Gioia Tauro (Reggio Calabria). Avevano trovato un sistema tanto facile quanto collaudato per fare soldi gli undici arrestati di oggi con ordinanza del G.I.P. Silvia Capone di Palmi, sparire dopo aver versato un acconto per la merce acquistata. Complessivamente sono svaniti nel nulla, in pochi mesi, tra il 2006 ed il 2008, prodotti commerciali per quasi tre milioni di euro.
Proprio “easy” (facile in inglese) è, infatti, il nome scelto per l’operazione condotta oggi dai finanzieri di Gioia Tauro, alla quale hanno partecipato anche i colleghi dell’Arma e della P.S. presso i cui Comandi sul territorio sono state presentate alcune delle denunce da parte dei truffati. Dopo oltre due anni di indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo, insieme ai sostituti Stefano Musolino prima e Salvatore Dolce successivamente, i finanzieri hanno scoperto il sistema escogitato dai fratelli A.R. e L.R., da E.R. e da R.C., ai quali viene per questo contestato il reato di associazione per delinquere finalizzato alla truffa, oltre a varie altre ipotesi di delitto quali riciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria.
I quattro, dopo avere ottenuto la fiducia di varie ditte, prevalentemente con sede nel Nord Italia, hanno acquistato e fatto sparire merce di vario tipo, trapani, condizionatori d’aria, pellets (combustibile per stufe) generi alimentari, addirittura confetti prodotti a Sulmona, senza, poi, pagarne il corrispettivo.
Non manca sullo sfondo la presenza delle cosche della piana visto che L.R. è sposato con D.D.M., figlia del defunto Domenico Molè (cl.43), deceduto in carcere diversi anni addietro, uno dei maggiori esponenti dell’omonima cosca. Anche la madre di D.D.M., C.P., a sua volta, è figlia del boss Domenico Piromalli (cl.23), deceduto da oltre vent’anni. Proprio il matrimonio tra i coniugi Domenico Molè e C.P. a suo tempo sancì la storica alleanza tra i due clan, oggi considerata finita dopo l’uccisione di Rocco Molè, avvenuta il 2 febbraio del 2008 in seguito ai disaccordi tra le due famiglie sulla gestione dei servizi all’interno dello scalo portuale ed al prepotente ingresso in quegli affari degli Alvaro di Sinopoli.
Ovviamente, le aziende acquirenti, tra queste le ditte omissis per oblio, omissis per oblio, omissis per oblio, omissis per oblio, omissis per oblio, omissis per oblio, omissis per oblio, omissis per oblio, e omissis per oblio, tutte di Gioia Tauro e San Ferdinando, risultavano intestate ai classici “prestanome” che profumatamente ricompensati, assumevano la titolarità delle imprese, di fatto inesistenti.
Per raggiungere il risultato l’organizzazione che ha curato ogni particolare, dalla costituzione della falsa impresa presso la camera di commercio, all’acquisizione della partita IVA, dal contratto per la linea telefonica e per l’immancabile fax, all’apertura, con somme esigue, di conti correnti bancari presso primari istituti.
In questo un ruolo fondamentale è stato svolto da L.R., mente finanziaria del gruppo che curava proprio l’apertura dei conti correnti. Insomma c’erano tutti gli ingredienti per ingannare anche l’imprenditore più navigato.
Si tratta di circostanze pienamente confermate in sede di interrogatorio da uno dei prestanome utilizzati dagli associati. L’uomo che aveva assunto il ruolo di magazziniere ha recitato così bene la sua parte tanto che gli ignari venditori effettuavano le spedizioni seguendo alla lettera le sue precise indicazioni sui luoghi e sugli orari di consegna, oltreché sulle attenzioni da seguire affinché la merce non venisse danneggiata nel trasporto.
Tutto filava liscio fin quando, al momento della riscossione dei corrispettivi, cominciavano i primi problemi, al telefono non rispondeva più nessuno, i nomi risultavano di fantasia, gli assegni e le cambiali consegnati erano privi di provvista, ovvero provenienti da lotti di titoli di cui era stato denunciato lo smarrimento.
Le aziende utilizzate, una volta bruciate, venivano destinate al fallimento e rapidamente sostituite, ““saltata la ditta omissis per oblio, (dice ancora il magazziniere), si è iniziato con la ditta omissis per oblio, omissis per oblio l ‘ho trovato io, l ‘ho presentato a omissis per oblio””.
Durante i controlli, per giustificare il possesso della merce, ai finanzieri, sono state anche presentate fatture di acquisto fasulle, preparate da ditte compiacenti, anch’esse inesistenti, come, ad esempio la omissis per oblio e la omissis per oblio entrambe con sede in Gioia Tauro.
Gli inquirenti pensano che all’elenco delle quasi 500 denunce già presentate, che portano ad oltre 70 il numero dei soggetti complessivamente indagati, potrebbero aggiungersene altre ora che la frode è venuta allo scoperto.
ELENCO SOGGETTI DESTINATARI ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE (RIMOSSO PER OBLIO)
- R.C., nato a Gioia Tauro cl.1969, per i reati di cui agli artt. 56, 61, 110, 112, 640 C.P.;
- S.C., nato a Gioia Tauro cl. 1977, per il reato di cui all’art. 416 C.P.;
- V.C., nato a Gioia Tauro cl. 1984, per il reato di cui all’art. 416 C.P.;
- S.P.K., nato a Radom (PL) cl. 1984, per i reati di cui agli artt. 48, 61, 81, 110, 112, 416, 479, 493, 494, 640, 648 BIS C.P.;
- E.R., nato a Gioia Tauro cl 1952, per i reati di cui agli artt. 61, 110, 112, 640 C.P.;
- A.R., nato a Locri (RC) cl. 1964, per i reati di cui agli artt. 48, 56, 61, 81, 110, 112, 416, 469, 476, 479, 482, 493, 494, 640 C.P. e 216 e 291 R.D. 267/42;
- L.R. nato ad Atripalda(AV) cl. 1967, per i reati di cui agli artt. 48, 81, 110, 112, 416, 469, 476, 477, 479, 482, 485, 493, 494, 640 C.P., 216 e 291 R.D. 267/42;
- F.S., nato a Taurianova (RC) cl. 1981, per i reati di cui agli artt. 61, 110, 640 C.P.;
- E.V. nata a Lecco cl. 1986, per i reati di cui agli artt. 61, 81, 110, 112, 416, 640 C.P..
- A. D. cl. 88
- M. F. cl. 86
Sono ancora in corso le attività di ricerca di altri due soggetti destinatari di provvedimento cautelare.