Processo “Chiosco Grigio”. Il Pg chiede la conferma delle condanne

Reggio Calabria. Processo d’appello “Chiosco grigio”. Questa mattina si è registrata la requisitoria del sostituto procuratore generale Francesco Mollace, il quale ha chiesto alla Corte (Pratticò presidente, a latere Crucitti e Cappuccio relatore) la conferma delle condanne inflitte in primo grado nel maggio dello scorso ai 14 imputati dal gup reggino Santo Melidona.
Nello specifico il gup ha inflitto le seguenti condanne: Pietro Amante, anni 10 e mesi 8; Gianpietro Amoruso, anni 14; Salvatore Bueti, anni 2 e mesi 4 ed euro 5.000 di multa; Rocco Giuseppe Callipari, anni 11 e mesi 4; Paolo Capineri, anni 4 ed euro 14.000 di multa; Marco Conti, anni 10 e mesi 8; Franco Cortellessa, anni 1 e mesi 8 ed euro 3.000 di multa; Ani Cubaniti, anni 4 e mesi 8 ed euro 14.000 di multa; Bruno Ferrò, anni 8;Alberto Gaviano, anni 9 e mesi 4; Gianluca Miserocchi, anni 16; Massimo Schenone, anni 6 ed euro 16.000 di multa; Gianfranco Sedda, anni 6 e mesi 8 ed euro 22.000 di multa; Maurizio Suraci, anni 10; Salvatore Trimboli, anni 9 e mesi 4.
Sempre in primo grado il gup Melidona ha invece assolto: Valter Anzil; Rocco Coluccio; Carmelo D’Angelo; Lorenzo D’Angelo; Giovanni Di Fazio; Salvatore Femia; Stefano Germanò; Roberto Bernardo Masera; Luca Mazzaferro; Giancarlo Picerna; Maurizio Panarinfo.
Il processo “Chiosco grigio” nasce dall’inchiesta della Guardia di Finanza, nel febbraio del 2009, sulle attività illecite di un’organizzazione legata alle cosche della locride. Un gruppo capace di avere anche contatti con esponenti di spicco del traffico internazionale di droga, dal Sud America al Medio Oriente. In principio, secondo i magistrati della Dda, l’organizzazione era in grado di piazzare in Italia fino a 60 chilogrammi di cocaina al mese, sfruttando le moderne tecnologie e ordinando i carichi di cocaina anche via email. Dalla Colombia la polvere bianca arrivava in Spagna dove avveniva lo stoccaggio. La medesima operazione veniva eseguita in terra iberica con l’hashish proveniente dalla Turchia in quantità industriali. Altre zone nevralgiche per lo smercio di stupefacente erano situate in Piemonte, Lombardia, Lazio e Campania. L’operazione si chiamò “Chiosco grigio” perché questo era un luogo dove solitamente alcuni indagati si davano appuntamento per parlare dei propri affari illeciti. Durante le indagini furono anche sequestrati 170 kg di cocaina. L’udienza del processo d’appello è stata aggiornata al prossimo 27 aprile, per gli interventi degli avvocati Domenico Neto, Cavallaro, Mecca, Bottoni, Onesti, Zaina, e Vanni. Un’altra udienza è fissata al 5 maggio per le arringhe degli avvocati Taddei, Araniti, Managò, Grosso, Murgo, Tanzi, Iaria e Di Vece.

Angela Panzera

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