‘Ndrangheta a Milano. Operazione Redux-Caposaldo: tra gli arrestati Paolo Martino

Milano. L’operazione “Redux-Caposaldo”, condotta all’alba di oggi dai carabinieri del Ros e dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, ha permesso di disvelare, una volta di più, la pervasività della ‘ndrangheta nel tessuto economico-imprenditoriale di Milano e del suo hinterland. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo, che ha portato all’emissione di trentacinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, ha fatto emergere il controllo capillare del commercio e degli appalti pubblici e che si concretizzava nell’attività estorsiva ai danni dei titolari di attività all’interno delle stazioni della metropolitana e dei chioschi che sorgono nelle vie del centro di Milano; nella conduzione del servizio di vigilanza in numerose discoteche, nella gestione delle aree di parcheggio esterne ai locali della “movida” meneghina; nel racket esercitato anche nei confronti degli spacciatori in diversi quartieri del capoluogo lombardo, oltre al tradizionale business dei clan, rappresentato dalla gestione della movimentazione terra.  Un capitolo a parte merita il controllo di cooperative attive nel settore della spedizione di plichi. Sulla base di quanto scoperto nel corso dell’attività investigativa, le cooperative controllate dalla ’ndrangheta avevano ottenuto  da un paio d’anni in subappalto dalla Tnt i servizi di consegna di pacchi e posta. Diverse conversazioni intercettate dagli inquirenti ed in cui gli interlocutori erano Pepè e Davide Flachi, lasciano, tuttavia, supporre che i clan condizionavano pesantemente la Tnt (ex Traco) da circa vent’anni. Tra le persone coinvolte nell’operazione odierna, figurano Giuseppe “Pepè” Flachi, il figlio Davide ed Emanuele Flachi, considerati tra i personaggi di maggior spessore criminale presenti a Milano, egemoni nelle zone della Bovisa, della Comasina e a Quarto Oggiaro. Sospettati di essere organici alla cosca Pesce, di Rosarno, a loro e ad altri undici soggetti è contestato  il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. In manette, con la medesima accusa, anche Paolo Martino, considerato la longa manus della cosca De Stefano, di Reggio Calabria, oltre a Giuseppe Romeo e Francesco Glicora che, secondo gli inquirenti, agivano in Lombardia in nome e per conto dei clan di Africo.

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