di Fabio Papalia
Reggio Calabria. Un anno, tre mesi e diciassette giorni. «Finalmente posso dire ciò che penso e la sofferenza patita per le accuse mosse su una presunta responsabilità morale degli attentati». Li ha contati uno per uno i giorni, l’avv. Lorenzo Gatto, noto penalista del foro di Reggio Calabria. Tanto ci è voluto finché la Procura di Catanzaro ha da poco ultimato l’indagine sulle bombe ai magistrati, individuando movente, mandanti ed esecutori. E così ad un anno e 3 mesi e 17 giorni di distanza, l’avv. Gatto adesso può parlare dell’indagine, e delle accuse e insinuazioni che lo hanno visto suo malgrado co-protagonista della vicenda accanto al magistrato Francesco Neri.
Questa mattina il penalista ha convocato una conferenza stampa presso il suo studio legale, in via Vico Posta, proprio per puntualizzazioni sulla sua posizione. Oltre un anno di doveroso silenzio, e adesso è un fiume in piena. Quasi un’ora di conferenza stampa, un monologo circostanziato e dettagliato, ma non un’arringa difensiva, questa volta è l’avvocato che passa all’attacco, il suo è un j’accuse. Alla sbarra una motivazione poi rivelatasi del tutto estranea alle reali cause che hanno determinato la strategia dinamitarda contro la magistratura reggina. Nello studio del penalista risuonano le parole del procuratore generale Salvatore Di Landro, in un’intervista televisiva in cui afferma che un’avvocatessa presa dalla paura avrebbe anticipato la collocazione della bomba. Gatto, quindi, con un faldone gigantesco sulla scrivania, si sofferma a leggere la relazione che lo stesso Di Landro ha scritto e inviato tra gli altri al Ministro della Giustizia Angelino Alfano pochi giorni dopo il primo attentato alla Procura Generale.
Sostanzialmente, nella relazione, il Pg Di Landro sostiene che da quando egli stesso ha assunto il ruolo di Procuratore Generale, l’unico “fatto nuovo” era stato il suo stesso intervento per la sostituzione, con l’assenso del collega, del pm Neri nel processo per l’uccisione della guardia giurata Luigi Rende.
La relazione del procuratore generale Salvatore Di Landro al Ministro della Giustizia:
Le cause della bomba, scrive Di Landro, sono riconducibili “a un fatto nuovo, non potendosi evidentemente fare riferimento alla generale pur alacre e impegnata attività pregressa. Invero mai in passato quest’ufficio aveva dato luogo a segni di insofferenza mafiosa, esso potrebbe individuarsi nella manifesta determinazione di un controllo più diretto e approfondito da parte mia nei processi di appello, con una mia maggiore attenzione ai processi di rilievo. In quest’ottica non può sottacersi che vi è stato il mio intervento rivolto alla sostituzione del magistrato designato da questa Procura Generale, col consenso dello stesso, con altro magistrato di quest’ufficio, nel processo contro Familiari Giovanbattista più cinque”.
“Con il riferimento al periodo temporale precedente l’attentato – prosegue Di Landro nella relazione letta dall’avv. Gatto – per quanto riguarda l’attività dell’ufficio, ho riferito che non vi è stato nulla di particolare da segnalare, tranne l’episodio della sostituzione del dott. Neri e i susseguenti fatti che esporrò se pur brevemente nel rispetto del segreto istruttorio premettendo che mi occupo di processi penali da 25 anni, e nonostante mi sia interessato delle cosche più agguerrite ed efferate dai Ruga di Monasterace ai Piromalli di Gioia Tauro passando per tutte le cosche della città di Reggio Calabria. Invero ho sempre vissuto con grande serenità, ritenendo che l’unica difesa dovesse essere la mia correttezza”.
La telefonata di Pignatone
Di Landro spiega nella relazione di avere ricevuto una telefonata dal procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone in cui quest’ultimo segnalava che nel processo iniziato in Corte d’Appello contro gli autori dell’omicidio di Rende, si era verificata “un’antipatica situazione che vedeva quale sostituto procuratore generale il collega Francesco Neri, e come difensore, unitamente all’avv. Managò, l’avv. Lorenzo Gatto”. “Invero l’aspetto disdicevole e preoccupante consisteva nel fatto che, per come era emerso anche dai giornali a carattere nazionale, spesso l’avv. Gatto aveva assistito il collega Neri in numerosi procedimenti di carattere amministrativo, non escluso dinanzi al Csm, e di carattere penale, per cui è largamente presumibile che vi fosse un rapporto particolarmente intenso tra il dott. Neri e l’avv. Gatto, con l’anomalia nascente dal fatto che quest’ultimo era al tempo stesso difensore del sostituto procuratore generale delegato al processo, e dell’imputato. Ritengo che la telefonata del dott. Pignatone fosse stata preceduta da doglianze che il suo ufficio aveva ricevuto dal difensore di parte civile, l’avvocatessa Giulia Dieni, che aveva lamentato qualche anomalia procedimentale nel corso della prima udienza d’appello con riferimento alla condotta del collega Neri. In quei giorni rivestivo ancora la funzione di sostituto procuratore generale anche se già dalla fine di ottobre ero stato designato dal plenum del Csm quale procuratore generale. All’epoca il procuratore generale facente funzioni era il collega Franco Scuderi, nella sua qualità di avvocato generale, anche se era imminente il mio insediamento. Io riferii subito il fatto al collega Scuderi e dopo qualche giorno partì per Roma per partecipare a un incontro organizzato dal Csm con i procuratori generali. Al mio ritorno domandai a Scuderi se avesse risolto il caso, ed egli rispose che ne aveva parlato col collega Neri ma lo stesso aveva tergiversato, dicendo che se ne sarebbe parlato più avanti nel corso dell’istruttoria. Dopo il mio insediamento, avvenuto il 26 novembre, chiamai il collega Neri e gli dissi che a mio avviso il problema era serio, poiché erano ufficiali i suoi strettissimi rapporti con l’avv. Gatto, con cui potevano essere sottese anche questioni di natura economica in ordine alle prestazioni professionali svolte in suo favore”.
La sostituzione di Neri con Scuderi
“Il dott. Neri si rese conto della gravità del caso e convenimmo che alla successiva udienza del giorno 11 dicembre sarebbe andato il collega Scuderi”. “Tale avvicendamento venne facilitato dal fatto che il collega Neri sarebbe andato in ferie fino all’8 dicembre, e che pertanto avrebbe potuto prolungarle con facilità fino al giorno dell’udienza, peraltro il nuovo magistrato designato era l’avvocato generale e pertanto tale avvicendamento non sminuiva il prestigio del dott. Neri. Difatti giorno 11 dicembre partecipò al processo il dott. Scuderi, il quale mi riferì in seguito che in effetti il clima e la contrapposizione tra lui e la difesa fu molto forte al punto che andando via dall’udienza fu inusualmente salutato con tono allusivamente minaccioso dalla gabbia degli imputati”.
– Un imputato, chiosa l’avv. Gatto, gli disse “buongiorno procuratore” –
L’avvocatessa Dieni intimorita
“Alcuni giorni dopo venne nel mio ufficio l’avvocatessa Giulia Dieni, difensore di parte civile nel processo Rende, molto spaventata, per dirmi che era sua intenzione rinunciare al mandato, perché terrorizzata dalla reazione che avrebbe avuto il carcere. Infatti alcuni giorni prima aveva incontrato il collega Neri, il quale, contrariamente alla sua nota affabilità, non l’aveva nemmeno salutata, e dopo aver visto l’avv. Gatto, il quale l’avrebbe aspramente redarguita, dicendole che a seguito della sua segnalazione alla Procura della Repubblica si era messo in moto il meccanismo che aveva portato alla sostituzione del procuratore Neri. Io la tranquillizzai dicendole che non si poteva tollerare una sua rinuncia all’esercizio del fondamentale diritto di difesa e le aggiunsi che l’eventuale sua rinuncia avrebbe portato un’immediata conseguenza da parte mia di affrontare in sede disciplinare il problema della condotta del collega Neri. A queste mie obiezioni lei si convinse e si alzò salutandomi, dicendo tra l’altro che il carcere le avrebbe fatto mettere un’altra bomba (in precedenza aveva già subito altri attentati)”.
Il processo Rende
“Al procuratore di Catanzaro ho riferito anche in ordine a due importanti riunioni che si tennero la mattina dell’attentato. La prima di carattere investigativo, tenutasi alle ore 9 presso questa Procura Generale, assente perché fuori sede il dott. Neri, nel corso del quale esaminammo i possibili scenari. Si fece uno spontaneo riferimento da parte del dott. Scuderi alla vicenda del procedimento Rende. La seconda alle ore 11 nella quale il Prefetto tenne una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presente anche il collega Scuderi, e anche a seguito della narrazione di quest’ultimo del clima del più volte riferito procedimento penale il Prefetto insistette e dispose in favore del dott. Scuderi la misura della protezione e della tutela e rafforzamento della misura della protezione già da me fruita nonostante le nostre resistenze. Infine riferì anche che per quanto di mia conoscenza anche in primo grado l’avv. Gatto era interessato alla difesa degli imputati del processo Rende”.
Indiretta conferma della causale originariamente prospettata
“Successivamente è stata sentita dal procuratore della Repubblica di Catanzaro l’avvocatessa Giulia Dieni, la quale ha confermato per quanto mi risulta pienamente, pur con le normali lievissime divergenze, la mia esposizione nella parte che la riguardava. Il tempo trascorso dall’assunzione testimoniale dell’avvocatessa Dieni ha consentito una indiretta conferma della causale originariamente prospettata. Non ne è emersa altra. Giova ricordare che il mio insediamento è avvenuto il 26/11/2009 e assolutamente nulla di particolare si è verificato nel brevissimo lasso di tempo tra la predetta data e l’attentato dinamitardo. Del resto se ve ne fosse stata un’altra diversa, la ‘ndrangheta, mai sotto tiro come in questo lasso di tempo, avrebbe fatto di tutto per far rallentare la pressione cui è sottoposta consegnando con una soffiata gli autori dell’attentato”.
“L’assoluta gravità nasce dal fatto delle circostanze che l’avv. Gatto era al tempo stesso il difensore del pm e dell’imputato in un procedimento estremamente delicato per un fatto gravissimo, e naturalmente era intollerabile tale confusione di ruoli, anche perché era prevista un’istruttoria dibattimentale molto contrastata. La relazione tra il collega Neri e l’avv. Gatto era divenuta di dominio pubblico con foto di entrambi sulle prime pagine dei giornali solo nell’ottobre 2009”.
– E invece – annota ancora l’avv. Gatto – era pubblica almeno dal 2004, da quando è iniziato il procedimento “Gioco d’azzardo” per il problema della cassetta che non si sentiva dove io ho assunto le difese del dott. Neri e dei funzionari e dei dirigenti della Dia di Messina, ampiamente pubblicizzato sia dalla stampa sia dai mass media con trasmissioni come “Chi l’ha visto” –
“L’assoluta rilevanza della causale e la gravità eccezionale della stessa si desume altresì dal narrato dell’avvocatessa Dieni. Costei non è un difensore alle prime armi, essendo nata nel 1960 e svolgendo intensamente l’attività di penalista da almeno 20 anni, non è un pivello alle prime armi suggestionabile, sicché il suo stato d’animo terrorizzato e il pronostico da lei fatto che radio carcere le avrebbe fatto mettere una bomba assume una colorazione sinistra e tenebrosa ed è indice dell’assoluta valenza della causale individuata. Inoltre non risulta che costei abbia capacità divinatorie, pertanto se era molto spaventata al punto di voler rinunciare al mandato, se ha presagito la bomba, se ha avuto il raro coraggio civile di confermare tutto al Procuratore della Repubblica di Catanzaro, vuol dire che conosceva uomini e metodologie. La paura nasceva dalla lunga esperienza nel settore penale e dalla conoscenza d’un mondo che ha regole rigide che non ammettono indulgenza o deviazioni, né patteggiamento o sospensioni condizionali della pena, che fonda il suo potere proprio sul metus intimidatorio figlio delle sanzioni includibili, che sono l’attentato dinamitardo e nei casi più gravi la morte. L’avvocatessa Dieni fu buona profeta, la bomba vi fu ed esplose in danno della Procura Generale, ed è comprensibile l’ottica della ‘ndrangheta nella scelta, per fortuna dell’avvocatessa Dieni, del diverso obiettivo. Intimidire e punire costei avrebbe avuto una valenza limitata a quel difensore e a quel processo. Il mio intervento inusuale non può essere risultato gradito agli imputati del processo Rende”.
La deposizione dell’avv. Giulia Dieni:
Il legale è stato sentito il 7.4.2010 dall’avv. Alberto Marrara in qualità di indagini difensive svolte in favore del dott. Francesco Neri.
Domanda: ha mai contattato la Procura della Repubblica di Reggio Calabria per esprimere delle doglianze in merito al procedimento penale denominato Rende che era in corso di svolgimento nell’anno 2009 e si è concluso nell’anno 2010 innanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria?
Avv. Giulia Dieni: No, nel corso della seconda udienza del processo Rende, alla fine di questa udienza abbiamo contattato assieme al collega Arena (l’altro difensore di parte civile), la dott.ssa. Squicciarini, perché nel corso di quell’udienza era emerso un elemento nuovo, le dichiarazioni di uno degli imputati, nella specie di Marino. Marino aveva detto in udienza di aver chiesto di essere ascoltato dal pm già nella fase tra il deposito della sentenza di primo grado e l’inizio del procedimento di appello. In queste dichiarazioni sostanzialmente veniva coinvolto col ruolo nuovamente di correo l’altro agente della Sicurtrasport che in occasione dell’omicidio Rende faceva parte della pattuglia di scorta al furgone portavalori. Questo fatto era un fatto nuovo che in qualche maniera ci ha chiaramente allarmato anche perché Marino ha detto “ho chiesto più volte di essere sentito e nessuno mi ha ascoltato”. Quindi abbiamo contattato la dott.ssa Squicciarini che ci ha aspettato perché l’udienza è finita nella tarda mattinata. Erano circa le 14 e siamo saliti, sempre insieme al collega Arena, presso l’ufficio della dott.ssa Squicciarini. Quando siamo arrivati la dott.ssa Squicciarini era già informata dell’andamento dell’udienza e di quello che era accaduto e ci ha anche detto che era stata informata, credo da un funzionario di polizia. Abbiamo parlato di questo fatto delle dichiarazioni del Marino e la dott.ssa Squicciarini ci ha, non dico tranquillizzato, ma messi al corrente che non aveva ritenuto opportuno ascoltare Marino perché non riteneva che quelle dichiarazioni fossero particolarmente importanti in quanto il Siclari era stato oggetto di indagini durante la fase di indagini preliminari e non si era arrivati a nulla, erano state messe sotto controllo le sue utenze e quant’altro per cui quest’elemento non era un elemento che poteva in qualche maniera influire sull’andamento del processo.
In quell’occasione venne fuori questo discorso, venne fuori un discorso legato al rapporto tra l’avv. Gatto e il dott. Neri. Io avvocato le dico queste cose perché essendo già stata sentita due volte in relazione a questi fatti dal procuratore Morrone e dall’ispettore Miller mi sono già state contestate alcune di queste circostanze e quindi per questo posso essere più chiara e forse anticipare qualche sua domanda. E’ venuto fuori appunto questa circostanza del legame d’amicizia e di rapporto professionale tra il dott. Neri e l’avv. Gatto e la dott.ssa Squicciarini ci ha espressamente chiesto di evidenziarle questa circostanza, nel senso di rivolgere un’istanza, insomma con un mezzo che potesse essere formale investire la sua persona o comunque la Procura della Repubblica impersonalmente dei sospetti che potevano esserci per via di questo rapporto. Abbiamo ovviamente risposto che era un fatto notorio, che lo sapevano tutti, e che ovviamente anche la Procura della Repubblica sapeva bene che tra l’avv. Gatto e il dott. Neri c’erano stati e ci sono dei rapporti professionali e rapporti d’amicizia, ma che questo francamente non era un discorso che influiva sul tema che eravamo andati a dibattere per cui in quella sede ci siamo salutati.
Domanda: Quindi lei personalmente non ha mai espresso delle doglianze in merito alla presenza dell’avv. Gatto e del dott. Neri all’interno del processo?
Avv. Giulia Dieni. No, no, assolutamente, non erano doglianze. E’ venuto fuori quest’argomento nel corso di quella discussione, ma non sicuramente sollecitato da noi difensori.
Domanda: Si è mai recata negli ultimi mesi del 2009 negli uffici della Procura Generale e più specificamente in quelli del dott. Di Landro per segnalargli la circostanza che era spaventata e manifestandogli la sua intenzione di rinunciare al mandato quale parte civile del processo Rende perché terrorizzata dalle reazioni che avrebbe avuto il carcere a seguito della sostituzione del dott. Neri con il dott. Scuderi in quel processo?
Avv. Giulia Dieni: Io mi sono recata dal procuratore generale, era già stato nominato il dott. Di Landro. Non posso rispondere sì o no alla sua domanda perché ovviamente mi sono recata ma le circostanze sono circostanze diverse, quelle che lei adesso mi ha evidenziato e domandato. Io ho ritenuto di dover parlare col procuratore generale non perché fossi terrorizzata o temessi qualcosa per la mia vita, io mi recai dal procuratore generale perché avevo appreso dal dott. Neri di essere sostanzialmente la causa della sua sostituzione nel processo Rende.
Il dott. Neri, che avevo incontrato quella mattina che poi mi recai dal procuratore generale, mi aveva riferito che il procuratore generale gli aveva detto di aver ricevuto una mia visita assieme alla moglie del povero Rende, visita che sostanzialmente era finalizzata a mettere a conoscenza il procuratore generale che qualora non vi fosse stata questa sostituzione noi avremmo provveduto a depositare un esposto, che avevamo già pronto, al Consiglio superiore della magistratura. Mi pare che questo fosse l’organo che mi è stato riferito. Siccome ovviamente io non avevo assolutamente né io, né la signora Rende, avevamo mai avanzato questo tipo di doglianze, né avevamo pronto alcun esposto nei confronti del dott. Neri, mi sono recata dal procuratore generale dicendo prima al dott. Neri che sarei andata dal procuratore generale per chiarire questa situazione.
Ed è vero che ho detto al procuratore generale che ero pronta a dismettere il mandato, ma questa frase è stata detta come è stata detta altra frase alla fine del colloquio, solo per fare capire al procuratore generale che francamente ero seccata, ero oltremodo contrariata, dal fatto di essere stata tirata in mezzo a una sostituzione, dove effettivamente io non avevo assolutamente alcun ruolo. Specifico meglio. Ripeto, io non avevo interessato il procuratore generale, non mi ero lamentata col procuratore generale, non avevo subito alcun tipo di minaccia o di pressione, per cui non vedo di che cosa potessi essere terrorizzata. Mi sono recata solo dal procuratore generale per chiarire la mia posizione. Il procuratore generale in quell’occasione mi disse che c’era stato evidentemente un fraintendimento, che lui non aveva mai detto al dott. Neri che aveva ricevuto la mia visita assieme a quella della signora, ma che aveva semplicemente invitato il dott. Neri, o meglio, nemmeno invitato, aveva consigliato al dott. Neri di astenersi da quel processo per via del rapporto che lo legava all’avv. Gatto. E’ vero che alla fine di questa discussione io, uscendo dalla stanza del procuratore generale, dopo che lui mi aveva detto “no avvocato, non è il caso che lei dismetta il mandato, perché in questa maniera la daremmo vinta”, ma io credo che si riferisse agli imputati. Quando mi ha detto questa frase uscendo dalla sua stanza, dissi utilizzando una frase dialettale che se vuole gliela dico così come l’ho detta “non vorrei, senza mi ndi mangiu e mi ndi mbivu, che mi saltasse la terza macchina”. Probabilmente io ho utilizzato una locuzione, una frase infelice, ma il significato, e l’ho già chiarito, quella locuzione è stata utilizzata non perché io temessi qualcosa e comunque non ho mai detto che mi aspettavo una bomba dal carcere. Intanto io ho utilizzato “saltasse” invece io ho avuto due incendi di danneggiamenti, che hanno riguardato le mie autovetture. E’ stata una locuzione probabilmente dialettale, e quindi che non risponde poi alla reale verificazione degli eventi. Non avrei potuto dire che mi arrivava la terza bomba dal carcere, perché so, e sa anche la magistratura, purtroppo non si è potuto andare oltre in quei processi, che i fatti, i danneggiamenti che hanno riguardato le mie autovetture non erano dovuti a fatti strettamente professionali. Quindi a me le macchine non me le ha fatte saltare il carcere, non avrei potuto dire che mi faceva saltare la terza. Io non so francamente il procuratore generale se questa frase l’ha colta nella sua vera essenza, ma in ogni caso non era una cosa che veniva detta, era semplicemente per ribadire che avevo lamentato dal primo momento, cioè il fatto, che quella frase dialettale, se poi le diamo il senso la dice lunga, senza avere responsabilità e senza essere interessata a questa cosa mi avete coinvolto e quindi non vorrei che questo poi mi esponesse a eventuali ripercussioni, ma non era indirizzata ad alcuno.
Domanda: ha mai avuto dubbi sull’operato del dott. Neri?
Avv. Giulia Dieni: non ho mai avuto nessun dubbio sull’operato del dott. Neri con cui ho avuto sempre un rapporto franco e di onestà così come i rapporti con altri magistrati e così come altri tanti colleghi hanno sempre avuto col dott. Neri.
Domanda: l’avv. Gatto l’ha mai “aspramente redarguita” affermando che la sua segnalazione alla Procura della Repubblica aveva portato alla sostituzione del dott. Neri col dott. Scuderi?
Avv. Giulia Dieni: No. Allora, chiariamo un punto. Io che il dott. Neri fosse stato sostituito col dott. Scuderi l’ho appreso il giorno dell’udienza, quando ho visto il dott. Scuderi in udienza, perché neanche al colloquio col procuratore generale mi è stato detto che il dott. Neri era stato sostituito col dott. Scuderi. Io ho saputo dal dott. Neri che non sarebbe stato lui a sostenere l’accusa nel processo Rende, ma non lo sapevo ancora, né quando ho avuto occasione di incontrare l’avv. Gatto, né quando ho parlato con il procuratore generale, che la sostituzione era avvenuta con l’avvocato generale dott. Scuderi.
E’ vero che ho incontrato l’avv. Gatto, ed è vero che l’avv. Gatto, ora non rammento quanti giorni prima, o comunque qualche giorno prima rispetto a quando poi il dott. Neri mi disse che non era più il titolare di quel processo, ho incontrato l’avv. Gatto su un piazzale del Cedir e l’avv. Gatto mi ha sostanzialmente fatto una battuta dicendomi “quando ci sei tu, ci sono sempre problemi”, oppure non ricordo “quando ho a che fare con te, ci sono sempre problemi”. Siccome per me è noto il carattere dell’avv. Gatto, che tra le altre cose ha fatto pratica presso il mio studio, quindi con l’avv. Gatto voglio dire abbiamo un rapporto di amicizia da circa 20 anni. Quindi non credo che l’avv. Gatto potesse in alcuna maniera né redarguirmi né minacciarmi. Però conosco il suo carattere, ogni tanto ha queste battute, voglio dire, che sul momento non riesci neanche a capire a cosa si stia riferendo e a quale scopo mirino, e quella mattina non ho capito perché lui mi dicesse, anzi ho chiesto “Perché Lorenzo? Che è successo? Dimmi” .. “Poi ti dico, poi ti dico” e l’incontro è finito lì. Quando poi il dott. Neri mi disse che praticamente non era più lui il titolare, allora ho contestualizzato quella battuta dell’avv. Gatto ma l’avv. Gatto non mi disse mai hanno sostituito il dott. Neri per colpa tua, o è stato sostituito il dott. Neri. Ecco, assolutamente non mi disse mai niente, la frase è stata solo quella. L’ho contestualizzata io e potrei anche aver sbagliato, ma può darsi pure che l’avv. Gatto me l’abbia detta per altro motivo, però io in quel momento l’ho collegata a questo accadimento. Ma non perché l’avv. Gatto mi abbia in alcuna maniera né minacciato né redarguito.
Domanda: quindi non corrisponde al vero che l’avv. Gatto l’abbia mai rimproverata o volendo utilizzare un termine forte “minacciata”?
Avv. Giulia Dieni: assolutamente no.
Domanda: Nel colloquio che lei ebbe col procuratore generale, quest’ultimo affermò di non poter tollerare una sua rinuncia al mandato difensivo, in quanto diversamente sarebbe stato costretto ad affrontare il problema della condotta disciplinare del dott. Neri in sede Csm?
Avv. Giulia Dieni: No, io non ricordo che il procuratore generale mi disse che avrebbe avuto… Ripeto, come le ho già detto, io ho anche detto nel corso di questa discussione, se la mia presenza può essere un problema io posso anche dismettere il mandato. E’ vero che il procuratore generale mi ha suggerito di continuare la mia attività, mi pare che mi abbia detto “Lei è un avvocato di esperienza, quindi non sarebbe professionale, non sarebbe opportuno, non c’è motivo per rinunciare al mandato” però francamente che mi abbia detto che una mia eventuale rinuncia al mandato avrebbe comportato la necessità per lui quale procuratore generale di non so evidenziare evidentemente a loro organo di controllo il comportamento del dott. Neri, francamente non è una frase che mi è stata detta e che mi è stata riferita. E’ vero che si è parlato del mandato e della rinuncia ma assolutamente solo di questo e non di altro.
Domanda: quindi lei si è mai sentita minacciata nel corso del procedimento Rende, intimidita dagli imputati o da soggetti loro solidali?
Avv. Giulia Dieni: no, ho anche detto a chi mi ha sentito prima di lei avvocato, assumere questa parte civile è stato un fatto legato a un rapporto di amicizia e di conoscenza nei confronti della vittima da periodi diciamo proprio dell’infanzia. Io comunque ho continuato a svolgere attività di difensore, ho continuato ad andare alle carceri, ho continuato a chiamare i miei assistiti, avere colloqui con i miei assistiti presso le carceri, e nessuno mi ha mai in alcuna maniera evidenziato una problematica, o comunque una problematica legata al fatto che io avessi assunto questo tipo di difesa.
Le considerazione dell’avv. Lorenzo Gatto
“Questa spiegazione – afferma il legale al termine della lunga lettura sia della relazione del dott. Di Landro che della deposizione dell’avv. Dieni – è stata quella utilizzata all’indomani dell’attentato alla Procura Generale, per dire che l’attentato alla Procura generale era stato fatto da qualcuno molto probabilmente a questo punto sodale con gli imputati del processo Rende, in quanto era stato sostituito il dott. Neri nel procedimento che vedeva tra i tanti difensori, assieme all’avv. Managò, anche la mia figura. Ed è anche alla base del trasferimento del dott. Neri, perché tra le tante cose si dice anche che questo ha creato grave nocumento, per le notizie che sono state date dalla stampa a livello nazionale nei confronti del dott. Neri».
«Io e Neri siamo finiti in un tritacarne»
«Il problema che io pongo è che noi siamo andati a finire in un tritacarne, io e il dott. Neri, ci sono state famiglie che sono state rovinate per l’atteggiamento da parte di chi doveva, prima di fare determinate accuse, verificare tutto. Intanto non è vero che il dott. Di Landro non fosse a conoscenza che io fossi l’avvocato del dott. Neri, primo perché io ho rappresentato il dott. Neri, e prima ancora suo padre il dott. Guido Neri, in determinati procedimenti. Io sono il difensore di tanti altri magistrati. Sono il difensore dei sottufficiali della Dia di Messina che sono stati denunciati da parte di ex imputati del processo “gioco d’azzardo” per la falsità, loro reputano, di una cassetta, e in quell’occasione sono il difensore anche del dott. Neri. E ciò era stato evidenziato abbondantemente da tutti i mass media, era una notizia che già circolava dal 2005».
E ancora: «Alla prima udienza del 23 settembre del 2009 è intervenuto il dott. Di Landro, e mi vide in udienza. In quell’occasione c’è il verbale d’udienza, il Pg si riporta alle opposizioni della parte civile, e chiede il rigetto delle richieste già avanzate dalla difesa degli imputati e in ogni caso chiede il rinvio del dibattimento per consentire al dott. Franco Neri titolare del processo di interloquire».
Sul “nuovo corso” della Procura Generale: «Di Landro era già dentro, la Procura Generale non “gestisce” i processi»
«Chi ha avanzato queste ipotesi di reato lo ha fatto perché c’erano delle fonti confidenziali che il 6 gennaio 2010 affermavano che ad avere compiuto l’attentato fossero stati esponenti della cosca Serraino. Ci si è catapultati su questa pista, e non so a questo punto perché ci si è catapultati solo su questa pista. Si è detto per il nuovo corso della Procura Generale. Intanto il nuovo corso è rappresentato dal dott. Di Landro, a cui va il mio rispetto per le funzioni che esercita e per quello che rappresenta, però il dott. Di Landro è stato avvocato generale in quella Procura. Il procuratore generale è più un “amministratore delle carte” della Procura Generale. E’ il capo dell’Ufficio ma è quello che amministra, ma chi poi gestisce effettivamente la Procura Generale è l’avvocato generale. Se il Procuratore Generale parla di nuovo corso non posso che prenderne atto, ma questo nuovo corso inizia con qualcosa che era già dentro. Poi si disse che il nuovo corso era dettato dal fatto che non si accettavano più i patteggiamenti in Corte d’Appello. Ma non si tratta di un provvedimento della Procura Generale della Corte d’Appello di Reggio Calabria, è molto più semplicemente un provvedimento legislativo del 2008. Si disse ancora che sono stati “gestiti” processi importanti ma la Procura Generale non “gestisce” processi importanti, riceve le sentenze di primo grado, e sulle discussioni e alcune volte sugli appelli del procuratore della Repubblica, sostiene l’accusa davanti alla Corte d’Appello. Non svolge attività d’indagine, salvo i rari casi di avocazione; io non ho mai visto un procedimento che è stato avocato se non dal dott. Neri da altri sostituti procuratori generali. Quindi francamente questo nuovo corso rispetto a quello di quel galantuomo che è stato il dott. Marletta, e prima ancora di altri, francamente io da operatore della giustizia non l’ho visto».
La stima nei confronti dei magistrati della Procura della Repubblica: «Lì ho visto il nuovo corso»
«Ho visto semmai il nuovo corso della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, posso capire che ci sono delle minacce. So che c’è il procuratore Giuseppe Lombardo, che è un coraggioso procuratore; so che c’è parimenti il procuratore Giovanni Musarò, il dott. Di Bernardo, il dott. Colamonici, il dott. Andrigo che è andato fuori, il dott. Gratteri che si batte e si è sempre battuto in maniera forte; guidati da un procuratore della Repubblica, il dott. Pignatone, che fino al momento ha retto in maniera forte l’ufficio. Questi sono i soggetti istituzionali a cui si possono rivolgere gli attentati da parte della criminalità organizzata. Francamente non mi è parso mai che un procuratore generale possa essere nel mirino, perché fondamentalmente il procuratore generale non influisce sui processi. I giudicanti possono intervenire, non altri».
Il vero movente degli attentati
«Si disse ancora che quella era l’unica causale, oggi ci sono due pentiti, sono state emesse delle ordinanze di custodia cautelare. Questi pentiti affermano di avere fatto loro gli attentati per motivi ben precisi. Dicono che era qualcosa indirizzato personalmente, e non all’istituto, come sempre affermato dal dott. Di Landro. Attentati indirizzati personalmente nei confronti di alcuni soggetti, giudici. Perché gli attentatori hanno avuto la porta sbarrata, dice la Procura di Catanzaro, e perché questi soggetti non hanno risposto alle richieste di aiuto e di soccorso che venivano formulate da parte di questi soggetti».
«Su questa vicenda venga fatta piena luce»
«Ho letto l’ordinanza dell’ottimo gip di Catanzaro, e mi sono recato a Catanzaro per chiedere che su questa vicenda venga fatta piena luce, non vi possono essere zone d’ombra in questa vicenda. Se c’è qualcuno che ha sbagliato, qualcuno deve pagare. E su questo insisto, perché fino al momento sono state distrutte professionalità forti, valide, quali quelle di un galantuomo come il dott. Neri (il quale fa sapere il legale sta bene dov’è e non vuole più tornare a Reggio), tralasciando l’avv. Gatto».
L’ipotesi Gatto
Per ultimo, dato che sull’attentato come abbiamo visto sono state formulate diverse ipotesi, stavolta è l’avv. Gatto ad avanzarne una, ma con l’avvertenza che si tratta di una sua personalisissima opinione. Un’ipotesi che, se fosse anche solo verosimile, meriterebbe forse un supplemento d’indagine sulla storia appena archiviata degli attentati alla magistratura: «Non vorrei che qualcuno, conoscendo la direzione degli attentati, avesse lavorato in maniera tale da far spostare l’attenzione da determinati soggetti ad altri soggetti».