Reggio Calabria. E’ attesa per questo pomeriggio la sentenza della Corte d’Assise d’Appello sul processo Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale assassinato a Locri il 26 ottobre 2005, il giorno delle primarie dell’Ulivo, proprio davanti a Palazzo Nieddu del Riu, sede delle consultazioni della coalizione di centrosinistra.
Alla sbarra per il delitto del politico calabrese, ci sono Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino, condannati dalla Corte d’Assise di Locri, il 2 febbraio del 2009, alla pena dell’ergastolo; imputati anche Vincenzo Cordì e Carmelo Dessì , condannati in primo grado rispettivamente a 12 e 4 anni, Antonio Dessì ad 8 anni mentre, per l’altro imputato Alessio Scali, la Corte d’Assise di Locri decise di non procedere perché egli, pur essendo accusato del reato associativo, per questo capo d’imputazione era stato già condannato a 5 anni e 4 mesi nell’ambito del processo “Lampo”. Alla sbarra vi erano anche Bruno Piccolo, morto suicida, e Domenico Novella che venne processato con il rito abbreviato e condannato a 13 anni e mezzo per il delitto.
L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Fulvio Rizzo e dal sostituto procuratore Mario Andrigo ha chiesto alla Corte la conferma di tutte le condanne inflitte in primo grado e per i quattro già condannati all’ergastolo; Rizzo ha anche chiesto la condanna a nove anni di reclusione per associazione mafiosa, reato dal quale sono stati assolti in primo grado, mentre ha chiesto la riduzione da tre anni a 18 mesi dell’isolamento cui sono sottoposti. Il pg ha poi chiesto la conferma della condanna per associazione mafiosa per Carmelo Dessì e Antonio Dessì, mentre ha chiesto l’innalzamento della pena da 12 a 18 anni per Vincenzo Cordì, indicato come uno dei capi dell’omonima cosca.
La Corte si è ritirata da poco in camera di consiglio. Già questo pomeriggio, quasi certamente, sarà pronunciato il dispositivo della sentenza.
Angela Panzera