Vibo. Veterinari Asp “randagi” in città lontano dal posto di lavoro: 10 arresti e 6 denunce dei Carabinieri per assenteismo

Vibo Valentia. Da oggi il settore veterinaria dell’Asp di Vibo Valentia può praticamente considerarsi chiuso. Questo è il risultato dell’ultima operazione antiassenteismo degli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia.
Tutto ha avuto inizio quando i militari della Stazione Carabinieri di Vibo Valentia e del Nucleo operativo e radiomobile hanno notato una strana difficoltà nel rintracciare gli oltre 31 dipendenti tra veterinari ed impiegati in forza all’Asp del capoluogo ed hanno deciso di vederci chiaro.
Così gli uomini della Benemerita, con discrezione e senza che nessuno sospettasse niente, hanno piazzato dentro gli uffici del settore veterinaria del capoluogo una serie di telecamere per monitorare le entrate e le uscite dei medici che, inspiegabilmente, poco dopo le 8 di ogni giorno, si dissolvevano nel nulla senza lasciare traccia sino all’ora di smontare.
Per oltre due mesi i Carabinieri, sotto la direzione della Procura della Repubblica del Tribunale di Vibo Valentia, hanno seguito passo passo i movimenti di tutti gli impiegati pubblici, pedinandoli con discrezione nei loro vari spostamenti e rimanendo alle loro costole dalle 8 del mattino fino a sera inoltrata. Tutto senza che nessuno sospettasse niente. Un’attività meticolosa, precisa e che non ha tardato a portare i propri frutti.
Gli uomini dell’Arma hanno infatti scoperto come l’assenteismo dal luogo di lavoro non solo fosse una consuetudine per ben 16 dipendenti su 31 in forza al settore, ma avesse raggiunto un tale livello di organizzazione da arrivare addirittura a prevedere delle vere e proprie turnazioni per la timbratura dei cartellini. Infatti i Carabinieri hanno accertato come i vari dipendenti si erano organizzati in maniera tale che ogni giorno uno di loro provvedeva a vidimare anche 8 o 10 cartellini marcatempo per i propri colleghi, nascondendoli poi su di un armadio dell’ufficio, lontano da occhi indiscreti, dove il turnista del giorno dopo avrebbe provveduto a recuperarli per provvedere a registrare le altre presenze. Un metodo che consentiva ad alcuni di doversi recare a lavoro solo una volta alla settimana o anche meno e di poter tranquillamente attendere ai propri impegni personali senza dover subire la “scocciatura” dei vincolanti orari di lavoro, evidentemente considerati troppo opprimenti.
Addirittura si è accertato il caso di due coniugi che si erano organizzati in maniera tale che uno solo di loro si presentava a lavoro provvedendo a timbrare i badge del consorte che, tranquillamente, poteva attendere alle faccende domestiche percependo lo stipendio pubblico senza nemmeno dover uscire di casa.
Gli investigatori, per settimane, hanno documentato dipendenti che, senza nemmeno passare vicino al proprio luogo di lavoro, uscivano comodamente di casa alle 10 del mattino per fare la spesa, accompagnavano i figli a scuola, facevano shopping, ristrutturavano le case al mare in vista della bella stagione oppure passavano intere mattinate nei bar del capoluogo a discutere con gli amici, il tutto a spese dei contribuenti che invano li attendevano a lavoro.
Praticamente nessuno era presente in ufficio e decine di persone attendevano senza speranza per giorni di poter parlare con qualche veterinario. Persone che, praticamente quotidianamente, si sentivano rispondere, dai pochi presenti, “passi domani che tutti i medici sono impegnati di servizio sul territorio”.
Oggi gli uomini dell’Arma hanno deciso di intervenire per porre fine a un’abitudine evidentemente radicatasi nel corso degli anni ed hanno aspettato, nascosti nei pressi del servizio veterinaria dell’Asp e davanti alle abitazioni dei sanitari, che scoccasse l’ora della timbratura. Appena si è giunti alla certezza che la quotidiana fuga dal lavoro era cominciata i Carabinieri sono entrati in azione sorprendendo in flagranza di reato ben 10 dipendenti che si erano allontanati senza autorizzazione.
Altri 6 dipendenti sono stati denunciati a piede libero. Per tutti l’accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato e falsità ideologica. Ora per tutti si aprirà il processo innanzi al Tribunale di Vibo Valentia.
Questa è l’ultima indagine in ordine di tempo svolta dagli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia, diretta dal capitano Stefano Di Paolo, sull’Asp del capoluogo dopo la “Ricatto”, che ha sollevato il velo sul giro di appalti e mazzette per la costruzione del nuovo ospedale, quelle sui decessi di Federica Monteleone ed Eva Ruscio e quella sulle strane pratiche odontoiatriche svolte all’interno della camera mortuaria del capoluogo.

I nomi degli arrestati:

Tra gli arrestati spicca la figura del veterinario Mario Mazzeo, 61 anni, capogruppo del Pdl in consiglio comunale a Vibo. Le altre persone sono: la nipote Stefania Mazzeo, 46 anni, di Vibo, Caterina Cristelli, 47 anni domiciliata a Sant’Onofrio, Enzo Carnovale, 54 anni, di Vibo, Domenico Cocciolo, 46 anni di Soriano Calabro, Giuseppe Parisi, 56 anni di Polia, Domenico Piraino, 59 anni, di San Costantino Calabro, Antonio Teti, 53 anni, di Filogaso. Gli impiegati sono Maria Loreta Parisi, 54 anni di Vibo, e Giuseppe Loiacono, 61 anni di Joppolo.

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