Laganà (API): “Il governo vuole far chiudere il Porto di Gioia Tauro”

Reggio Calabria. “Quanto accaduto in Commissione Bilancio al Senato sul decreto “mille proroghe” è di una gravità inaudita. A Gioia Tauro questo governo ha assegnato solo mortificazioni e briciole. E’ stata gettata la maschera: la maggioranza dominata e ricattata dalla Lega vuole far chiudere il Porto e spostare sempre più l’asse della logistica nazionale verso Nord”. E’ la durissima presa di posizione del segretario provinciale reggino di Alleanza per l’Italia, Sergio Laganà, che stigmatizza “la bocciatura  degli emendamenti presentati dall’API per la riduzione delle tasse di ancoraggio che oggi penalizzano fortemente il porto. Quelle modifiche al testo del decreto avrebbero dato una boccata d’ossigeno all’economia portuale. La nostra era una proposta concreta, fondata su uno studio serio e accurato delle dinamiche che oggi rendono meno competitivo il porto di Gioia Tauro. Talmente concreta – prosegue Laganà – che lo stesso Consiglio regionale calabrese ha recepito le medesime proposte da noi presentate. La commissione Bilancio del Senato, invece, ha bocciato gli emendamenti dando parere favorevole alle misure imposte dalla Lega”. “Proprio il contenuto dei provvedimenti che sono stati licenziati dall’organismo di Palazzo Madama – dice ancora il segretario provinciale di API – ci offende e ci indigna profondamente. A fronte di 250 milioni di euro di “tesoretto”, derivante dal riutilizzo dei fondi residui non impiegati precedentemente dalle autorità portuali italiane, 230 milioni sono stati riservati alle infrastrutture nella Liguria e venti milioni appena a Gioia Tauro. Un’elemosina inaccettabile e soprattutto inutile, visto che sono destinate a nuove infrastrutture e non alla competitività del porto”. “Adesso è il momento di dare vita ad una grande mobilitazione per difendere il Porto. Ma bisogna attivarsi subito, prima che il “milleproroghe” ottenga il via libera dell’aula. Faccio appello al presidente della Regione, il mio dovere è segnalare l’esistenza di un problema e indicare una via possibile per risolverlo. Il suo dovere è mettere in campo il peso del suo ruolo istituzionale per raggiungere questo obiettivo. Sul Porto di Gioia Tauro abbiamo l’obbligo morale di agire come avviene nelle regioni del centro nord, dove tutte le parti politiche si uniscono per la difesa degli interessi generali delle loro comunità. Ci sono posti di lavoro da difendere e un asset straordinario da sostenere in un periodo di enorme crisi che però offre elementi di forte ripresa della quale non possiamo non approfittare. Oggi al Senato il decreto “mille proroghe” passa all’esame dell’aula. Siamo ancora in tempo. Insieme a Lei possiamo chiedere, la Calabria può chiedere al Governo l’inserimento, nell’ambito del preannunciato maxiemendamento, delle misure sulle tasse d’ancoraggio, le accise e la fiscalizzazione degli oneri sociali. È necessario che le parti sociali e l’intera classe politica calabrese assumano al più presto una posizione netta, altrimenti sarebbe una vera e propria iattura, forse una pietra tombale sul futuro della più grande infrastruttura portuale del Mediterraneo. Vogliono uccidere Gioia Tauro per uccidere il nostro futuro – conclude Laganà -. Noi non lo consentiremo”.

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