Inizia la guida di Newz.it per scoprire il territorio reggino immersi nella natura. Per gli amanti del cicloescursionismo, del trekking e del turismo eco-sostenibile
di Fabiano Polimeni – Pietro Gangemi – Adele Sergi Bova Marina-Bova (Anteprima 4750 metri) A fondo pagina i dati tecnici (con il percorso completo, anche la traccia GPS)Bova (Reggio Calabria). E’ la “capitale” dell’Area Grecanica la meta della prima tappa di Cicloesplorando, viaggio alla scoperta del territorio reggino in bici e a piedi. Le alternative al sentiero che abbiamo percorso, sono meno “estreme” e consentono, anche a chi non ha familiarità con gli sterrati, di visitare Bova restando sulle arterie principali. Da Bova marina, infatti, si possono raggiungere gli 800 mt. slm di Bova attraverso la SP24, itinerario che collega al centro grecanico attraverso due alternative, con un chilometraggio che varia tra i 10 e i 15km, a seconda del versante prescelto. In quest’anteprima, sveleremo i primi 4750 metri del sentiero sterrato che è stato affrontato per arrivare a Bova, assolutamente immersi nel verde delle aspre colline che sovrastano Bova marina. Una premessa è obbligatoria: le condizioni climatiche devono essere ideali, infatti, la natura argillosa del terreno rende impraticabile il sentiero in caso di pioggia. Il fondo è prevalentemente compatto, con tratti erosi dalle piogge che rendono necessario scendere dalla bici e superarli a piedi. I primi 4750 metri presentano due punti dove prestare attenzione a possibili animali liberi: come buonsenso vuole, è consigliato affrontare in gruppo questo come tutti i percorsi che si addentrano lungo sentieri secondari. Le pendenze che si incontrano sono a tratti molto impegnative, una sfida per il biker che vuole misurarsi tecnicamente, una chance per ammirare il paesaggio per gli escursionisti meno esasperati dal profilo sportivo che scenderanno dalla bici. Due sono i punti “estremi”, con picchi superiori al 25%: si incontrano al chilometro 3,4 e poco dopo il quarto chilometro. Sono pochi metri davvero, ma la sfida è di quelle avvincenti. L’itinerario presenta solamente due bivi: il primo (a inizio percorso, dopo aver superato il campo sportivo, al km 2.6 con il riferimento di un casolare sulla sinistra – zona dove si incontrano animali liberi) va imboccato a sinistra, per poi incontrare il ponte sul torrente Vena; il secondo bivio è al km 4.7, in corrispondenza di un albero sulla destra, in questo caso si prosegua sul tracciato principale, tenendo la destra. In generale, sono 4750 metri che alternano aspre rampe con tratti pianeggianti, buoni per recuperare le energie e ammirare il paesaggio lasciato alle spalle. Unica attenzione da prestare, gli animali liberi che si possono incrociare, oltre ad alcuni settori dal fondo particolarmente rovinato.
Cosa offre la Natura
Si accetta sempre con una sorta di compiacimento mitizzante la comune accezione che vede nel toponimo “Aspromonte” le peculiari caratteristiche del massiccio montuoso. Questa montagna è un imponente acrocoro, somiglia a un imponente cono vulcanico solcato alle pendici da profonde valli fluviali che scendono da ogni lato ripide e precipiti verso il mare, a loro volta divise da irti crinali. L’Aspromonte è una montagna davvero singolare, dai contenuti naturalistici contrastanti e misconosciuti: è impossibile avere una visione unitaria del posto, grazie alle notevoli varietà di microclimi distribuiti nel raggio di pochi chilometri quadrati. Il sentiero proposto ha inizio dall’abitato di Bova marina, centro del versante jonico esposto pienamente a mezzogiorno. Dopo un iniziale tratto in asfalto di 2 km circa, superate le ultime fattorie, inizia a inerpicarsi decisamente su fondo sterrato argilloso: i primi contrafforti sono di natura sedimentarea risalente al Pliocene; sembra quasi un paesaggio lunare; si osservano queste plaghe aride profondamente incise dai processi erosivi, qui molto intensi; la vegetazione arbustiva è quella tipica della macchia mediterranea, spesso degradata in “gariga”. E’ il paradiso del biker ambientalista: spesso i rari alberelli presenti, proprio per le caratteristiche di asprezza dei luoghi, assumono un portamento contorto e nanizzato, diventando veri e propri bonsai naturali (ponsai).
La stradina sale ripida e tortuosa, ora digradante in ampie radure erbose, che permettono una provvidenziale sosta su magnifiche balconate che si affacciano sulla pianura sottostante col mare in lontananza. Salendo e guadagnando quota, a sinistra del sentiero nel momento in cui si danno le spalle al mare, si scorge nel fondovalle l’ampio alveo biancheggiante della fiumara Amendolea, che dà il nome all’omonimo centro abitato sovrastato dai ruderi del castello, non molto distante in linea d’aria. E’ bene provvedere a un adeguato rifornimento idrico perché non ci sono sorgenti lungo il percorso, se non dopo essere arrivati alla destinazione finale di Bova. Negli ultimi chilometri, si attraversano terrazzamenti coltivati a frutteto e vigneto: meta per squisite scorpacciate di fichi seccagni, anche essiccati naturalmente sull’albero, grazie al particolare microclima caldo e asciutto della zona, che permette ai frutti di non ammezzire, conservandone serbevolezza e peculiari caratteristiche organolettiche dal gusto inimitabile. Il percorso è tecnicamente facile – tranne nei casi di maltempo, dove il vero ostacolo all’avanzamento è rappresentato dall’argilla estremamente plastica e collosa che aderisce tenacemente a copertoni e catena, al punto da impedirne l’avanzamento – ; il periodo consigliato per effettuare questo percorso è tutto l’anno, tranne i mesi estivi, a causa della pressoché totale esposizione sotto un sole implacabile, con scarse possibilità di incontrare provvidenziali zone in ombra. Tuttavia, è nella stagione primaverile che si può godere appieno dei colori e del clima mite che il sentiero offre.
Storia, Arte e Cultura
Calòs irtete stìn Chòra tu Vùa (Benvenuti a Bova). In estate come in inverno, c’è sempre un buon motivo per visitare questo borgo che abbraccia la roccia a 820 metri sul livello del mar Jonio. Bova – cuore della civiltà grecanica – ha origini antichissime, come testimoniano i ritrovamenti di armi in silicio dell’epoca neolitica, di schegge di ossidiana e frammenti di vasi risalenti alla prima fase della colonizzazione greca dell’Italia meridionale. Secondo la leggenda, una regina armena avrebbe guidato le sue genti sul monte Vùa, detto così perché luogo adibito al pascolo dei buoi. Il centro storico di Bova custodisce alcune pregevoli architetture come la Cattedrale di origine normanna – dedicata a S. Maria Isodia – realizzata su una precedente costruzione bizantina. Al suo interno è custodita la statua della Madonna col Bambino (1584), attribuita a Rinaldo Bonanno. Passeggiando tra i vicoli è possibile ammirare altre sei chiese: il Santuario di San Leo, la chiesa di San Rocco, la chiesa di Santa Caterina, la Chiesa dell’Immacolata, la Chiesa del Carmine, la Chiesa dello Spirito Santo. Nel largo antistante alla chiesa di San Rocco, desta interesse la presenza di un vecchio frantoio risalente alla fine del ‘700. Meritano, inoltre, attenzione i palazzi nobiliari sorti nel XVIII sec.: palazzo Mesiani-Mazzacuva e palazzo Nesci di Sant’Agata che si affaccia su Piazza Roma, cuore del paese. Inerpicandosi lungo le strette viuzze, inebriati dal profumo delle zagare e dei gelsomini, si arriva all’antico castello, ridotto allo stato di rudere. Da qui è possibile godere del bellissimo panorama sulla vallata, sulla curva dell’estrema punta d’Europa; seguire con lo sguardo il profilo delle coste siciliane e ammirare l’Etna che, imponente, si staglia sullo sfondo; inseguire le onde del mare che si rincorrono e sentire echeggiare le mille voci del passato. Bova è un luogo ricco di storia, un paese che vuole custodire il proprio retaggio culturale. Passeggiando tra i vicoli è ancora possibile sentire il ticchettio del vecchio telaio. Lana, lino, cotone e ginestra, raccolta sulle pendici aspromontane, sono elementi che vengono lavorati in modo artigianale dalle stesse tessitrici. I tessuti vengono di solito prodotti nella forma di teli rettangolari che cuciti a tre a tre costituiscono le coperte “vutane”. E’ ancora viva anche la lavorazione del legno. Durante le settimane di permanenza sui monti, i pastori intagliano gli oggetti nel legno di ulivo e di arancia, decorati con i simboli ricorrenti del sole, della luna, con motivi floreali e geometrici. Così sono creati: cucchiai (mistre), stampi per dolci (plumia) e formaggi (musulupare), collari per capre, stecche per busto. Se si sceglie di visitare il borgo nel mese di Agosto è facile ritrovarsi coinvolti in un’interessante serata del “Paleariza” (antica radice), festival etno-culturale-musicale che anima i paesi dell’area grecanica. Bova è cultura, tradizione, folclore. Bova è uno dei “borghi più belli d’Italia”.
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Strutture Turistiche a Bova Marina
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Strutture Turistiche a Bova Superiore
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