“Affaire Zappalà”. I Ros indagano sul coinvolgimento di un “Presidente” per far scarcerare l’ex consigliere regionale

Reggio Calabria. Di sicuro dev’essere un “pezzo grosso”. E non soltanto per il ruolo che ricopre, ma probabilmente anche per la stazza fisica. Una delle immagini più ricorrenti nelle registrazioni dell’impianto di videosorveglianza della casa circondariale di Nuoro, dov’è detenuto, è Santi Zappalà che mima, allargando le braccia e stringendo i pugni, una persona di corporatura robusta. Chi è la persona invocata dall’ex consigliere regionale Pdl, arrestato lo scorso dicembre nell’ambito dell’operazione Reale 3?

L’ex sindaco di Bagnara è finito in manette con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata dall’art. 7 della legge 291/90 per aver commesso il fatto con la finalità di agevolare l’attività dell’associazione. Zappalà, infatti, è uno dei politici “beccati” a Bovalino dai Carabinieri a chiedere voti e sostegno elettorale per le regionali in casa di Giuseppe Pelle, figlio del defunto capo carismatico della ‘ndrangheta ‘Ntoni “gambazza”. Pochi giorni dopo l’arresto la difesa di Zappalà ha incassato dal Tribunale del Riesame una prima vittoria, pur restando in carcere è caduto infatti il capo di imputazione relativo al “concorso esterno”, permanendo invece il reato di corruzione elettorale, nonché l’aggravamento dell’articolo 7.

E se ieri mattina Zappalà insieme ad altri 7 indagati ha scelto di essere processato con il rito abbreviato, da questa mattina la sua posizione potrebbe aggravarsi, coinvolgendo anche altre persone.

Sul tavolo della Procura della Repubblica c’è un’informativa dei Carabinieri del Ros di Reggio Calabria, diretti dal tenente colonnello Stefano Russo, che potrebbe dare il via all’atto secondo alla vicenda dell’ex consigliere dimissionario. Gli investigatori infatti parlano di un vero e proprio “Affaire Zappalà” in cui ci sarebbero 4 persone coinvolte in un disegno concepito per agevolare l’ex politico nella sua vicenda giudiziaria. Il personaggio più importante tra quelli coinvolti, secondo quanto emerge dalle intercettazioni successive all’arresto di Zappalà, è il “Presidente”: una figura che non è apparsa nelle indagini precedenti all’arresto, ma che si sarebbe adoperata nel tentativo di far scarcerare Zappalà. Gli uomini della Benemerita parlano di un intervento “decisivo” tanto che Antonino Zappalà, intercettato nel carcere di Nuoro, confortava il proprio fratello in questo modo: “… Per questo ti dico va bene, stai più tranquillo … Santo … mettitelo in testa che siamo vicini…“vedi di non nominare quello che …che non si è saputa la cosa che il Presidente gli aveva detto: «chi l’aviva a cacciare» …”

I parenti di Zappalà erano convinti che il proprio congiunto venisse scarcerato presto. Talmente sicuri che avevano lasciato nell’albergo sardo frequentato in occasione dei colloqui in carcere, l’Euro Hotel, una busta con gli effetti personali di Santi Zappalà, un telefonino, soldi e patente di guida. “Abbiamo fondati motivi Santo” gli diceva suo fratello, rassicurandolo che “San Valentino te lo passi con tua moglie”.

E si arriva così al 10 febbraio scorso, quando i parenti sono così convinti della scarcerazione in esito all’istanza presentata al Gip da giungere un giorno prima a Nuoro, raccomandandosi che in caso di interrogatorio avrebbero dovuto dire che erano andati in Sardegna perché preoccupati delle condizioni di salute del congiunto. Ma sono rimasti delusi. La difesa a febbraio aveva effettivamente presentato istanza di scarcerazione, il pm ha espresso parere negativo e anche il giudice per le indagini preliminari, il 10 febbraio, ha deciso che Zappalà doveva rimanere dietro le sbarre.

Antonino Zappalà: “Oggi non avevamo il colloquio Santo, noi eravamo venuti a prenderti, qua la situazione è così Santo, qua non è che si può vincere … qua la cosa più dura è stata … “non nci calau u cosu du concorso esterno” … che è decaduto… Stiamo lottando contro i mulini a vento. Tu sai? … io non lo so. Stiamo lottando contro i mulini a vento. Ma tu pensa … sai ieri … sai come ho viaggiato, ho detto io, abbiamo fatto il programma, lo prediamo e andiamo a mangiare, tutto quanto, quando è arrivato come ci siamo sentiti, perché ci è arrivata all’improvviso, no ho detto io … ci voglio essere io … Perché noi avevamo concordato all’udienza …. avevamo concordato all’udienza … pare che andasse tutto per il meglio … infatti io che gli ho detto l’altro ieri a Franca … facciamoci i biglietti e partiamo … e meno male che eravamo qua cosi … Non hai capito … ma noi eravamo convinti “di si” al cento per cento…l’abbiamo tentate tutte, le stiamo tentando tutte”.

Il fratello dell’ex consigliere intercettato esternava il proprio malcontento anche in considerazione, annotano i Carabinieri nell’informativa, delle persone che erano state interessate per la risoluzione della vicenda giudiziaria del fratello Santi : “Pensa tu … pensa tu … malgrado disponiamo … abbiamo gente … qua lo sai che siamo …”.

Secondo i Carabinieri, infatti, l’attivismo dei congiunti potrebbe aver travalicato il legittimo diritto di difesa dell’indagato. Accanto al regolare intervento dei due legali di fiducia, Tonino Curatola e Francesco Albanese, spiccano, insieme al non ancora identificato “Presidente” altre 3 figure: la prima è “quello della cancelleria” che era in contatto con una seconda persona, la quale, con ogni evidenza, veicolava le informazioni ad Antonino Zappalà. Secondo i militari il “cancelliere” aveva comunicato, per via mediata, alle persone che erano più vicine al detenuto, che erano “sotto controllo” ossia intercettate; ma le informazioni del “cancelliere”, scrivono i Carabinieri, non si limitavano solo a questo. Evidentemente l’addetto era a conoscenza anche dei risultati delle intercettazioni. Infatti aveva riferito che solo “qualcosa” si era venuto a sapere e che sicuramente era rimasta celata l’informazione più importante. Tale informazione riguarda proprio il “Presidente”, che non doveva essere assolutamente nominato.

Ruolo strategico nella vicenda, ancora, è quello del cugino di Zappalà. Si tratta di Agatino Antonio Gugliemo, detto Antonello, avvocato non esercitante in quanto funzionario presso la Corte d’Appello reggina. E’ a lui che Zappalà telefona, alle 3.56 della notte del 21 dicembre, quando i Carabinieri vanno ad arrestarlo, per farsi assistere durante le operazioni di perquisizione. Guglielmo è indicato dai carabinieri come il “dominus” nella vicenda, colui che intratteneva i rapporti con gli avvocati e con gli altri 3 soggetti. Un trait d’union anche con il resto della famiglia. Grazie alla sua posizione lavorativa e alle connesse conoscenze all’interno dell’apparato giudiziario, scrivono i Carabinieri del Ros, avrebbe potuto acquisire o ricevere, con anticipo rispetto alla normale procedura, informazioni sulla vicenda giudiziaria riguardante il cugino Santi Zappalà, come effettivamente sarebbe avvenuto.

La cognata a Santi Zappalà : “Tu devi pensare … tu devi pensare Santino … incompr. …la prima cosa che ha detto Antonello … hai capito … di stare attento tu … dice che farà di tutto … farà di tutto Santo”. Non soltanto la “vicinanza”, il sostegno morale e materiale al parente detenuto e alla sua famiglia. La vicenda secondo i militari del Ros potrebbe celare qualcosa di più serio.

I Carabinieri ipotizzano che l’illiceità della vicenda sia stata assolutamente confermata durante uno dei  colloqui in carcere, tra i due fratelli Santo e Antonino Zappalà: “per non passare guai sopra a guai, noi ci dobbiamo … lo sai che significa ” … non m’ ndii taccunu a tutti … a mia ed Antonello … ” mettitelo in testa che siamo vicini”.

In uno dei colloqui Santi Zappalà si informava: “Ma Antonello, Antonello sollecita sempre …no?”, e in un’altra occasione, sempre rivolto al fratello che lo aveva appena rassicurato “Perché già c’è stata la prima volta, e c’è pure la seconda volta, capisci?” Zappalà replicava così “Ma tu sollecita sempre … Ninì!” e contemporaneamente mimava il gesto di pagare.

Angela Panzera
Fabio Papalia

Exit mobile version