Monte Nardello: da base radar a specchio della decadenza

Chi si trovi a vagabondare per l’Aspromonte e percorra la strada che da Gambarie conduce a Polsi, troverà uno strano spettacolo in mezzo ai boschi. Una garitta all’imbocco di un sentiero che conduce a un piccolo altopiano con fabbricati, tralicci, una rete di recinzione: tutto in pessimo stato di conservazione. Il luogo è Monte Nardello, quel che si vede era una Base USAF. La struttura fu aperta alla fine negli anni 60 e faceva parte di una rete di stazioni radar che serviva a monitorare l’attività dei paesi del Patto di Varsavia. Dalla Norvegia attraversava l’Europa, l’Italia sino in Sicilia; continuava poi in Turchia. Osservandola sulla carta geografica era un enorme c con la parte concava rivolta a Est. Nel 1980, dinanzi alla base si terminò una marcia contro l’installazione degli euromissili. Ma l’episodio più singolare accadde nel 1968. In un’auto – ferma lungo il ciglio della strada – fu scoperto il cadavere di un giovane tedesco, Lothar Honle, suicidatosi con i gas di scarico. Sull’auto fu trovata una mappa, dove erano segnate alcune basi militari. Non fu rintracciato nessun parente e Honle fu sepolto nel cimitero di Santo Stefano in Aspromonte. Nel luglio del 1991, l’allora Ministro della Difesa USA, Richard Cheney annunciò il ridimensionamento della presenza militare USA nel Vecchio Continente. Tra le basi da chiudere: Monte Nardello. I satelliti e il crollo dei regimi comunisti dell’Est rendevano ormai inutile la sua presenza. Negli anni, il legame tra gli americani e i calabresi si era consolidato. Molti militari avevano sposato donne del luogo. Dopo la chiusura, la struttura passò allo Stato italiano e cominciò la decadenza. Furono formulate varie ipotesi di recupero e riconversione: rimasero tali come i fatti manifestamente attestano.

Tonino Nocera

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