Reggio Calabria. Alle prime ore di oggi i militari della Stazione Carabinieri di Saline di Montebello Jonico e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Melito Porto Salvo, diretta dal capitano Onofrio Panebianco, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Santoro Pangallo, 56enne e Leone Pangallo, 45enne, due fratelli di Roghudi, ritenuti gli autori di una violenta aggressione consumatasi a novembre 2010 in Roghudi Nuovo ai danni di una donna di Montebello Jonico.
La vicenda ha inizio il 25 novembre scorso quando, nottetempo, militari della Compagnia di Melito Porto Salvo intervengono nella popolosa frazione Caracciolino di Montebello Jonico presso l’abitazione di una donna di 39 anni (la vittima del delitto, appunto) su richiesta della figlia di costei. Ciò che si para davanti ai Carabinieri è la figura di una donna devastata in viso da numerose ferite e in stato di shock.
La complessità del quadro lesivo della vittima (trasportata d’urgenza presso l’ospedale di Melito Porto Salvo e da qui, a causa delle gravi condizioni in cui versava, trasferita presso il reparto di Neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dove giungeva in prognosi riservata), unita ai primi elementi investigativi acquisiti sull’autovettura della donna, che presentava nell’abitacolo numerose tracce ematiche e i segni, su entrambi i lati della carrozzeria, di sfregamenti ed urti, portavano ad escludere da subito l’accidentalità dell’evento, ipotesi inizialmente prospettata agli investigatori dalla stessa vittima, facendo propendere per la tesi che il grave atto fosse da ricondurre alla mano dell’uomo e non alla casualità di un incidente.
I risultati investigativi, confortati nella ricostruzione degli eventi anche dalle dichiarazioni della vittima che, dopo essere stata reticente sulle circostanze dei fatti, giorni dopo confermava completamente quanto si andava accertando, consentiva di porre all’attenzione del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Tripodi (titolare del fascicolo procedimentale) una considerevole mole di circostanziate fonti di prova che, condivise completamente dal Gip di Reggio Calabria, confluivano nella misura cautelare eseguita quest’oggi.
Ma qual è il movente di questo assurdo evento? Ciò che si ipotizza (e che sarà oggetto di ulteriore approfondimento investigativo) è che la causa scatenante dell’aggressione potrebbe essere stata il tentativo, posto in essere dalla donna, di sottrarre, dalla rivendita di frutta e verdura di Leone Pangallo (sita a Roghudi “Nuovo”), una forma di formaggio, azione non andata a buon fine per l’intervento degli odierni indagati.
La donna, dopo l’aggressione subita presso l’esercizio di rivendita, sarebbe stata trasportata e abbandonata in auto in centro a Melito, la vittima però, anziché recarsi al pronto soccorso, è tornata fino a casa, carambolando su parecchie macchine e cassonetti dei rifiuti a causa delle gravi ferite. Ciò spiega secondo gli investigatori le vistose ammaccature sull’autovettura. Nella disponibilità di Santoro Pangallo, i Carabinieri hanno rinvenuto una pistola cal. 7.65 con colpo in canna, oggetto di furto nel 1983.
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