di Fabio Papalia
Reggio Calabria. Trascorreva la latitanza comodamente a casa propria, in un appartamentino di un complesso popolare formato da mini-appartamenti familiari a schiera. Due piani con il soggiorno e la cucina al pianterreno e 2 camere da letto al secondo piano in pieno centro, in via Enrico Toti, alle spalle del Comune e di fronte alla Caserma dei Carabinieri. E’ lì che ieri sera gli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese, e della Sezione investigativa del Commissariato di Siderno, diretto dal vice questore aggiunto Stefano Dodaro, lo hanno catturato, nel piccolo bunker che si era ricavato dietro al mobile della cucina. Era una sorta di “panic room”, un incavo alto 1 metro e mezzo e lungo lo stesso, a cui si accedeva spostando il mobile cucina tramite un meccanismo semplice quanto ingegnoso. Un posto angusto reso confortevole solo da qualche cuscino coi cuoricini. Lì dentro però c’era anche un televisore col quale il latitante poteva vedere le immagini delle telecamere a circuito chiuso che aveva installato all’uscio di casa, sia sul davanti che sull’entrata posteriore. Poteva monitorare i movimenti della polizia durante i controlli, e uscire dal covo con la certezza che gli sbirri se n’erano andati. Non questa volta. Dopo nemmeno un’ora di lavoro gli investigatori hanno avuto accesso al covo, e quindi al latitante, che non ha opposto resistenza. L’uomo, che viveva in casa con la famiglia, c’erano anche i due nipotini, figli della sorella, non era armato. Solo all’uscita di casa vi sono stati alcuni attimi di tensione, quando i poliziotti hanno trovato ad attenderli per strada qualche decina di africoti, ma con sangue freddo e professionalità anche questo intoppo è stato superato e il latitante assicurato alla Giustizia.
Santoro Favasuli, 38 anni, era ricercato dal 2005 per l’omicidio di Antonio Giorgi, avvenuto in quell’anno vicino al cimitero di Africo, deve scontare 30 anni di reclusione per una condanna definitiva per quell’assassinio, che cade in un periodo fondamentale nella lunga scia di sangue della faida di San Luca. Con l’omicidio Giorgi, infatti, si avrà un riacutizzarsi della faida, che porterà poi alla strage di Natale e alla famigerata strage di Duisburg.
L’omicidio di Antonio Giorgi, avvenuto il 31 ottobre 2005, fu infatti la risposta all’assassinio del fratello di Santoro Favasuli, ossia Salvatore Favasuli, classe ’84, avvenuto il 6 gennaio del 2005 a Casignana, in contrada Palazzi. Per quest’ultimo omicidio il 19 novembre dello scorso anno fu arrestato dai Carabinieri Domenico Giorgi (leggi l’articolo), fratello di Antonio. Salvatore Favasuli, all’epoca dell’omicidio era indagato per traffico di sostanze stupefacenti, circostanza questa che fece inizialmente pensare a un regolamento di conti maturato nell’ambiente delal criminalità organizzata dedita al traffico di stupefacenti. Secondo la più recente ricostruzione degli investigatori, invece, l’omicidio di Salvatore Favasuli avvenne per vendetta passionale, poiché la vittima stava intrattenendo una relazione sentimentale con l’allora fidanzata di Domenico Giorgi, oggi sua moglie, Iolanda.
Una volta ucciso Salvatore Favasuli per mano di Domenico Giorgi , non tardò la risposta. Il fratello della vittima, Santoro Favasuli, uccise Antonio Giorgi, il fratello dell’assassino. Senonché la catena omicidiaria si inquadra nella più complessa ed esplosiva faida di San Luca, in quanto da un lato Domenico Giorgi risulta legato da vincoli di parentela con gli Strangio e dall’altro, Salvatore Favasuli era parente della moglie di Francesco Pelle alias “Ciccio Pakistan”. In pratica la miccia che, dopo anni di rancoroso silenzio, riaccese la faida tra le famiglie Pelle-Vottari e gli Strangio-Jancu. Dopo la morte di Antonio Giorgi, infatti, seguirono il tentato omicidio di “Ciccio Pakistan” la notte del 31 luglio 2006, la cui risposta si concretizzò con la “strage di Natale” del 25 dicembre dello stesso anno in cui perse la vita Maria Strangio. Una scia di sangue che è arrivata poi fino in Germania, con la strage di Duisburg.
La soddisfazione degli investigatori.
Legittima la soddisfazione del Questore Carmelo Casabona, che questa mattina ha annunciato i dettagli della cattura insieme al capo della Mobile, Renato Cortese, al suo vice Luigi Silipo (che proviene proprio dal Commissariato di Siderno) e all’attuale dirigente del Commissariato più importante della Locride, Stefano Dodaro. In quasi due anni sono 31 i latitanti assicurati alla Giustizia dalla Polizia, segno tangibile, ha detto il Questore, dell’impegno e delle risorse impiegate in questo settore ritenuto strategico. Accanto all’attività repressiva più squisitamente investigativa, che ha portato all’esecuzione di numerosissime operazioni contro le cosche di Reggio e provincia, va di pari passo una caccia senza quartiere ai latitanti. “Sono sempre attivi – ha ricordato il Questore – e anche dalla latitanza continuano a esercitare un controllo del territorio, catturarli significa indebolire il controllo mafioso del territorio”. Renato Cortese invece ha sottolineato l’ottima sinergia messa in campo già da tempo tra la Squadra Mobile del capoluogo e le sezioni investigative dei vari commissariati, che li fa agire “come un’unica squadra di polizia giudiziaria”, in modo tale da tenere il fiato sul collo sui latitanti così in città quanto nel più piccolo e remoto paese di provincia.