Taormina (Messina). Nell’ambito delle attività mirate al contrasto dei reati in tema di immigrazione clandestina, fin dal marzo del 2008, il Commissariato di Taormina, oggi diretto dal vice questore aggiunto Renato Panvino, ha avviato una intensa attività di indagine scaturita da un controllo amministrativo operato nei confronti di un cittadino del Bangladesh in attesa di rilascio del permesso di soggiorno come lavoratore domestico. Lo straniero dichiarava che, appena giunto in Italia, aveva firmato una serie di documenti inerenti un contratto con un datore di lavoro, a lui sconosciuto.
L’attività investigativa svolta dal Commissariato consentiva di addebitare al datore di lavoro, subito identificato, le specifiche responsabilità relative all’ingresso del cittadino straniero nel territorio dello stato italiano grazie ad un rapporto di lavoro inesistente.
Contestualmente veniva individuato un altro datore di lavoro, stavolta una donna, nonché ulteriore documentazione relativa ad una assunzione a tempo indeterminato di un cittadino bengalese.
L’attività di intercettazione telefonica, permetteva quindi di acquisire elementi indispensabili per far luce sull’illecita procedura utilizzata per consentire l’ingresso in Italia di cittadini extracomunitari attraverso la simulazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
Il lavoro investigativo condotto dagli agenti del Commissariato di Taormina confermava l’esistenza di una ramificata rete di cittadini bengalesi, residenti nel comprensorio taorminese e nella città di Catania per i quali, ulteriore mezzo di sostentamento, oltre all’attività di ambulantato privo delle necessarie autorizzazioni, risultava essere l’attività di mediazione nel consentire l’illecito ingresso in Italia.
L’attività investigativa consentiva inoltre di dimostrare l’esistenza di ben tre vere e proprie strutture organizzative di tipo piramidale finalizzate all’arricchimento economico a danno di cittadini del Bangladesh desiderosi di regolarizzare la propria posizione nello Stato Italiano.
L’enorme mole di conversazioni intercettate dai poliziotti permetteva di comprendere e ricostruire il meccanismo alla base dell’attività svolta dai componenti i sodalizi criminali oggetto dell’indagine.
Una volta appurato l’interesse del connazionale residente in Bangladesh, a questi veniva richiesto di inviare ad un referente dell’organizzazione – a mezzo FAX o e-mail – una copia del passaporto in corso di validità; il documento e la relativa pratica di regolarizzazione necessitavano quindi di un datore di lavoro in grado di attestare l’esistenza di un rapporto di lavoro stabile.
Nel caso in cui la pratica veniva esitata positivamente, veniva richiesto il pagamento di somme variabili tra i 10.000 ed i 12.000 Euro, una quota della quale perveniva al datore di lavoro in grado di attestare, con la sua dichiarazione, attività lavorative inesistenti.
Il lavoro di analisi operato sulle conversazioni intercettate nonché i riscontri effettuati evidenziavano la sussistenza di numerose transazioni economiche conseguenti alle mediazioni poste in essere dalle organizzazioni oggetto di indagine .
Pertanto il Tribunale di Messina – Sezione G.I.P. – in data 31.01.2011, ha emesso due Ordinanze di Custodia Cautelare in carcere per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, contraffazione di documenti necessari a determinare il rilascio del permesso di soggiorno e due ordinanze di misura cautelare degli arresti domiciliari per il reato di contraffazione di documenti necessari a determinare il rilascio del permesso di soggiorno, truffa e simulazione di reato.
Alle prime ore di stamani, 10 febbraio 2011, gli agenti del Commissariato di Taormina hanno eseguito tre delle quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di:
- Zakir Mohammad – detto “Zakir”, nato a Gazipur (Bangladesh) in data 22.11.1978;
- Angelo Oliveri, nato a Giardini Naxos (ME) 29.04.1947;
- Maria Carnabuci, nata a Taormina (ME) il 06.01.1942.
- Un quarto soggetto raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere al momento risulta irreperibile.