Migranti. Sull’Osservatore Romano l’elogio del “Modello Riace”

Riace (Reggio Calabria). Con un editoriale pubblicato in prima pagina e dal titolo “ Migranti, tragedia senza fine: cinquecento persone mancano all’appello”, l’”Osservatore Romano”, il quotidiano della Santa Sede, ha fatto un pubblico elogio delle forme di accoglienza che hanno accompagnato a Riace il fenomeno della migrazione. Nell’analisi di Lucetta Scaraffia si sottolinea, infatti, che nel Comune che si affaccia sul mar Jonio, si è concretizzata una “risposta positiva al problema dell’immigrazione”. Già diversi anni fa, con l’arrivo di trecento cittadini curdi, la vita di Riace andò incontro ad una svolta positiva, dopo decenni in cui sembrava che lo spopolamento fosse ormai irreversibile, facendo sì che “oggi il centro antico, che per decenni era stato abbandonato e si stava deteriorando irrimediabilmente, è tornato alla vita. Lo abitano immigrati di varie provenienze, tutti profughi politici, che i cittadini di Riace hanno accolto. Gli immigrati hanno avuto un tetto, qualcosa da mangiare ma anche, cosa ben più importante, un lavoro: all’interno delle antiche mura, infatti, sono nate tante piccole aziende artigianali, ceramica, tessitura, preparazione di prodotti alimentari, dove lavorano, fianco a fianco, italiani e immigrati”. Mettendo sul piatto “inventiva, coraggio e fantasia”, grazie alla perseveranza del sindaco, Mimmo Lucano e all’operato dell’associazione “Città futura don Puglisi” cui hanno dato vita “ragazzi del luogo intorno alla chiesa parrocchiale”, è stato possibile creare “Una situazione nella quale i benefici reciproci sono chiari a entrambe le comunità e la convivenza non risulta difficile”. La risposta civile ed improntata ad autentici valori di umanità  in un contesto culturale nazionale in cui “L’arrivo di questa ondata di migranti  ha di nuovo messo in moto nell’opinione pubblica italiana il dibattito fra chi li vuole accogliere e chi li vuole respingere. Questo, mentre davanti ai nostri occhi sfilano immagini drammatiche e coinvolgenti, tra speranza e disperazione: da una parte, la madre che ha partorito nel barcone, riuscendo a salvare se’ e la piccola, dall’altra i corpi dei molti che muoiono fra le onde, vittime dei trafficanti di esseri umani, oltre che del maltempo e di imbarcazioni fatiscenti. La Chiesa predica il dovere, che è  umano e cristiano, dell’accoglienza nei confronti di chi è più sventurato di noi, che oltre tutto di lavoratori immigrati abbiamo assolutamente bisogno”.

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