Viaggio tra le Gioiellerie del Corso nel mirino. Una titolare: «Per l’assicurazione un prezzo da rapina»

Reggio Calabria. Laura Gioielli: furto con scasso. Gioielleria Giordano: furto con scasso. Gioielleria Versace: rapina. Questo è il bollettino delle aggressioni subite dalle gioiellerie reggine negli ultimi tempi. Si tratta di una casualità, oppure la criminalità ha preso di mira proprio le gioiellerie? E i negozianti stanno dormendo in questo periodo sonni tranquilli?
Siamo andati sul corso Garibaldi, a chiedere ai gioiellieri come stanno affrontando questo particolare momento. Sono tutti cordiali e disponibili a parlare, ma inizialmente vengo guardato con sospetto, posso capirli, di questi tempi non si sa mai…
Parto da piazza Duomo, Gioielleria De Angelis, dove oltre a nome e cognome mi viene chiesto anche di esibire un documento d’identità. Misure cautelari, la Questura ha chiesto di segnare i nomi delle persone che entrano nell’esercizio commerciale. Le due negozianti, la proprietaria e una giovane commessa, non esprimono particolare preoccupazione, ma il fatalismo di chi sa di fare un lavoro a rischio di furto o rapina. Si sentono tutelate dalle forze dell’ordine, dalle telecamere interne che non si possono disattivare dal di fuori del negozio e dai muri due metri per due. Non hanno mai subito furti o rapine e mi salutano augurandomi di non aver portato loro sfortuna, la corrente dei furti sul Corso va verso nord, verso piazza De Nava, e sperano che non si inverta. E lo spero anch’io, sono simpaticamente molto “minacciose”.
Quando chiedo a Wanda Merenda, dell’omonima gioielleria, se sia stata mai rapinata fa gli scongiuri. Mai in quarantuno anni di attività. La donna si lamenta delle telecamere esterne, che pur essendo state montate non sono funzionanti, e del servizio di sicurezza carente, passano pochi poliziotti secondo lei. Non crede che telecamere interne possano risolvere i problemi, perché i ladri, una volta entrati, possono prendersi la cassetta registrata e quindi non essere identificati. Comunque, dice la signora, la rapina più grossa si potrebbe ricevere assicurandosi, lei si era informata, ma le avevano chiesto un prezzo proprio “da rapina”.
Anche nella gioielleria G. Modafferi ci si lamenta del fatto che le telecamere non siano funzionanti, ma non della vigilanza, se ce ne fosse di meno, dicono qua, ci sarebbero più furti. La gioielleria ha subito un furto nel passato e spera ovviamente che non ne avvengano mai più. Non ci sono motivi però, e questa è l’opinione di molti negozianti, per essere particolarmente preoccupati in questo periodo. Nessuno azzarda un collegamento tra questi furti e non crede in una possibile “banda del buco”.
Proseguiamo la passeggiata sul Corso, sono tante le gioiellerie, come ci ricorda il titolare di Federica Gioielli, a due passi da piazza San Giorgio: ben duecentosessanta in città e ventisette solo sul Corso. Sono tante, vendono oggetti preziosi ed è praticamente impossibile sorvegliarle tutte. Anche per questo “le gioiellerie sono una preda debole”, come ci dice il signor Moscato della Gioielleria Giacomo Moscato. Inoltre è molto più facile e meno rischioso, ovviamente, rapinare una gioielleria rispetto a una banca e gli allarmi non possono fare miracoli. Il signor Moscato è l’unico che si sbilancia sulla possibile esistenza di una banda, azzardando che si possa trattare di un gruppo di balordi.
Chi esprime invece maggiore preoccupazione in questo periodo sono le commesse della Gioielleria Tassone, che però possono vantare un sistema d’allarme all’avanguardia, nuovissimo. Anche da Labate Gioielli non manca il timore per questo periodo e la critica per il servizio di sicurezza giudicato carente, nonostante il sistema d’allarme sia stato rinnovato e i muri della gioielleria siano molto spessi. E l’attenzione nei confronti di tutti è sempre desta e vigile. Non solo per i gioiellieri, ma anche per i ladri si prevedono tempi duri…

Raffaele Putortì

Nella foto: la Polizia davanti alla Gioielleria Versace dopo la rapina (photo Asa)

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