Palermo. Seguendo il filo delle fatture false emesse da un evasore totale, già sottoposto a verifica fiscale, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria si sono presentati presso la sede di una cooperativa palermitana operante nel settore del recupero di materiale da imballaggio (cassette in legno per la frutta) dove hanno sorpreso 12 lavoratori irregolari sui 15 presenti. Così i militari hanno provveduto ad accertare immediatamente le violazioni, diffidando il datore di lavoro a regolarizzare la situazione e a pagare più di 70 mila euro di sanzione.
Dagli approfondimenti svolti successivamente, è emerso che 9 dei 12 lavoratori “in nero” nel 2010 erano stati licenziati, solo sulla carta, proprio dalla cooperativa in cui hanno continuato invece ad operare e che da quel momento hanno anche illecitamente percepito il sussidio di disoccupazione.
Ovvia conseguenza, la denuncia di tutti e 9 alla Procura della Repubblica per truffa aggravata a danno dello Stato.
E’ stato questo uno dei primi casi di applicazione delle nuove procedure per la contestazione della cosiddetta maxi sanzione per il lavoro nero, da ultimo riviste dalla legge n. 183 del 4 novembre 2010 che ha esteso il potere di accertamento immediato con contestuale diffida – prima riservato al solo personale ispettivo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – a tutti gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria che si trovano a rilevare irregolarità sotto il profilo dell’impiego della manodopera. Tale innovazione, sveltendo la procedura, rende più celere la definizione del procedimento sanzionatorio ed ancor più penetranti i poteri esercitabili dalla Guardia di Finanza nell’ambito della propria attività ispettiva, fin dal momento dell’accesso in azienda.
I primi risultati del controllo non si sono fatti attendere: il datore di lavoro ha infatti regolarizzato la posizione di tutti i lavoratori pochi giorni dopo l’intervento delle Fiamme Gialle, mentre l’INPS ha da subito sospeso l’erogazione del sussidio avviando le procedure per il recupero dei contributi indebitamente fruiti, pari a circa 50.000 euro.
Ma i “guai” per la cooperativa non sono finiti: i Finanzieri hanno contestato costi non deducibili per circa 100.000 euro ed IVA indetraibile per circa 50.000 euro per l’utilizzo di fatture false, nonché ritenute non operate e non versate per più di 13.000 euro.
Il legale rappresentante della cooperativa, nonché l’amministratore di fatto, sono stati così denunciati per il delitto di dichiarazione fiscale infedele per l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Anche questo intervento è significativo dell’inquinamento del mercato ad opera di imprenditori non corretti che, utilizzando manodopera irregolare e gonfiando i costi con fatture false, riescono a garantirsi una competitività artefatta con alterazione della libera concorrenza ed a danno degli operatori onesti.
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