Reggio Calabria. Operazione Bene Comune: pende ancora sul capo di Tito Figliomeni, 41 anni, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il Tribunale del riesame reggino ha infatti rigettato l’istanza presentata dalla difesa. Tito Figliomeni è irreperibile dallo scorso 14 dicembre, quando è scattata la maxi operazione contro presunti affiliati al clan Commisso di Siderno. Il Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Carlo Sabatini, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, dell’aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto procuratore Antonio De Bernardo, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 51 soggetti ritenuti organizzatori, promotori ed affiliati alla ‘ndrina sidernese. Gli arresti sono stati eseguiti dagli agenti della Polizia di Stato in sinergia con i Carabinieri del Comando Provinciale reggino.
L’organo di garanzia ha invece accolto l’istanza presentata dai legali di Francesco Commisso, alias “Ciccio i grazia” 52 anni di Siderno, e Salvatore Oliveti, 45 anni originario di Taverna (Cz), entrambi irreperibili sempre dal 14 dicembre del 2010, ai quali quindi è stata revocata l’ordinanza di custodia cautelare.
L’inchiesta,denominata “Bene Comune” per il filone della Polizia di Stato e “Recupero” per quello dei Carabinieri, sulla scia di quanto emerso dall’operazione “Crimine” condotta nel luglio scorso, ha permesso di delineare ulteriormente gli assetti e l’operatività dell’articolazione della cosca Commisso che ha la sua base operativa a Siderno, ma ramificazioni in altre regioni ed all’estero, in particolare in Canada.
Oltreoceano infatti si è stabilito il latitante Angelo Figliomeni (48 anni) insieme ad altre quattro persone coinvolte nell’indagine. Gli inquirenti hanno accertato che proprio in Canada, a causa di divergenze sulla gestione degli affari derivanti dall’apertura di alcuni esercizi pubblici attraverso i quali doveva essere gestito il mercato delle slot machine, e probabilmente il gioco d’azzardo, erano sorti contrasti in seno alla ‘ndrina, tra la famiglia Figliomeni, da un lato e Antonio Galea, Domenico Giorgini e Tito Figliomeni, dall’altro. In particolare, l’apertura di un bar, avvenuta probabilmente in una zona non di competenza della cosca, rischiava di contrastare gli interessi economici di altre componenti criminali presenti nella zona dell’Ontario. Di qui l’intervento di Riccardo Rumbo per dirimere la controversia sorta oltre oceano al fine di riportare la pace, necessaria per il perseguimento del “bene comune”.
Angela Panzera