Palermo. Operazione Iron Man 3: i Carabinieri sequestrano beni per un valore di 3 milioni di euro

Palermo. Il 5 agosto del 2010, i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno concluso una significativa operazione antimafia che, con l’esecuzione di 8 provvedimenti cautelari, ha decapitato il vertice delle famiglie mafiose di Ficarazzi, località dell’immediato hinterland orientale del capoluogo regionale – appendice del mandamento mafioso di Bagheria, nel quadro di “Cosa Nostra” siciliana.
Le misure sono state emesse dal Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano (Procuratore Aggiunto De Francisci, Sostituti Procuratori Di Matteo, Viola e Mazzocco), contestando l’associazione per delinquere di tipo mafioso, oltre ai reati di estorsione, danneggiamento e traffico di stupefacenti. L’operazione è il frutto di una prolungata attività investigativa avviata, sin dal mese di novembre del 2008, dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria sul territorio di Ficarazzi.
Le indagini hanno preso inizio dai numerosi attentati incendiari verificatisi a Ficarazzi a partire dal 2008 con un modus operandi (impiego di copertoni irrorati di benzina) indice di un’unica strategia, di evidente matrice mafiosa, con finalità intimidatorie ed estorsive. Sin dalle prima battute, è emersa la presunta posizione verticistica ricoperta nell’ambito del sodalizio criminale da Giovanni Trapani di 54 anni ritenuto il “reggente” di Ficarazzi, in virtù del controllo esercitato su quel territorio e della gestione diretta del racket delle estorsioni. Gli investimenti dell’organizzazione criminale scoperta dai Carabinieri si sono incentrati sullo sfruttamento del settore dell’edilizia che, attraverso la raccolta del pizzo, la cosiddetta “messa a posto” e la partecipazione coatta delle imprese mafiose ai lavori di quelle sane, garantisce nel lungo periodo, introiti cospicui, costanti e, soprattutto, puliti e giustificabili.
L’indagine “Iron Man”, attesta la pericolosa infiltrazione registrata nel territorio e nel tessuto sociale, economico ed imprenditoriale di Ficarazzi, è stata incentrata anche sull’assetto patrimoniale della locale famiglia mafiosa. In effetti, sin da subito è stato chiaro che, seppur in forma occulta, attraverso l’intestazione fittizia di società, titoli azionari, conti-correnti, beni immobili ed immobili, il Trapani avrebbe messo in piedi un florido e robusto impero economico, che sosteneva il proprio benessere personale e familiare, oltre a garantire la funzionalità del vicino mandamento mafioso di Bagheria, al quale risponde la famiglia mafiosa di Ficarazzi. Il costante flusso di denaro ha garantito sostegno economico a Cosa Nostra, soprattutto in questo momento storico nel quale la falcidia rappresentata dalle numerose operazioni di polizia condotte in questi anni, ha reso indispensabile qualsiasi canale di approvvigionamento di finanze.
Le risultanze investigative in proposito, frutto di un’indagine condotta dalla Compagnia Carabinieri di Bagheria, sono confluite, in un primo momento, in una misura cautelare patrimoniale, un decreto di sequestro preventivo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano, che ha assestato un colpo mortale al gruppo criminale intaccandone in maniera decisa e penetrante il patrimonio. Infatti, in data 15.10.2010, i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno provveduto all’esecuzione del provvedimento nei confronti delle imprese:

Nella circostanza si è proceduto al sequestro e successivo affidamento ad un amministratore giudiziale, appositamente nominato dalla Procura, di beni a valori, corrispondenti a:

per un valore complessivo pari a 3 milioni di euro.
Inoltre il tempestivo provvedimento ha consentito di scongiurare la possibilità che il Trapani, sicuramente in virtù di un piano appositamente predisposto in caso di un eventuale, temuto, arresto, sottraesse beni e valori alle indagini dell’Arma al fine di occultare il proprio patrimonio.
Proprio da questa situazione, hanno preso le mosse ulteriori indagini di natura patrimoniale, sempre finalizzate alla ricostruzione del patrimonio occulto di Giovanni Trapani, che per come scoperto dagli investigatori, aveva individuato nella provincia di Agrigento una zona favorevole per cospicui investimenti nel settore immobiliare e commerciale.
L’esito delle investigazioni è compendiato nel decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo (Dr. Riccardo Ricciardi), nei confronti del Trapani, cui i Carabinieri della Compagnia di Bagheria, unitamente al personale della Compagnia di Agrigento, in data odierna, hanno dato esecuzione. Nella circostanza si è proceduto al sequestro e successivo affidamento ad un amministratore giudiziale, appositamente nominato dalla Procura, dei seguenti beni:

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