32 anni. I carabinieri della Stazione di Archi infatti, mercoledì scorso lo hanno riaccompagnato in carcere poiché deve scontare un residuo di pena che ammonta a 4 mesi e 7 giorni. Paolo Caponera è stato condannato il 6 aprile del 2007, in primo grado dal gup Paolo Ramondino, a 4 anni di reclusione in quanto ritenuto responsabile del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso nell’ambito del processo “Number One”.
Caponera, dopo aver scontato quasi 3 anni di carcere, da qualche mese versava in regime di sorveglianza speciale. Insieme a lui furono condannati, sempre nel 2007, il boss di Archi, Orazio De Stefano, a 9 anni di carcere più il pagamento di 2 mila euro di multa. Oltre al boss, il giudice dell’udienza preliminare ha condannato altri 10 imputati mentre 13 sono state le assoluzioni. A Paolo Rosario De Stefano, nipote di Orazio, sono stati inflitti 8 anni 4 mesi di reclusione e 1600 euro di multa, Luigi Molinetti condannato a 2 anni; 4 anni di carcere, oltre a Paolo Caponera, anche per Paolo Lucio De Meo, Domenico Morabito e Andrea Saraceno.
Condannati inoltre, Massimiliano Repaci e Armando Barillà a 2 anni di reclusione ciascuno, Carmelo Ottavio Foti a 1 anno. Sotto processo vi era anche il collaboratore di giustizia Giovanbattista Fracapane, cui sono stati inflitti 3 anni 8 mesi di reclusione e 800 euro di multa.
Nel 2007 furono invece assolti: Paolo Massimo Marino, Pasquale Roffini, Paolo Roffini, Salvatore Giuseppe Molinetti, Pasquale Molinetti, Giacomo Morabito, Antonino Tripodi, Gaetano Chirico, Daniele Monaco, Carmelo Ottavio Foti; Andrea Carmelo Saraceno, Angelo Saraceno e Domenico Romeo. Il processo “Number One” nacque dall’omonima operazione della Polizia di Stato condotta nel novembre 2005. Nel dibattimento fu analizzato anche l’episodio della bomba che distrusse il negozio “Natural Blu”, di proprietà dell’attuale presidente della Reggina Calcio, Lillo Foti, ubicato nel centralissimo Corso Garibaldi a Reggio Calabria; ma per questo episodio il pubblico ministero Mario Andrigo, chiese l’assoluzione per tutti gli imputati.
Angela Panzera