Reggio Calabria. «È la poca attenzione al problema che fa dormire il problema». È questa la consapevolezza che ha guidato la Guardia Costiera di Reggio Calabria, in collaborazione con le altre unità operative costiere della regione, le Polizie Provinciali e i tecnici dell’Arpacal, ad affrontare una delle problematiche più urgenti che tormentano la Calabria: l’inquinamento marino e costiero dovuto, tra gli altri, al mal funzionamento degli impianti di depurazione presenti sul territorio.
Alla tavola rotonda di quest’oggi, svoltasi presso la Sala Riunioni della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, erano presenti il Direttore Marittimo, Vincenzo De Luca, e il Capitano di Corvetta, Francesco Terranova, i quali hanno presentato un documento programmatico sui porti e litorali calabresi, contenente le informazioni riguardo le analisi svolte sul campo, la raccolta di dati e le attività di intervento repressive e preventive. Questo studio rientra nel contesto di una gestione integrata dell’ambiente marino e costiero nazionale, il cui scopo principale è la valorizzazione delle coste delle quattordici regioni italiane bagnate dal mare. A tal fine, è stata svolta un’attività di monitoraggio dei litorali per fotografarne l’attuale situazione e dare così modo agli enti preposti di ottenere delle informazioni precise e obiettive e mettere in moto le giuste iniziative di sviluppo in campo turistico e balneare, oltre che industriale in riferimento ai porti presenti sulla fascia costiera.
Questi i macrodati: per l’analisi di circa 800 km di costa calabrese, sono stati impiegati 125 unità tra tecnici e personale delle capitanerie di porto; sono stati effettuati 740 controlli, di cui 150 sui depuratori e 590 sulle condotte; sono state accertate 174 violazioni, di cui 130 amministrative, quali la mancanza di autorizzazione allo scarico, e 44 penali, dovute all’illecito smaltimento dei rifiuti.
Risulta, così, che la Calabria è una delle regioni più degradate dal punto di vista degli impianti di depurazione: 29 comuni sono privi di tali impianti, 39 depuratori sono obsoleti e necessitano di veri e propri interventi di rifacimento, 56 impianti sono senza autorizzazione allo scarico, 23 comuni non sono collettati ai depuratori. Ma nello stesso tempo, la regione si è presa carico di questo problema dal momento che su 8000 km di costa italiana, il 10% è litorale calabrese. Infatti, durante lo svolgimento dei rilievi e per l’impegno mostrato da ciascun comune coinvolto, è stato possibile avviare delle attività di risanamento, alcune tuttora in corso, per potenziare o creare ex novo impianti di depurazione all’avanguardia.
Lo studio svolto dal personale delle Guardie Costiere calabresi rappresenta un grande contributo per la realizzazione di una banca dati condivisa, da rinnovare anno dopo anno, in riferimento non solo agli impianti di depurazione ma anche all’effettivo stato delle coste, metro dopo metro.
Elisa Cristiano